Cultura ed eventi

Magazzino 18 – Simone Cristicchi (2013)

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Le date significative del calendario si ripresentano puntuali ogni anno (eccetto la Pasqua). Così è anche per il 10 febbraio, che la Storia, e soprattutto una legge del 2004, hanno trasformato in un giorno in cui commemorare le lacrime sgorgate dal cuore di coloro che, a partire dal 1947 (ma anche per diversi anni in seguito) furono costretti dalla vittoriosa Jugoslavia del Maresciallo Tito a dover abbandonare le proprie cittadine natali, rifugiandosi in una neo-nata Repubblica Italiana che spesso li accolse in modo tutt’altro che umano e dignitoso.

Per lunghissimi anni le storie degli esuli rimasero sepolte e confinate in un silenzio inquieto, dato che si trattava di un tema scomodo da trattare, soprattutto per una certa parte della nostra classe politica. Ancor oggi, come hanno dimostrato molte manifestazioni in questo febbraio 2018, il tema suscita roventi polemiche, causate dalle strumentalizzazioni e distorsioni che ad esso vengono applicate.

Nel tentativo di difendere la verità dei fatti, proteggendola da ricostruzioni di parte, e soprattutto di liberarla dall’oblio forzato ci pensò, nel 2013, il celebre “cantattore”romano Simone Cristicchi, autore – insieme a Jan Bernas – e interprete – diretto dalla regia di Antonio Calenda – dello spettacolo teatrale "Magazzino 18".

Il titolo di quest’opera (grandissimo esempio di “teatro musical-civile”) è semplice: il Magazzino 18 è un fabbricato del Porto Vecchio di Trieste, e dai freddi giorni dell’inverno del 1947 ospita, in una dimensione temporale sospesa, tutti gli oggetti quotidiani di chi fu costretto a fuggire da Istria e Dalmazia. Nello spettacolo Cristicchi veste i panni di Duilio Persichetti, un simpatico e svagato archivista che il Ministero dell’Interno invia “in missione” nella lontana e ventosa Trieste.

Persichetti, ligio al dovere, obbedisce, e si ritrova a doversi cimentare nell’inventariare immani quantità di sedie, tavoli, mobili, meticolosamente impacchettati e numerati nella speranza che un giorno potessero ricongiungersi a chi li aveva posseduti.

Dalla catalogazione sistematica di Persichetti affiorano vite di individui e famiglie, in molti casi dal sapore tragico perché la sorte le intrecciò a gravissimi episodi come la carneficina che si consumò nel pomeriggio del 18 agosto 1946 sulla spiaggia di Vergarolla (nei pressi di Pola), una strage che – com’è usuale copione – ancor oggi è vergognosamente priva di mandanti ed esecutori.

Tante altre le storie che affiorano dal racconto di Cristicchi, tutt’altro che secondarie: chi si impiccò perché il dolore per lo sradicamento dalla propria terra era insostenibile; chi morì di freddo, nonostante la tenerissima età, durante la detenzione nei campi profughi allestiti nel resto della Penisola italiana; chi riuscì a fuggire in modo rocambolesco; chi scelse coraggiosamente di restare a vivere in una realtà divenutagli estranea e, non meno significativo, chi compì un esodo al contrario, andando a vivere nel paradiso socialista” ma pentendosi della scelta fatta dopo aver conosciuto sulla propria pelle la realtà dei fatti (non dimentichiamoci del campo di concentramento di Goli Otok).

Al cantautore romano bisogna anche riconoscere il prezioso merito di non raccontare una storia a senso unico: non si tira indietro nel narrareil vergognoso capitolo dei campi di prigionia che gli italiani, gli italiani brava gente, non si fecero scrupolo ad allestire nella Slovenia occupata del biennio 1941-1943, culmine di un’epoca in cui i nazionalismi davano particolare prova di ottusità ed intolleranza, nel nome di una politica di uniformazione linguistica, etnica e culturale.

In sintesi è doveroso sottolineare come lo spettacolo, anzi, il teatro musical-civile” di Cristicchi e Bernas, si ponga come un tentativo assai riuscito di provare a risarcire il più possibile gli esuli per quella Storia (e quelle storie) che sono state loro strappate più di settant’anni fa e che ancor oggi chiedono una piena ed incontestabile giustizia.

 

Massimo Bonomo – Onda Musicale

— Onda Musicale

Tags: Simone Cristicchi
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