Cultura ed eventi

“Il Re di Bangkok”, di Sopranzetti, Fabbri, Natalucci

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«A tutte le vittime di violenza politica, quelle che continuano a vivere portandone i segni addosso e quelle che hanno pagato il prezzo più alto.»

Il Re di Bangkok racconta la storia della Thailandia contemporanea attraverso la vita di Nok, un vecchio ambulante cieco che vuole andarsene dalla città. Seguendolo per le vie della megalopoli thailandese e lungo i sentieri della sua memoria, il fumetto ricostruisce un viaggio tra le baraccopoli dei lavoratori migranti, i campi di riso dell'Isaan, i villaggi turistici di Kho Phangan, e le rivolte popolari tra i grattacieli della capitale.

Basato su più di dieci anni di ricerca antropologica, Il Re di Bangkok parla di migrazioni e famiglie lontane, del progresso che consuma il Paese e di come le onde della storia sollevano, travolgono, o inghiottono le persone comuni.

La storia narrata è liberamente tratta da fatti realmente accaduti. Le basi di questo racconto sono centinaia di ore di interviste e anni di ricerca sul campo, filtrati attraverso tre paia di occhi e di mani. I personaggi sono il prodotto di una finzione narrativa. Ogni dettaglio delle loro storie è reale, ma nessuno di loro corrisponde nella sua totalità a una persona realmente esistita.

Il contesto in cui si muovono i protagonisti riassume gli eventi più significativi della storia thailandese degli ultimi cinquant'anni, senza voler essere un compendio esaustivo. Alcuni eventi sono stati omessi e altri condensati per rendere la narrazione più fluida. La ricostruzione di luoghi, vestiti, architetture e materiali grafici è invece fortemente realistica.

Nel corso di una residenza in Thailandia nel 2015, gli autori hanno creato un archivio fotografico e cinematografico composto da più di 5.000 voci con materiali provenienti dalla Biblioteca nazionale di Bangkok, l'Archivio nazionale di cinema thailandese e alcune collezioni private di storici locali.

«Mio padre, l'uomo che si è sempre preso cura di me, non c'è più. Vedo la sofferenza di Gai, ma è come se fosse sott'acqua, attutita e distante. Non sento niente. Provo a ripetermi che ho fatto esattamente quello che dovevo: lavorare e mandare soldi. Ma ogni centesimo mi ha reso più distante, mi ha fatto cadere più a fondo. Il monaco aveva detto che tutto cambia, che niente rimane uguale per sempre, ma questa gabbia che mi sono costruito attorno sembra estendersi all'infinito. Gai continua a chiamarmi, vuole che torni da lei e da nostro figlio. Io vorrei soltanto scomparire, sciogliermi nel cemento che gettavo ogni giorno credendo di dare loro una vita migliore mentre costruivo solo muri più alti.»

 

(mp)

 

 

 

— Onda Musicale

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