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Quando la Superba si fa poesia: “Genova sinfonia della città” di Emanuele Luzzati (2005) [prima parte]

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Emanuele Luzzati, Genova, Marco Polo, Le città invisibili. Un interlocutore del nostro discorso che gli presti fede in modo abbastanza distratto non troverà un nesso tra questi quattro elementi or ora presentati. Ma il nesso, contrariamente alle apparenze, è molto più forte di quel che si possa sospettare.

Procediamo con ordine. Emanuele Luzzati nasce a Genova nel 1921 e vi termina i suoi giorni nel 2007. La città mediterranea costituisce il punto di partenza e di approdo di una carriera di respiro nazionale e internazionale che lo ha visto muovere i suoi primi passi nella Losanna degli anni ‘40, quando le Leggi Razziali del 1938 gli avevano fatto capire che vivere in Italia sarebbe stato assai difficile.

Durante l’arco di un sessantennio la creatività di Lele – così Luzzati era conosciuto dagli amici – ha plasmato la sua fantasia sconfinata dandole inizialmente la forma e l’aspetto di scenografie teatrali. Così si espresse la sua personalità durante il periodo svizzero, quando il suo allestimento scenico della pantomima ebraica “Salomone e la Regina di Saba” – chiaramente influenzato da Marc Chagall e Vassijly Kandinskij – si dimostrò la perfetta controparte del testo scritto da Alessandro Fersen e Aldo Trionfo, suoi cari amici. I quaderni con lo svolgimento della storia e i relativi disegni sono stati esposti in una recente mostra tenutasi presso il Palazzo Ducale di Genova. La cultura ebraica, alla quale apparteneva lo stesso Luzzati – così come Fersen e Trionfo – sarà un tema costante della produzione grafico-pittorica del maestro genovese.

Il rapporto di Luzzati con il teatro, sia colto che popolare, non si è limitato alle pur superbe scenografie, ma ha interessato anche le maschere e i costumi degli attori. Tra le opere interpretate e rilette secondo il suo stile possiamo citare “La Mandragola” di Machiavelli (allestita presso il Teatro Stabile di Genova nel 1948) e “Le allegri Comari di Windsor” (allestita presso il Teatro dei Parchi di Nervi nel 1949). Per quanto riguarda l’opera, altro suo campo di azione, uno dei primi allestimenti di rilievo fu nel 1952 per il “Mefistofele” di Arrigo Boito. Altre celebri opere di cui curò l’allestimento furono Il “Flauto Magico” di Mozart (2002), il “Campiello” di Goldoni e lo “Schiaccianoci” di Čaijkovskij.

Nel campo dell’illustrazione ha dato nuova linfa vitale a celeberrime opere della letteratura come le “Fiabe del focolare” dei fratelli Grimm (volume edito prima da Olivetti e in seguito da Nuages), il “Candido” di Voltaire, “Pinocchio, “Alice nel paese delle meraviglie”, “Decameron”, “Peter Pan”, “Il Milione”.

Quest’ultima opera, corredata da superbe illustrazioni che confermano lo stile dell’artista – un inconfondibile miscuglio di tecniche pittoriche (collage, pastelli, penne, pennarelli, tempere e altro) che si intrecciano nel dare vita a personaggi in cui la felicità dell’esistenza è racchiusa nella loro espressione gioiosa – si collega a uno dei più celebri romanzi di Italo Calvino. Nel 1972 diede alle stampe Le Città Invisibili”, romanzo dalla struttura tutt’altro che semplice. I protagonisti, Marco Polo e Kubilai Khan, sono impegnati in un serrato dialogo in cui il mercante veneziano dà eccellente prova della sua capacità di raccontare città che non sono reali nel senso comune del termine, ma che sono un raffinatissimo frutto della preziosa arte della parola e della fertilità della mente e dello spirito umani.

Il Marco Polo Luzzatiano è stato una figura assai amata dal suo autore. Nel 2005, poco prima della scomparsa, ha voluto tirare le somme di una prolifica e lunghissima carriera omaggiando sia Marco Polo che quella magnifica Genova che tanto nutrimento ha dato ai suoi sogni e alla sua persona di uomo e artista.

“Genova sinfonia della città” è l’ultimo cortometraggio di Luzzati, a chiusura di una sequenza di capolavori iniziata a fine anni Cinquanta grazie alla collaborazione con Giulio Gianini (+ 2009) e che, tra le varie opere, aveva prodotto gioielli del calibro de “La Gazza Ladra” (1964), “L’Italiana in Algeri” (1968, ispirata all’omonima opera di Rossini), “Pulcinella” (1973) e L’Augellin Belverde”(1975).

La storia raccontata dal film è questa: Genova è una città straordinaria oltre ogni limite immaginabile. Marco Polo non ha dubbi sul fatto che la sua descrizione, così ardua da mettere a dura prova anche il narratore più scafato, sarà di sicuro impatto sulla curiosità inestinguibile del Gran Khan.

Pertanto egli inizia di buona lena a narrare della Superba partendo dalla sua cerchia di mura (ovviamente connotata con delle bandiere di San Giorgio che sventolano su torri collegate a mura che si inerpicano sulle colline circostanti l’abitato).

Genova viene presentata come un ricamo di luci che tentano di sopraffare una notte tinta di un blu avvolgente, più cupo del mare. L’oscurità è squarciata dal fascio di luce della Lanterna.

Gengis Khan risponde a Marco Polo con un commento abbastanza affastellato di personaggi, ma la cosa non soddisfa il mercante veneziano che decide quindi di estrarre un uovo magico dalla propria giubba. Tale uovo ci condurrà lungo gli scorci e i personaggi che animano la città. Il suo tocco apre di scatto le imposte di palazzi, ci mostra i suoi abitanti.

Per vedere meglio Genova lo faremo nella prossima puntata! Non mancate!

 

   Massimo Bonomo – Onda Musicale

— Onda Musicale

Tags: Genova
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