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Un tragicomico tuffo nel passato: il Quattrocento di “Non ci resta che piangere” (1984) – [Seconda Parte]

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Improvviso giunge l’arresto di Vitellozzo. Mario e Saverio si muovono per cercare di liberarlo, decidendo di scrivere al Savonarola una lettera, sgangherata e strepitosa tanto quanto quella che intendono omaggiare, magistralmente scritta da Totò e Peppino.

Nel frattempo sorge qualche motivo di attrito tra i due amici, dal momento che Saverio si trova spesso da solo a mandare avanti la macelleria, dato che Mario è sempre più coinvolto dal corteggiamento di Pia. A spezzare questo andamento narrativo interviene la scelta di Saverio di partire per la Spagna: lui, pensando sempre alla sofferenza di Gabriella, decide di intervenire per cambiare il corso della Storia. Se arriverà in tempo a destinazione, riuscirà a fermare Cristoforo Colombo prima che scopra l’America, quindi impedendo che un giorno la sorella conosca quel ragazzo che nella loro epoca la fa soffrire.

Durante il viaggio maestro e bidello si imbattono in una bellissima quanto pericolosa amazzone, una certa Astriaha, che scaglia loro una freccia sul carro. Non sanno che lei si occupa di impedire a qualsiasi straniero di raggiungere proprio la Spagna, affinché Colombo possa salpare senza imprevisti. L’incontro con Astriaha non finisce lì, dal momento che avrà un esito imprevisto.

Durante il tragitto verso la Spagna, mentre stanno transitando lungo le pianure francesi, Mario e Saverio notano che in riva ad un lago c’è un uomo intento a condurre esperimenti sull’acqua, dato che sta testando il modellino di un’imbarcazione. Barba e capelli lunghi, incanutiti dal tempo. In un batter d’occhio si rendono conto che quel signore altri non è che Leonardo Da Vinci!

Attaccano bottone con lui: il dialogo che nasce con il grande studioso è alquanto surreale e impacciato, dal momento che gli propongono di realizzare tecnologie della modernità che per loro due sono ovvie – pur non sapendo nemmeno vagamente come funzionano (il termometro, l’elettricità, il semaforo e il treno) – ma che per Leonardo sono quasi incomprensibili: difatti da questo improbabile e geniale scambio di battute il Genio toscano non ne esce benissimo, sembrando addirittura un po’ rimbambito. Vedendo che non riesce ad afferrare i concetti, rinunciano ad ogni spiegazione, ripiegando però sulle regole del celeberrimo gioco di carte della Scopa.

Fallito il tentativo di insegnare a Leonardo le tecnologie della modernità, Mario e Saverio riprendono il loro cammino per tentare di fermare Colombo.Giunti in una taverna, si imbattono nuovamente in Astriaha. Temono che lei li voglia eliminare una volta per tutte, ma dalle poche parole che si scambiano i due intuiscono che Colombo molto probabilmente è già salpato per quel viaggio che passerà alla Storia. Febbrilmente cercano di raggiungere il mare, ma quando mettono piede sulla spiaggia l’unica cosa che vedono è l’orizzonte blu delle onde. Non c’è più nulla da fare. Il genovese è già in viaggio.

Rassegnati ad accettare il fatto che Gabriella un giorno conoscerà quel militare americano che la farà soffrire, Mario e Saverio decidono che l’unica cosa da fare è tornare in Italia. Ad un certo punto, nei pressi di quelle colline a loro familiari, i due vedono degli sbuffi di vapore far capolino da dietro una di esse. Si illuminano di gioia, dal momento che credono che le tragicomiche avventure quattrocentesche si siano finalmente concluse. Purtroppo l’illusione viene presto smentita, dato che alla guida di quel treno che sta arrivando c’è Leonardo, soddisfatto di essere riuscito a mettere a punto l’invenzione suggeritagli. Con questo finale sospeso si comprende chiaramente che i due amici non sono più riusciti a far ritorno alla loro epoca.

 

  Massimo Bonomo – Onda Musicale

 

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