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Rubare ai ricchi per dare ai poveri: il Robin Hood di Casa Disney (1973) [Seconda Parte]

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Riprendiamo da dove eravamo rimasti… Saetta, volendo dimostrare agli amici che è impavido, si introduce al suo interno, recuperando la freccia scoccata.

Il castello è quello di Lady Marian, nipote del Re. Giovane dama cortese, dai modi dolci e delicati (non a caso è una volpe femmina), da ragazza ha vissuto un grande amore con Robin, esperienza che la fa ancora sospirare. Lady Marian si accompagna con una dama di mezza età, la corpulenta Lady Cocca (nome perfetto, essendo una gallina).

Nel frattempo Fra Tuck – personificato da un tasso – raggiunge Robin Hood e Little John tra le fronde di Sherwood: gli preme comunicare loro che Re Giovanni ha indetto ufficialmente una gara di tiro con l’arco, concedendo come premio al vincitore che possa ricevere il prezioso bacio di Lady Marian. A Robin non sembra vero poter avere a portata di mano un’occasione così ghiotta: è finalmente arrivato quel momento che desiderava da tempo!

Dato che sono ufficialmente dei ricercati, Robin Hood e Little John si presentano alla gara abilmente camuffati: Robin interpreta “Gambe a Spillo”, una cicogna svagata e strampalata, mentre Little John veste i panni di Sir Reginald Whisky, un nobile dal carattere estroverso, socievole e un po’ invadente. Due veri attori nati! Gambe a Spillo realizza una sequenza di tiri che sono uno meglio dell’altro, ma desta qualche sospetto tra gli ospiti della tribuna d’onore, soprattutto in Sir Biss – fidatissimo consigliere del Re, impersonato da un esile serpente.

Prima che possa smascherare Robin, viene bloccato da Fra Tuck e Cantagallo, che lo legano e imprigionano in una botte piena di birra da cui uscirà parecchio ubriaco. L’abilissimo arciere viene smascherato comunque: Re Giovanni ne straccia il costume, dimostrando che si tratta di Robin Hood. I tentativi di difenderlo, anche quelli di Lady Marian, si rivelano inutili. Robin riesce ad evitare le patrie galere grazie ad un’abilissima fuga.

Non tutto va per il verso sbagliato: la vittoria di Robin al torneo e la sua conseguente fuga rocambolesca si trasformano ben presto in una festa nel bosco. Il momento è memorabile per due motivi: I nostri eroi e tutti i loro compaesani si danno a balli sfrenati cantando una canzone che con molta raffinatezza sfotte Giovanni, dipinto in maniera impietosa e apostrofato come “Re fasullo d’Inghilterra”, per le cui malefatte un giorno gli verrà presentato il conto; l’euforia sfuma pian piano verso un momento di romantica intimità, quando Robin Hood può finalmente prendere la mano della sua amata Lady Marian e guardarla dolcemente negli occhi.

Giovanni, evidentemente informato della parodia a lui rivolta, non la prende bene: dopo aver scatenato un’ondata di arresti, Nottingham si ritrova pressoché deserta. Non c’è persona che non sia in ceppi in celle anguste e tetre. Dietro le sbarre ci finisce anche il mite Fra Tuck, dato che ha reagito all’ennesimo sopruso dello Sceriffo, capitato in chiesa per prelevare le poche monete della cassetta delle offerte. Il religioso rischia di essere impiccato per aver opposto resistenza all’autorità.

Robin Hood e Little John ancora una volta decidono di agire per risolvere la situazione. Bisogna salvare i concittadini in prigione nel castello di Re Giovanni. In questa circostanza mettono in atto un piano davvero geniale: per potersi muovere liberamente nel castello devono intervenire sulle guardie che – in teoria – dovrebbero difenderlo. Si tratta di Crucco e Tonto, due soldati – dall’aspetto di avvoltoi – davvero rincoglioniti. Dopo averli neutralizzati, e aver messo fuori combattimento lo Sceriffo, i due eroi mettono in piedi un efficientissimo sistema per prelevare i soldi che col tempo sono stati rubati ed estorti alla povera gente: scagliando una freccia a cui è legata una corda, creano una sorta di funivia a cui legano i sacchetti delle monete, che fanno scivolare delicatamente dalla camera dove dormono Giovanni e Sir Biss. Sfortunatamente il serpente si sveglia, dando l’allarme.

I prigionieri riescono quasi tutti a fuggire, tranne il fratellino più piccolo di Saetta, rimasto indietro. Robin non può assolutamente abbandonarlo. Riesce finalmente a metterlo in salvo, ma la fuga gli è impedita dallo Sceriffo, riuscito a liberarsi. Per ostacolarlo egli dà fuoco al castello: Robin sembra in trappola, sembra che non ci sia più nulla da fare. In un estremo tentativo si lancia dal mastio della fortezza, tuffandosi nel fossato sottostante. Gli arcieri lo tempestano di frecce, sperando di vincerne la resistenza. Dopo qualche minuto dall’acqua ne riemerge il cappello. Tutto sembra finito…

In un colpo di scena, Robin riesce a riemergere dal fossato, sano e salvo. È riuscito a fare fesso chi lo voleva morto!

Il castello nel frattempo è divorato da fiamme immense: Re Giovanni se ne accorge, ma non potendo fare nulla cede alla rabbia e alla disperazione. La storia finalmente volge al bel tempo: Riccardo, finalmente tornato sull’isola, completa l’opera mettendo il fratello e i suoi ministri ai lavori forzati. Robin, dal canto suo, può finalmente convolare a nozze con l’amore della sua vita. In un tripudio di campane e chicchi di riso, la coppia si allontana dalla cittadina a bordo di una sontuosa carrozza. Viva gli sposi! Viva Re Riccardo!

 

   Massimo Bonomo – Onda Musicale 

 

— Onda Musicale

Tags: Robin Hood
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