Musica

Stagione concerti 2017 – Oxalys

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Fondato nel 1993 da un gruppo di studenti del Conservatorio di Bruxelles, Oxalys è oggi una delle formazioni da camera di riferimento nel panorama musicale internazionale.

Ensemble a geometria variabile – strutturato attorno al quintetto d'archi, flauto, clarinetto e arpa – accoglie anche altri artisti per la realizzazione di progetti particolari e repertori più ampi. Il pubblico delle sale del Concertgebouw di Amsterdam, del Kennedy Center di New York, della Filarmonica di San Pietroburgo hanno subito decretato un successo solido alle proposte artistiche presentate dall'Oxalys, capaci di rispondere alle più varie richieste degli organizzatori.

Oxalys, infatti, riunisce interpreti disposti a condividere nuove avventure musicali, aperte a linguaggi molteplici. L'Ensemble è ospite di alcuni fra i più celebri Festival Europei, ma si esibisce spesso anche in America, negli Emirati Arabi, in Cina e Giappone. Ricca è la loro discografia che comprende opere di Mozart, dell'impressionismo, del post-impressionismo e della musica russa del ventesimo secolo; una produzione premiata con diversi riconoscimenti dalla critica discografica- Choc de la Musique per le opere di Reger, Mahler e Schoenberg.

A Trento è chiamato a interpretare una delle pagine più felici e ampie del camerismo romantico, il celebre Ottetto di Franz Schubert affiancato da due esperienze più moderne maturate nella Francia del Novecento e in Danimarca.

"La Serenata in vano è una spiritosa sciocchezza" ebbe a dire Carl Nielsen sulla sua stessa opera, scritta e provata nel giro di una sola settimana durante una tournée per la Danimarca alla vigilia della Grande Guerra. Il titolo riassume esattamente il contenuto programmatico del pezzo, diviso in tre sezioni: "Dapprima i gentiluomini suonano in maniera cavalleresca e ostentata per attirar la bella fuori al balcone", continua Nielsen, "ma lei non appare. Suonano poi con spasimo alquanto languido (Poco adagio), ma neppur questo ha effetto. Siccome hanno suonato invano, non gliene importa più un fico secco e si trascinano verso casa a fatica con una marcetta finale, che suonano per loro stesso diletto".

Un simile gusto per l'umorismo musicale fu riconosciuto anche al compositore Jean Françaix; questi sembrò, con il suo rifiuto dell'atonalità, quasi voler prendersi gioco di certe tendenze cervellotiche e autocompiaciute della musica del secondo Novecento. Ad esse Françaix contrappone uno stile immediatamente riconoscibile come tonale: l'À huit (1972) ne è perfetto esempio; in particolare il valzer finale si pone a metà tra ironica citazione démodé e nostalgico ricordo di un tempo più felice – ma perduto – dell'arte musicale. La scelta del tempo di valzer quale icona sonora di un'intera epoca stupisce ancor meno se si considera che l'ottetto fu dedicato proprio al viennese Schubert e commissionato dal Wiener Oktett.

Come Françaix s'ispirò a Schubert, Schubert s'ispirò a Beethoven: pare fosse il committente, il virtuoso clarinettista Troyer, a richiedere un pezzo da camera modellato sul Settimino del maestro di Bonn, scritto più di vent'anni prima. Schubert mantiene pressoché inalterata la struttura dei sei movimenti, aggiungendo però alla compagine un secondo violino. Per rendere l'opera tuttavia più personale ricorse alla frequente autocitazione: già nel tema del primo movimento, ad esempio, si può riconoscere uno dei suoi Lieder.

 

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(ms)

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