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The Beatles: immortalati nel documentario “Eight Days a Week” di Ron Howard (prima parte)

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Per tutti coloro che non sono stati abbastanza fortunati a vedere i concerti dei Beatles negli anni ’60 allora il nuovo film di Ron Howard, Eight Days a Week“, potrebbe fare al caso vostro.

Questo documentario del 2016 immortala il periodo migliore dei Fab Four partendo dai primissimi concerti a Liverpool fino a quelli dei grandi stadi, incluse le varie apparizioni televisive, arricchito dalle nuove interviste a Paul McCartney e Ringo Starr.

The Cavern, Liverpool (22 agosto 1962)

Nonostante non sia stata la loro prima esibizione nella storica base di Mathew Street, era besì la 218esima, è stata comunque la prima ad essere trasmessa in televisione. Una troupe della Grenada Television, un network regionale con base a Manchester, ha infatti ripreso i Fab Four alle prese con un brano di Richie Barrett intitolato Some Other Guy.

Visto che il Cavern era scarsamente illuminato sono state usate anche delle luci extra anche se là sotto faceva già abbastanza caldo visto che era agosto.

George Harrison dichiarò infatti “faceva veramente caldo e ci avevano chiesto di vestirci in maniera adeguata. Avevamo camicie, cravatte e dei piccoli pullover neri quindi sembravamo abbastanza eleganti. È stato un grande momento, una compagnia televisiva era venuta lì per filmarci”.

Ringo Starr aveva suonato per la prima volta con i Beatles appena quattro sere prima all’Hulme Hall di Port Sunlight anche se in molti volevano ancora il precedente batterista, Pete Best, ed infatti si misero a gridare “vogliamo Pete!”

Il granuloso filmato è stato inizialmente pensato per il programma Know the North, ma la qualità era sotto agli standard e perciò venne conservato per l’anno successivo quando i Beatles ormai erano diventati un successo.

Il cameraman, e futuro documentarista, Leslie Woodhead ha dichiarato che la pellicola lo – fi sembrava qualcosa contrabbandato dall’Europa dell’Est, ma riveste comunque una grande importanza storica visto che è il primo filmato dei Beatles con il sonoro ed una delle prime apparizioni di Starr. Inoltre è anche il primo filmato che immortala una delle loro tantissime esibizioni al Cavern.

The Palladium, Londra (13 ottobre 1963)

Per i Beatles l’esibizione al Val Parnell’s Sunday Night at the London Palladium nel 1963 è stato un grandissimo traguardo per i quattro, praticamente l’equivalente dell’Ed Sullivan Showin America. A tal proposito Ringo Starr ha dichiarato “non c’era niente di più grande al mondo che farlo al Palladium“.

La reputazione della band è ufficialmente al top grazie a questa esibizione, ed al loro singolo Please Please Meal pari dell’album già pubblicato, raggiungendo ben 15 milioni di telespettatori inglesi.

Come è facilmente intuibile anche la tensione era al massimo e Starr ricorda prima dello show ero così nervoso per la tensione che ho vomitato dentro ad un secchio“.

L’esibizione andò benissimo tanto che il conduttore Bruce Forsythe disse alla folla “se volete vederli ancora torneranno tra 42 minuti!“ Al ritorno i Beatles suonarono From Me to You“, “I’ll Get Youe She Loves You“.

In quel periodo la stampa coniò anche il termine Beatlemania viste le centinaia di persone, e le teenagers, che gridavano e si lanciavano contro la polizia per vedere i propri idoli da vicino.

Washington Coliseum, Washington D.C. (11 febbraio 1964)

I Beatles sbarcano in America con le note di All My Loving in uno studio televisivo con circa 800 persone mentre, per tutto il resto del Paese, più di 70 milioni di americani erano incollati davanti allo schermo a guardare il quartetto di Liverpool.

Al Coliseum, prima usato per incontri di boxe, i Beatles hanno suonato per 35 minuti, un set da 12 canzoni, davanti a più di 8.000 fan scatenati e urlanti che gli stavano tirando addosso delle caramelle.

I Beatles avevano infatti dichiarato il loro amore per le tenere caramelle gommose inglesi chiamate Jelly Babies, ma queste erano sconosciute in America ed i fan gli stavano lanciando addosso quelle dure.

Quella notte fummo letteralmente bombardati da quelle fottute cose – dichiarò Harrisonimmaginate una marea di queste piccoli proiettili di roccia che piovono dal cielo. È un po’ pericoloso, sapete, perché se una caramella viaggia per cinquanta miglia orarie nell’aria e ti colpisce nell’occhio sei finito. Sei cieco no?“

Harrison poi dovette fare anche i conti con le caramelle che colpivano sia la sua chitarra che il microfono, ma la cosa peggiore in assoluto per i quattro è stato suonare a tutto tondo riuscendo a vedere solo un quarto di pubblico alla volta.

La soluzione è stata quella di girare amplificatori e strumenti ogni tre canzoni, fermandosi dunque, ed ha anche funzionato fino a quando il rialzo per la batteria di Starr non si è bloccato. Fortunatamente il roadie dei Beatles, l’enorme e preparato Mel Evans, ha risolto tutto.

KB Hallen, Copenaghen (4 giugno 1964)

John, Paul, George e Jimmie? Esatto! I Beatles erano in pieno tour mondiale quell’estate del 1964, ma Starr era crollato a terra durante uno shoot fotografico. I dottori che lo visitarono gli diagnosticarono sia la tonsillite che la faringite e lo costrinsero a letto.

La soluzione, in questo caso, arrivò da George Martin che presentò loro il giovane batterista e sessionman ventiquattrenne Jimmie Nicol che aveva già lavorato con lui per un album di cover dei Beatles

Mi stavo riposando un po’ dopo pranzo quando il telefono squillò – ricorda il batterista – era la EMI che mi chiedeva se potevo venire in studio per provare con i Beatles“.

Dopo aver provato un po’ la band ha chiamato il manager Brian Epstein per provvedere al pagamento del giovane Nicol che nel 1987 dichiarò quando Brian parlò di soldi di fronte a loro ero molto, molto nervoso. Mi pagarono 2.500 sterline a concerto più un bonus di 2.500 sterline per cantare. Questo mi ha scioccato. John Lennon ha infatti protestato dicendo ‘buon Dio Brian farai diventare matto il ragazzo!’ e lì ho pensato che fosse finita, ma non appena l’ha detto Brian ha risposto ‘dategli 10.000 sterline!’ Tutti hanno riso e mi sono sentito molto meglio“.

Subito dopo hanno preso le misure a Nicol per cucirgli un completo e poi gli hanno tagliato i capelli come quelli della band per poi partire alla volta di Copenaghen. Come ricorda ancora il batterista “quella notte non riuscivo a chiudere occhio. Ero un fottuto Beatle!“.

La decisione di rimpiazzare Starr ha comunque incontrato della resistenza sopratutto da parte di Harrison che aveva quasi rifiutato di fare il tour. Non avremmo dovuto farlo. Il punto era l’essere i Fab. Potete immaginare i Rolling Stones in tour che dicono ‘oh, spiacente, Mick Jagger non può venire. Non c’è problema troveremo qualcun altro che lo sostituirà per due settimane’. Era sciocco e non riuscivo a capirlo“.

Per Starr, dal canto suo, era molto strano, stavano andando via senza di me. Avevano preso Jimmie Nichol e ho pensato che non mi amassero più, le cose che mi sono passate per la testa“.

Paul McCartney mandò comunque un telegramma a Ringo Starr appena arrivati a Copenaghen con su scritto “non credevamo che potessi mancarci così tanto. Guarisci presto“.

Con il turnista, i Beatles fecero 10 concerti in località come Danimarca, Olanda, Hong Kong e Australia prima che Starr si riunisse alla band il 14 giugno a Melbourne. “È stato un bel momento– ricorda Starr – e mi hanno comprato dei regali da Hong Kong”.

Epstein diede quindi a Nicol un assegno ed un orologio da polso con inciso dai Beatles e Brian Epstein a Jimmy con apprezzamento e gratitudine”.

Le strade dei Fab Four e di Nicol si sono comunque incrociate ancora una volta quando si ritrovò a condividere il palco con loro e la sua band, i Shubdubs, all’Hippodrome Theatre di Brighton un mese dopo.

I ragazzi sono stati davvero gentili, ma mi sentivo come un intruso– ha dichiarato Nicol – mi avevano accettato, ma non puoi andare così in un gruppo come quello. Hanno la loro atmosfera, il loro senso dell’umorismo. È una piccola cricca in cui gli estranei non possono entrare”.

La cosa buffa di tutto il periodo con Nicol è stata una frase da lui pronunciata, It’s getting better!, riferendosi al suo modo di suonare la batteria. La frase è stata poi usata da McCartney qualche anno dopo per scrivere una traccia del fantastico Sgt. Peppers’s Lonely Hearts Club Band.

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— Onda Musicale

Tags: Ron Howard/Pete Best/John Lennon/Please Please Me/The Rolling Stones/Beatlemania/The Beatles/All My Loving/Mick Jagger/Ringo Starr/Paul McCartney/George Martin/George Harrison/Brian Epstein
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