Musica

19 febbraio 1971: George Harrison viene condannato per “plagio inconsapevole”

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Quando i Beatles si sciolgono, George Harrison ha solo 27 anni. Ha comunque trovato la sua identità musicale ed è pronto per iniziare la sua carriera solista.

Il vero e proprio esordio avviene con il disco “All Things Must Pass” (1970), un album ambizioso e di grossa mole in cui George Harrison può mettere pienamente in luce la maturità artistica raggiunta nel corso della sua carriera. Il disco è  co-prodotto insieme a Phil Spector e registrato con Eric Clapton e Dave Mason, ed è unanimemente considerato il suo capolavoro.

Quando esce sorprende notevolmente la critica musicale, la quale probabilmente lo ha sottovalutato (ingiustamente) per molti anni durante la sua permanenza nei beatles, forse offuscato dal duo Lennon-McCartney.  Il disco ottiene un notevole successo di pubblico, arrivando a vendere circa 7 milioni di copie in tutto il mondo, di cui circa la metà in America.

Il pezzo forte dell’album è certamente il singolo “My Sweet Lord”, brano di grande successo che arriva primo nella Billboard Hot 100 per quattro settimane. Ma qualcuno lo accusa di plagio in quanto la melodia sarebbe troppo simile a quela di “He’s So Fine“, un successo della band femminile americana “Chiffons” e risalente ai primi anni sessanta.

La mia idea per “My Sweet Lord,” visto che suonava come una canzone pop, era di metterci dentro di soppiatto qualcosina. Il punto era fare in modo che la gente non venisse offesa con l'”Alleluia”; quando si arriva a “Hare Krishna”, sono ormai già presi, il loro piede sta tenendo il ritmo, e stanno cantando “Alleluia”, il che li culla in un senso di falsa sicurezza. E ad un tratto diventa “Hare Krishna”, e si mettono a cantarlo prima di capire cosa sta succedendo, e penseranno “Ehi, credevo di immaginare che non mi piacessero gli Hare Krishna!”.” 

(George Harrison, 1982)

La conseguente causa di plagio per le troppe similitudini fra “My Sweet Lord” e “He’s So Fine” è senza dubbio una delle più lunghe e controverse che si ricordino. Il procedimento arriva in tribunale nel 1976, ben cinque anni dopo la denuncia, e termina inizialmente con una sentenza secondo cui “George Harrison ha inconsciamente plagiato la canzone” nonostante Harrison sostenesse che gli era venua spontanea.

George Harrison viene per questo accusato di “plagio inconsapevole” e gli viene comminata una multa di oltre 1.600.000 dollari. Il fatto più sconcertante per lui è che la canzone che gli da maggiore successo senza i Beatles gli fa anche conoscere anche il disonore del tribunale. Tuttavia, in seguito si accerta che il suo manager di allora Allen Klein fa il doppio gioco, “comprando” il caso e cercando di acquistare per sé i diritti di “He’s So Fine“. 

In questo modo, Harrison avrebbe dovuto pagare la multa comminatagli dal giudice al suo ex-manager. Di conseguenza, viene iniziata un’altra causa, che termina nel 1990 con la cessione ad Harrison dei diritti della canzone plagiata nei mercati più importanti dietro il pagamento delle sole spese che Klein sostenne, pari a poco meno di 600.000 dollari.

— Onda Musicale

Tags: The Beatles/George Harrison/All Things Must Pass/Phil Spector/Eric Clapton
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