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Bryan Chambers: “Cantare insieme a David Gilmour a Pompei è stato meraviglioso”

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Il “Rattle That Lock Tour” è iniziato il 12 settembre 2015 a Pula (Croazia) ed è terminato il 30 settembre 2016 alla Royal Albert Hall di Londra.

Si tratta del tour promozionale dell’omonimo disco “Rattle Tah Lock” (leggi l’articolo), quarto disco solista del chitarrista britannico David Gilmour, pubblicato il 18 settembre 2015.

Il disco è stato registrato in gran parte presso lo studio galleggiante “Astoria” di Gilmour (leggi l’articolo) ed ha visto Phil Manzanera (leggi la nostra intervista esclusiva) come co-produttore.

Il tour ha vissuto uno dei suoi momenti più spettacolari nei due concerti presso l’anfiteatro romano di Pompei, il 7 e 8 luglio 2016, dove Gilmour si era esibito nel 1971 con i Pink Floyd

Dai due concerti a Pompei è stato realizzato un magnifico DVD dal titolo “Live at Pompeii“, pubblicato il 29 settembre 2017 ed in quella formazione che ha accompagnato Gilmour sul palco faceva parte anche il corista Bryan Chambers, che abbiamo contattato per rivolgergli alcune domande.

Quando hai cominciato a cantare ed a sviluppare la tua passione per la musica?

“Ho cominciato a cantare in tenera età e, come tutti i giovani, davanti allo specchio con la spazzola in mano come un microfono. Anche mio padre amava la musica – ci racconta Bryan –  aveva una collezione di dischi davvero impressionante, e quindi ho avuto il piacere di ascoltare artisti del calibro di  Marvin Gaye, The Temptations, Donnie Hathaway, The Jacksons, insomma, ero molto preso dalla Motown. Ho sempre cantato in casa imitando le voci che sentivo dalla radio come Peter Gabriel, David Bowie, Mark Bolan, Phil Collins, anche gli ABBA (ride)”

Quali sono gli artisti, o i generi musicali, dai quali hai tratto ispirazione?

“Ascolto molta musica soul e blues, ma direi che è stata la musica soul ad avere una parte importante per me grazie ad artisti come  Luther Vandross, Prince, Chaka Khan, il primo Michael Jackson, The Carpenters e Joni Mitchell. Mi ispirava tutto quello che aveva una grande armonia, melodia ed una bella voce.”

Nella tua carriera hai cantato con molti grandi artisti come Barbara Tucker, The Pet Shop Boys, Jean Chan, Layo and Bushwaka, Stevie Wonder, Prince, Robbie Williams, Mika, Eddie Floyd e molti altri ancora. Qual è il segreto per raggiungere questo grande successo?

“Dopo molti anni di perfezionamento cantando in band locali si ottiene una certa disciplina ed esperienza e, grazie a quell’esperienza, arrivano le opportunità in cui sei in uno studio di registrazione ad incidere. Devi esibirti al meglio – prosegue l’uomo – rispettando la tua stessa reputazione che ti sei costruito. Una volta che cominci a formarti arrivano sempre più opportunità che ti offrono la possibilità di esibirti con artisti diversi man mano che la tua carriera, la tua abilità, la tua reputazione e la tua professionalità crescono. Sono elementi fondamentali per il successo.”

Hai anche partecipato alla realizzazione del tour di “Rattle That Lock” di David Gilmour. Com’è stato lavorare con lui?

“Aver avuto l’opportunità di poter lavorare con David Gilmour cioè uno dei Pink Floyd, una delle più grandi band del mondo, quindi nessuna pressione (ride), è stato incredibile e travolgente. Quando si nominano David Gilmour oppure i Pink Floyd  – spiega con emozione Chambers – c’è così tanto da dire in termini di storia musicale grazie a tutto quello che hanno fatto nel corso dei decenni. Sono stati dei veri e propri pionieri a tutti i livelli artistici, visivi e musicali. Lavorare con David ed il resto della sua band è stata un’esperienza che, come musicista, non dimenticherò mai. David è stato un vero gentiluomo molto fiducioso che ci ha permesso di creare il nostro stesso spazio e di interpretare alcune canzoni sul palco anche se comunque andavano tenute entro i confini del sound dei Pink Floyd che è diventato il loro marchio.”

Recentemente abbiamo avuto il piacere di apprezzare la tua voce al cinema nel film–concerto “David Gilmour: Live at Pompeii”Raccontaci com’è stata la tournée e dell’emozione di cantare a Pompei 45 anni dopo i Pink Floyd.

“La performance a Pompei è stata semplicemente epica, ancora una volta un’esperienza travolgente, inoltre la pressione di sapere che sarebbe stata registrata dal vivo significava che la mia esibizione avrebbe dovuto essere grandiosa. Sapere che i Floyd avevano suonato lì 45 anni fa quando io ne avevo solo 4 è pazzesco (ride). Pompei stessa è leggendaria dato che è una città romana sepolta sotto metri di cenere e pomice dopo la disastrosa eruzione del Vesuvio nel 79 D.C. Insomma è un altro fatto incredibile di cui tenere conto che ha reso ancora più spettacolare il risultato finale del DVD che, praticamente, parla da solo.”

Ti aspettavi tutto questo successo per il “Live at Pompeii”? 

“Sapevo che il DVD di “Live at Pompeii” era atteso con molto entusiasmo in tutto il mondo ed il suo successo si deve ai fan ed alla loro voglia di vedere David per rivivere quello storico momento. E chi potrebbe biasimarli? È stata un’esperienza unica nella vita!”

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

“Verso la fine del 2017 ho partecipato al quarantesimo anniversario del cantautore, artista, musicista, chitarrista e poeta inglese Marc Bolan. È molto conosciuto per essere stato il cantante del gruppo glam rock T. Rex, veri e propri pionieri del movimento glam degli anni ’70.  È stato uno show incredibile, poi ho partecipato al tour di “Shadows and Reflection” di Marc Almond. Per quanto riguarda il 2018 ci sono nuovi progetti all’orizzonte come i Soft Cell, un duo synthpop inglese venuto alla ribalta nei primi anni ’80, composti sempre da Marc Almond e dallo strumentista David Ball. Hanno appena annunciato che si riuniranno per un ultimo, massiccio, concerto all’Arena O2 di Londra – conclude il cantante inglese – il 30 settembre. Sarà grandioso.”

Stefano Leto – Onda Musicale

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Tags: David Gilmour/David Bowie/Phil Collins/Peter Gabriel/Phil Manzanera/Pompei/Royal Albert Hall/Astoria/Pink Floyd
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