Musica

Ken Mansfield: l’uomo in bianco dei Beatles

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Ken Mansfield, ex manager americano della Apple Records, ha lavorato con grandissimi nomi della musica a partire dagli anni '60. Tra questi vi sono stati Beach Boys, James Taylor, Roy Orbison, Harry Nilsson, Waylon Jennings ed anche i Beatles.

I Fab Four infatti, lo invitarono ad assistere al loro celeberrimo concerto sul tetto quel famoso 30 gennaio del 1969 (nella foto è quello con il cappotto bianco dietro ad Harrison). L'ultimo concerto con John Lennon, Paul McCartney, George Harrison e Ringo Starr tutti assieme.

Mansfield si occupò nella parte americana di tale operazione e, inoltre, è stato responsabile della pubblicazione come singolo di "Hey Jude" (leggi qui) nonostante fosse parecchio distante dai canoni degli standard radiofonici.

Durante un'intervista, l'ex manager ha dichiarato che i Beatles "stavano cercando di capire se pubblicare "Revolution" oppure "Hey Jude" come il loro primo singolo con la Apple. Paul era un uomo d'affari ed era preoccupato che le stazioni radiofoniche non l'avrebbero trasmessa perché era troppo lunga. Ho detto che l'avrei portato in America per incontrare i direttori delle stazione ed avere la loro opinione, oltre per sapere se avremmo dovuto infrangere qualche regola, per sapere se era abbastanza 'forte'. I direttori sono caduti a terra quando l'hanno sentita allora ho chiamato Paul e gli ho detto 'dobbiamo andare con questa'".

"Al momento del lancio della Apple sentivamo che era una delle decisioni più importanti che avremmo mai preso, la selezione del primo singolo dei Beatles per la nuova etichetta. 'Hey Jude' era ovviamente un capolavoro, ma c'era molta preoccupazione, specialmente da parte di McCartney, che potesse venire rifiutata a causa della sua lunghezza. C'era una competizione estrema tra le prime 40 stazioni ed il modo per guadagnare ascoltatori era di piazzare più hits in un'ora. Questo ha creato lo standard dei due minuti e mezzo di durata per i singoli" ha proseguito Mansfield.

"Ci sedemmo sul pavimento della Apple per quelle che sembravano ore ascoltando 'Hey Jude' e 'Revolution' ancora e ancora cercando di decidere quale dovesse finire sul lato A. Sembrava che Paul fosse il capo della A&R quindi ho suggerito ai Beatles di fidarsi di me con una copia avanzata del disco. Avrei volato dagli Stati Uniti a Londra per poi tornare nuovamente a Los Angeles fermandomi, lungo la strada, presso le maggiori stazioni radiofoniche per avere le opinioni dei maggiori direttori musicali della nazione".

Nel suo terzo libro sul quartetto di Liverpool, Mansfield ha parlato della sua esperienza con loro affermando che "molti di noi che erano lì non hanno più parlato dei Beatles per decenni. Non ci hanno certo detto di tenere le cose che abbiamo visto per noi stessi, ma è stato un tale privilegio essere lì che dovevamo onorarli tenendo le cose per noi e non parlando di tutto. C'era qualcosa in loro da quando si entrava nella loro cerchia ristretta, ti trattavano come un amico. Non ho mai avuto l'impressione 'io sono un Beatle e tu no'. Facevi parte della squadra e ogni giorno succedeva qualcosa di fenomenale. Non ne ho mai realizzato l'importanza fino a circa 20 anni dopo".

"Principalmente mi trovavo al posto giusto al momento giusto. Ero incaricato della promozione e delle relazioni con gli artisti per gli Stati dell'ovest alla Capitol Records quando sono arrivati in California durante il loro tour del 1965 quindi, lavorare con loro è stato il mio impiego principale. Abbiamo lavorato insieme per una giornata intera e, dato che il giorno dopo era libero, mi hanno invitato a casa loro per uscire. Quando decisero di fondare la Apple io ero il loro uomo in America così mi mandarono a preparare il lancio negli Stati Uniti e a gestire l'etichetta nel mercato più importante del mondo" ha proseguito Masfield.

Parlando di tutti e quattro i Beatles l'ex manager li ricorda così, partendo da McCartney, "Paul era quello energico, quello che sembrava il ragazzo popolare delle superiori. Quello con cui saresti passato sulla strada principale con le braccia a penzoloni dal bordo della portiera. Sarebbe il tipo che saluta le ragazze e rallenta per farle salire dietro. Per me Paul era l'evidente leader del gruppo, quello con le idee, ma che in apparenza sembrava essere quello meno preoccupato delle cose in generale. Il suo ritmo era esasperante e la sua energia senza fondo".

Parlando di Harrison, "George era quello che avresti potuto vedere in una caffetteria per conto suo, ma sarebbe stato anche quello che avrebbe spostato le cose per farti spazio e lasciarti sedere accanto a lui. Avrebbe dato il benvenuto alla compagnia ed avrebbe condiviso il momento in maniera disinvolta. Dovevo essere quello di Los Angeles con lui durante i suoi frequenti ed estesi soggiorni. Solo perché eravamo a Hollywood non significava che dovevamo fare i pazzi. Era facile stare con George, andavamo a comprare dei jeans assieme o stavamo seduti in casa fino a notte fonda senza dire molto".

Riferendosi a Lennon"John era quello diverso. Era il ragazzo che avrebbe potuto mangiare il suo pranzo da solo, ma che avrebbe potuto stare appoggiato alla macchina della soda guardando fuori dalla sala da pranzo come se fosse su un altro pianeta. C'era sempre la sensazione che fosse un po' inavvicinabile e che sarebbe stato lui ad avvicinarsi se le cose fossero scese ad un livello personale. Ho passato meno tempo con lui rispetto agli altri con la differenza che non sono mai stato lontano dalla band o da Yoko Ono. John si preoccupava di questioni importanti e si sentiva molto frustrato quando non riusciva a migliorare le cose. Era come molti altri grandi artisti con cui ho lavorato, aveva la capacità di essere agli angoli estremi della vita saltando avanti e indietro dall'altruismo alla follia egocentrica senza mai passare troppo tempo nel mezzo. Accidenti, mi chiedo come mai tutti fossero affascinati da lui".

Infine, parlando di Starr "Ringo era un amico di vecchia data, era il più naturale, il più accessibile e quello con i piedi per terra. Ricordo che quando ero a Londra mi trovavo a casa sua dato che mi aveva invitato per una cena festiva. Quando eravamo a Losa Angeles c'erano delle riunioni a casa davvero fuori dalla norma. Era quello che conoscevo meglio ed il più facile da descrivere. Non mi è mai piaciuto il fatto che sia stato relegato al ruolo di 'quarto uomo' nel loro totem quando si trattava di gerarchia".

 

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Tags: Beach Boys/Ringo Starr/Paul McCartney/George Harrison/Yoko Ono/Waylon Jennings/James Taylor/Harry Nilsson/Roy Orbison/John Lennon/Hey Jude/The Beatles/(r)Evolution
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