Musica

San Leo: il 24 gennaio in uscita il disco in vinile

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San Leo è un duo riminese chitarra-batteria attivo dal 2013, da sempre ispirato all'esoterismo, all'alchimia, al mistero e alla magnificenza degli elementi naturali. La cifra stilistica della band si traduce in un sound sinistro e primordiale, un viaggio evocativo al di fuori della contemporaneità.

Y è il completamento della trilogia iniziata con i precedenti XXIV (2015) e DOM (2017). Y porta il linguaggio musicale dei San Leo a un nuovo livello di ermetismo e mistero, andando a sondare gli estremi dello spettro dinamico e espressivo del duo.

TRACK BY TRACK 

"Una presenza, una doppia entità nascosta nell'ombra: tra le fenditure del legno risiedeva il riflesso del vero volto" – un'apertura delicata, eterea, fatta di rifrangenze e arpeggi sospesi, in forte contrapposizione con le esplosioni granitiche degli album precedenti. La chitarra mano a mano si adombra, richiamando la doppia entità descritta nel titolo, fondendosi a una ritmica che da sospesa e minimale si tramuta in tribale e ossessiva. Un'esplosione di distorsione getta il primo vero sprazzo di luce abbagliante, a illuminare per qualche istante il riflesso del vero volto…

"La lama in attesa, la vertigine di un gesto inesorabile, l'eco sinistra delle urla del re" – le ripetizioni minimali della lunga introduzione disegnano colonnati e seguono passi che riecheggiano fra corridoi e stanze di pietra, un'ossessività trattenuta che trova sfogo in una serie di esplosioni granitiche sempre più fitte: una successione di climax monolitici che conducono al finale del primo lato dell'album.

"Lasciami precipitare come pioggia di meteore: a me fuoco e distruzione, a me catastrofe e rinascita" – il secondo lato si apre bruscamente con una cavalcata di batteria ossessiva che espande il proprio incedere minimale, quasi industrial, fino a gorgogliare circondata da feedback minacciosi che portano a una vera e propria deflagrazione: la pioggia di meteore è tangibile. Un breve stacco proietta lo sguardo dell'ascoltatore all'interno, verso la figura al centro di questo bombardamento di fuoco.

La sua risoluzione è definitiva: abbracciare la catastrofe come unica condizione possibile per raggiungere la catarsi. La seconda parte del brano, come se seguisse il protagonista della visione oltre l'inesorabile distruzione, si riallaccia all'opening dell'album, con rifrangenze soffuse su cui si innesta una ritmica avvolgente, che cresce fino a immergersi nuovamente in nubi di feedback.

"Nella risacca udì la voce della mutazione marina, un sussurrare di ossa tramutate in conchiglie" – il brano nasce direttamente in sala di registrazione, completamente improvvisato, e chiude l'album (e la cosiddetta "trilogia" che pone Y al compimento del discorso iniziato con i primi due dischi) esplorando territori sonori finora mai proposti dal duo. In un totale distacco dalla materia, dal mondo dei vivi, gli strati sonori accompagnano l'ascoltatore verso il sonno, lasciandolo libero di interpretare come sogno o incubo le immagini proiettate in questo fluire senza tempo e dimensione.

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