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Adrian Maben: il regista di Live a Pompei dei Pink Floyd regala alla cittadina campana un album fotografico

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La nuova Pompei compie 90 anni e il regista franco-scozzese Adrian Maben, cittadino onorario, le dona un catalogo fotografico patinato (a tiratura limitata) in cui racconta la “sua città“.

Dal catalogo sono saltate fuori immagini inedite della città sorta parallela alla Pompei antica, mettendosi in mostra nel “Museo temporaneo d’impresa”. La mostra, visitabile fino al 13 gennaio 2019, è stata allestita da “Photoclub di Pompei” di cui il regista scozzese naturalizzato francese – famoso per aver diretto il film Pink Floyd: Live at Pompeii nell’Anfiteatro degli Scavi Archeologici – ne è presidente.

Adrian Maben ha definito Pompei “unica e totalmente diversa”

Pompei gioca brutti scherzi – racconta Maben – e a volte ti chiedi esattamente dove sei. E’ come se le rovine avessero in qualche modo guadagnato spazio per invadere la città moderna. L’idea non è del tutto assurda, perché se scavi una buca sotto la tua casa, nella moderna città di Pompei, potresti scoprire le rovine di una lapide o di un antico giardino recintato con affreschi e alcune monete d’oro sparse.”

Partendo da uno scatto degli anni ‘40 che riprende efficacemente il “formicaio operoso” di ambulanti all’ingresso degli Scavi di Pompei, si passa alle nitide immagini attuali riprese da Alfredo Contaldo ed Adriano Spano negli angoli più significativi di Pompei, sita nel tratto terminale di pianura, scavato dal fiume Sarno, tra il Vesuvio e il mare. 

Adrian Maben, 76 anni, è stato il regista del docu-film che ha visto come protagonisti i Pink Floyd nell’anfiteatro romano di Pompei e che è stato pubblicato in Italia nel 1974 con il titolo “Pink Floyd a Pompei.” 

Adrian Maben concepisce  l’idea di base per il film nel 1971: già all’inizio dell’anno contatta il manager del gruppo Steve O’Rourke con l’idea di combinare la musica dei Pink Floyd con opere di artisti contemporanei come De Chirico, Magritte e altri, ma la band rifiuta l’offerta. Nell’estate del 1971, il regista va in vacanza in Italia con la fidanzata e, nel tentativo di recuperare il suo passaporto che crede di aver smarrito durante una visita alle rovine di Pompei, torna al crepuscolo nell’antico Anfiteatro romano e lo ritiene una location perfetta per filmare i Pink Floyd mentre suonano.

Fin dall’inizio, Maben immagina che i Pink Floyd devono suonare nell’anfiteatro vuoto, senza pubblico, in netto contrasto con precedenti film-concerto come ad esempio quello sul concerto di Woodstock. Grazie alla sua conoscenza con il prof. Ugo Carputi dell’Università di Napoli, il regista franco-scozzese riesce ad ottenere dalla locale Soprintendenza il permesso speciale di effettuare sei giorni di riprese nel sito archeologico campano, per l’occasione chiuso al pubblico. Le riprese sono programmate per il mese di ottobre seguente.

Pink Floyd però sono irremovibili riguardo l’eseguire tutto il materiale dal vivo, senza alcun playback e questo fatto implica il trasporto in Italia, con dei camion, di tutta la loro attrezzatura da concerto, assieme ad un impianto per la registrazione a 24 tracce che garantisce la stessa qualità sonora dei loro lavori in studio.

La troupe cinematografica, giunta fra le antiche rovine, scopre però di non avere sufficiente elettricità per alimentare tutta l’imponente attrezzatura ma  l’inconveniente viene risolto portando la corrente elettrica sul luogo direttamente dal Municipio, attraverso un lunghissimo cavo elettrico che percorre le strade della cittadina campana. Questo inconveniente riduce tuttavia i tempi effettivi di ripresa a soli quattro giorni, dal 4 al 7 ottobre del 1971. Le scene girate per prime in ordine di tempo ritraggono i quattro musicisti britannici aggirarsi fra i vapori della Solfatara di Pozzuoli; quindi, nell’Anfiteatro Romano la band esegue dal vivo tre brani: la prima metà ed il finale di EchoesOne of These Days, e A Saucerful of Secrets. Ogni brano viene eseguito in sezioni separate, poi assemblate assieme. Al termine di ciascuna ripresa, la band riascolta l’esecuzione in cuffia per approvarla.

Il regista ha rivelato in anni recenti che diverse bobine di pellicola andarono smarrite (forse rubate) subito dopo le riprese: questo, fra l’altro, spiega perché il brano One of These Days includa quasi esclusivamente inquadrature del batterista Nick Mason, il quale ha confermato la vicenda nella sua autobiografia del 2004.

All’epoca delle riprese a Pompei, l’album Meddle contenente i brani One Of These Days e Echoes non è ancora sul mercato, sebbene il gruppo ne avesse ultimato le registrazioni già in agosto: il disco è pubblicato infatti il 30 ottobre negli Stati Uniti e il 5 novembre in Europa. (leggi l’articolo)

Poiché il materiale girato in Campania, anche a causa dei tempi ristretti rispetto al previsto, non è sufficiente per il film, Adrian Maben lo integra in uno studio cinematografico, più precisamente l’Europasonor di Parigi, dal 13 al 20 dicembre del 1971. Per preservare l’ambientazione alla base del film, le sessioni parigine sono quindi “montate” con spezzoni delle sequenze girate a Pozzuoli, assieme a immagini di repertorio tratte dall’archivio della Soprintendenza; parte di queste ultime sono anche proiettate alle spalle dei musicisti durante le esecuzioni.

Parigi Maben filma “Set the Controls for the Heart of the Sun”, “Careful with That Axe, Eugene”, la sezione centrale di “Echoes” e, su richiesta del gruppo, il brano “Mademoiselle Nobs” (sorta di rifacimento strumentale di Seamus dall’album Meddle) in cui una femmina di Levriero russo chiamata appunto Nobs, di proprietà di una famiglia circense parigina amica del regista, “canta” un blues, accompagnata da Roger Waters alla chitarra e David Gilmour all’armonica mentre il tastierista Rick Wright le porge il microfono e la tiene ferma. Oltre che per i dettagli tecnici già menzionati, le sequenze girate a Parigi sono distinguibili da quelle filmate in Italia per il fatto che Rick Wright è senza barba.

Il montaggio della prima versione del film, della durata di circa un’ora, viene completato da Maben nel 1972 fra le mura di casa sua, poiché il regista ha già sforato il budget economico a sua disposizione. Il film viene presentato all’Edimburgh Film Festival nel giugno 1972, mentre la “prima” inglese del film, inizialmente prevista per il 25 novembre 1972 al Rainbow Theatre di Londra, viene all’ultimo momento bloccata dal gestore del teatro, per ragioni burocratiche.

— Onda Musicale

Tags: Rick Wright/One of These Days/David Gilmour/Roger Waters/Nick Mason/Adrian Maben/A Saucerful of Secrets
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