Musica

Queen al Live Aid: i venti minuti che cambiarono la storia

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Era la primavera del 1985. Mentre i Queen stavano stancamente concludendo la leg asiatica del loro non certo memorabile “Works Tour”, Spike Edney, il tastierista/chitarrista che i Queen avevano arruolato per poter eseguire sul palco i loro brani più complessi (e che necessitavano di synth o tastiere varie) divenne involontario protagonista di quello che si sarebbe poi rivelato essere uno dei momenti più importanti della storia della musica e dei Queen.

Nel periodo di tempo che intercorse fra la fine del Works Tour e la trasferta in Oceaniaracconta Spike, rientrai per breve tempo nei Boomtwon Rats e quando poi mi riunii ai Queen in Nuova Zelanda ricevetti una telefonata da Bob Geldof. Mi disse che insieme a Midge Ure aveva intenzione di proseguire il messaggio lanciato dalla Band Aid (Il singolo Do They Know It’s Christmas Time”) e che aveva pensato di organizzare un colossale concerto rock previstoper l’estate e chiamato ‘Live Aid’ – con lo scopo di raccogliere denaro per i milioni di affamati dell’Etiopia devastata dalla guerra. Geldof voleva sapere se i Queen se la sentivano di parteciparvi. Mi specificò che non voleva chiederglielo ufficialmente perché potevano anche dirgli di no, così mi chiese di intercedere per lui, cosa che feci.” 

I Queen risposero di essere interessanti alla cosa ma che la realizzazione del progetto sembrava loro inverosimile, per cui dissero di no”. Spike informò Geldof circa il rifiuto della band ma gli consigliò di contattarli personalmente. 

Del resto in questa prima fase di preparazione non erano l’unica band a dimostrarsi scettica sulla fattibilità della manifestazione. In realtà, i Queen non solo erano dubbiosi sull’effettiva realizzazione dell’evento ma erano anche ‘offesi’ per il loro mancato coinvolgimento nel progetto Band Aid dell’anno precedente.

Brian May:Quando Bob ci telefonò per dirci che avremmo dovuto assolutamente parteciparvi, su due piedi gli rispondemmo che non ci interessava. E sai perché? Perché non ci aveva chiamato a cantare nel singolo che aveva appena pubblicato per raccogliere fondi! Pensa quanto si può essere stupidi da giovani”.

Afferma Spike:Sapevo che Brian e Roger erano rimasti molto delusi dal fatto di non essere stati invitati l’anno prima per partecipare alla realizzazione del brano Do They Know It’s Christmas, perciò non mi meravigliai che la loro reazione iniziale fosse quella di concordare con il progetto ma di non credere alla sua concreta realizzazione, e del resto non potevo certo biasimarli”.

Bob Geldof dovette quindi trovare il coraggio e telefonare a Jim Beach per chiedergli se i Queen potessero prendere in esame la partecipazione al suo spettacolo. “Dì al vecchio frocio che sarà l’evento del genere  più grande che sia mai successo” disse Geldof a Jim Beach, con una irriverenza che sarebbe continuata nei mesi successivi. Brian May: “Geldof ci richiamò più volte, dicendoci che ci sarebbe stato chiunque e che lo show avrebbe avuto un impatto superiore a quello di Woodstock, con una finalità anche più nobile”.

Il senso del Live Aid e lo scopo del concerto sembrò colpire molto Freddie Mercury che, parlando della carestia in Etiopia, così ricordava: “Quando ho visto per la prima volta quel servizio televisivo (sull’Etiopia NDR) mi ha colpito tanto che non sono riuscito a guardarlo tutto, ho dovuto spegnere la televisione. Non me la sentivo di soffermarsi su quella questione. Sai che le cose stanno così e ti viene da pensare: beh, cosa posso farci io?. A meno che ti convinci di essere la Madre Teresa del Rock ’n Roll e la senti di metterti in pista per organizzare qualcosa. Direi che ora come ora, Bob Geldof è proprio questo. La Madre Teresa del Rock ’n roll”.

Alla fine, i Queen decisero di partecipare. Che poi, diciamolo chiaramente. Avevano tutto da guadagnare dal salire su quel palco. Le polemiche suscitate dal loro tour a Sun City in Sudafrica erano ancora calde e la partecipazione al concertone sembrò una occasione troppo ghiotta per riabilitarsi agli occhi del pubblico e dei media. E anche per riconquistare visibilità negli USA, dove avevano perso molta della loro popolarità per una serie incredibile di errori, come è ben spiegato in questo speciale “Queen e Usa: Amore e Odio”.

E cosi arrivò il 13 luglio e, come da programma, il concerto a Wembley iniziò con gli Status Quo a cui seguirono tutti gli artisti in scaletta. Roger Taylor e Brian May assistettero alla prima parte dello show dal tribuna principale, in compagnia di David Bowie, Crystal Taylor ed il Principe Carlo e la principessa Diana Spenser.  Anche questa foto, è diventata storica!

E alle 18.41 la storia dei Queen cambiò.  

Nello stesso momento in cui la TV americana si collegava al segnale internazionale, (la scelta dell’orario da parte di quel volpone di Jim Beache non era stata causale) i Queen vennero annunciati e presentati da Mel Smith e Griff Rhys Jones e presero posizione sul settore centrale del palco rotante, che era diviso in tre parti, uno in uso alla band in scena al momento, uno in fase di smontaggio e uno in fase di montaggio. 

Ciò impediva che le band facessero anche il minimo sound check. Era ben chiaro a tutti e le band dovettero accettarlo. Anche se questo causò qualche problema tecnico nel corso dello show.

Davanti alla parte centrale del palco c’era una specie di semaforo verde, giallo e rosso che serviva alle band per monitorarsi. Quando si illuminava il primo faro voleva dire che erano rimasti cinque minuti, al secondo due minuti, quindi “vedete di finire la canzone il prima possibile” ed il semaforo rosso il che significava “tempo scaduto, levatevi dal palco o vi stacchiamo la corrente” (Peter Hince).

Freddie indossava degli ordinari jeans aderenti ed una semplice canottiera bianca e sedutosi al proprio pianoforte (nessun’altro potè suonare lo strumento quella sera, ad eccezione di Phil Collins), guardati da un pubblico mondiale stimato in due miliardi di spettatori, i Queen iniziarono il loro set con Bohemian Rapsody..

Tutti conoscevano l brano e dopo il boato iniziale, il pubblicò canto dall’inizio alla fine il più grande successo dei Queen. Gli spettatori erano li da sette ore, avevano proprio bisogno di qualcosa che li tirasse su!

Ci pensarono i Queen che monopolizzarono lo spettacolo, dando il via ai venti minuti di quello che molti considerano oggi come il più potente, coinciso e travolgente rock set di sempre, che includeva anche Radio GaGa, Hammer to Fallo, Crazy Little Thing Called Love, We Will Rock You e We Are The Champions.Alle 21.48, infine, Brian May e Freddie Mercury tornarono in scena per eseguire  il brano “Is This The World We Created?” che sebbene incisa molto tempo prima del concerto, sembrava perfetta per l’occasione.

Freddie Mercury:Brian ed io stavamo riflettendo sulla povertà nel mondo ed è così che è nata Is This The World We Created. E’ molto curioso, ma quella canzone l’abbiamo composta ben prima che nascesse il progetto Live Aid ed è così adatta alla circostanza che abbiamo deciso di suonarla assolutamente… sarà comunque parte integrante della nostra partecipazione e la canzone sembra comunicare molto del significato dell’evento. Probabilmente mi verranno le lacrime agli occhi, quando la canterò. Dovrò stare attento a farla bene”.

Chiunque, quel giorno, venne ridotto allo stato di perdente” (David Bret – Living On the Edge). 

Elton John, David Bowie e Madonna, superstar a pieno titolo, furono liquidati dall’Indipendent come ‘artisti ambulanti in band improvvisate’

Roger Taylor:Mandammo il nostro bravissimo tecnico del suono (Trip Khalaf) a controllare l’impianto e lui alzò tutti i livelli. Avevamo il volume più alto di tutti”.

Anche questo aiutò la band nel proprio trionfo.

Bomi Bulsara, che guardava il concerto alla TV, si girò verso la moglie Jer e le disse: “il nostro ragazzo ce l’ha fatta”. 

Bob Geldof disse alla conferenza stampa ‘I Queen sono stati in assoluto la miglior band del giorno, qualunque sia la preferenza personale. Hanno fatto la miglior musica, hanno suonato meglio ed è stato il palcoscenico perfetto per Freddie. Ha potuto fare il ruffiano davanti al mondo intero.’ E lo ripete ancora oggi.  

Nessuno ha mai dissentito.

Ciò che non aggiunse fu che Freddie Mercury era il cuore e l’anima, la fondamentale forza motrice dietro ai Queen, che era strato il suo giorno ed il suo soltanto. 

Peter Hince:Freddie dimostrò al mondo intero perché era considerato lo show man più grande del momento e tenne in pugno l’intera folla”.

Il cantante Paul Young, concorda: “Mi erano sempre piaciuti i Queen, ma quella sera ricordo di aver detto a me stesso: questi ragazzi son davvero fantastici. Il loro sound era straordinario. Su quel palco dettero il meglio e senza bisogno dei loro soliti ornamenti, eppure riuscirono a sbaragliare tutti gli altri. In quanto a Freddie dimostrò proprio di essere un grande showman”. 

Appena furono scesi dal palco Mercury sussurrò: “Grazie a Dio è finita” e si versò una vodka doppia proprio mentre Elton John piombò nel camerino urlando: “Bastardi! Avete rubato la scena a tutti!” 

Roger Taylor: “Credo fosse un complimento. O no?

Non fu il solo a pensarlo. Il chitarrista dei Thin Lizzy, Scott Gorhan, affermò: “Cavolo, per sei ore mi ruppi le palle. Tutti si chiedevano: “ Santo Cielo ma chi l’ha chiamati questi qui? Poi arrivarono i Queen ed ecco Freddie che con il petto in fuori sfida tutto il mondo ad ammirarli. Fu una cosa meravigliosa, fu una rinascita. E dopo aver visto loro chi aveva voglia di vedere gli altri?”  

Gerry Stickells:Freddie era grintoso quel giorno e da grande artista ha lavorato molto bene il pubblico. i Queen erano il gruppo rock ideale per quello stadio e si vedeva che si divertivano enormemente a fare tutto ciò”.

Dietro le quinte, i nomi più leggendari del rock smisero di fare quello che stavano facendo per guardare il loro rivale rubare la scena davanti ai loro occhi. Freddie sapeva esattamente quello che stava facendo. Pochi ricordano chi aveva suonato prima dei Queen e chi venne in seguito. Che ricordiamo? Il problemi di audio degli Who o di  Paul McCartney, Bono perdere il proprio self control, la stecca di Simon le Bon, l’abito blu cobalto di Bowie, Phil Collins saltare sul Concorde e che Freddie Mercury era il più grande performer del giorno.Forse il più grande performer di tutti i tempi. Al Live Aid, per 18 minuti, ha governato il mondo. In un certo senso, lo fa ancora” (Lesley-Ann Jones)

Francis Rossi, degli Status Quo rimarcò il concetto: “Forse Bowie andò bene, ma a parte lui non mi viene in mente nessuno. Bono che salta giù dal palco.. e chi cazzo se ne frega? E’ stato il giorno dei Queen, non c’è dubbio“.

Bisogna dar loro credito per quella performance fenomenaleconferma Paul Gambaccini. “Quando iniziarono a suonare ero nel backstage che intervistavo gli artisti per la trasmissione. Sentii il fremito della gente. Tutti smisero di parlare e si girarono verso il palco: i Queen stavano rubando la scena. Freddie stava facendo il suo numero spudoratamente sessuale con il cameraman. Si erano preparati, erano pronti, erano dei veri professionisti. Pensammo: oddio, questo è il massimo dello spettacolo rock. I Queen furono i migliori e se ripensi ai nomi che c’erano quel giorno, è davvero incredibile. Prima i Queen erano finiti, il loro momento di massimo successo era alle loro spalle. E invece eccoli lì, a reinventare se stessi e a schizzare di nuovo in vetta, sotto i nostri occhi. Mi meraviglio ancora quando ci ripenso, Freddie Mercury ci regalò la migliore performance di tutti i tempi”.

Brian May nel 1991 ricordando lo show diede tutti i meriti per la sua ottima riuscita a Mercury: “Freddie è il tipo d’uomo che si esalta nelle grandi occasioni. noialtri suonammo normalmente ma Freddie salì ad un altro livello. Non cantò solo per i fans dei Queen, arrivò dritto al cuore di tutti”.

Tanto che, nel 2005, a distanza di venti anni, l’esibizione dei Queen venne votata dai lettori de “Il Times” come il concerto più bello di tutti i tempi.

Mica male per una band sul baratro dello scioglimento.

(di Davide Bollani – link)

— Onda Musicale

Tags: Elton John/Paul Young/Live Aid/Status Quo/Bob Geldof/David Bowie/Phil Collins/Brian May/Roger Taylor
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