Musica

Beck e il nuovo album Hyperspace: il “Loser” boy ora viaggia nello spazio

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Beck, artista che negli anni novanta si è affermato come membro di spicco dell’ambiente indie e alternative rock, ritorna con il suo quattordicesimo album, Hyperspace.

Prodotto dalla casa discografica americana Capitol Records, è stato realizzato con la collaborazione del celebre rapper e produttore musicale Pharrell WilliamsHyperspace è un lavoro che ti accoglie subito con atmosfere dai toni surrealistici e sognanti.

Facendo ampio uso di musica elettronica, sintetizzatori e distorsioni, le linee melodiche delle canzoni sono manipolate creando una musica che risulta quasi irreale e ultraterrena.  Una musica che sembra provenire da un mondo lontano, dallo spazio appunto. La stessa cosa si può dire della voce del cantante, spesso modificata attraverso l’uso dell’Auto-Tune e di altri tipi di effettistica. Partendo da questa generale considerazione si può sottolineare come la scelta del titolo risulti particolarmente giusta e coerente.

Considerando questo lavoro sempre nel suo complesso, non si può non riscontrare la presenza di una delle caratteristiche cardine della musica di questo artista. Caratteristica che sicuramente ha contribuito al suo successo lungo tutta la sua carriera.

Come nei lavori precedenti Beck si diletta nella sperimentazione sonora spesso e volentieri unendo e mescolando generi musicali diversi. Hyperspace si presenta infatti come un connubio tra Funky pop, R&B, musica elettronica, neo-spichedelia e trap. Il tutto a volte arricchito da venature alternative e pop rock.

L’album è comunque maggiormente improntato su sonorità prettamente pop. Ci allontaniamo sicuramente dal Beck dei primi anni, quello di Mellow Gold (1994) o Odelay (1996) per intenderci. Anche se ha sempre strizzato gli occhi a sonorità pop ed elettroniche inizialmente vi era una massiccia componente rock nel suo sound.  

Qui invece le sonorità pop ed elettroniche prendono il sopravvento. L’artista continua così la strada intrapresa con il suo lavoro precedente, Colors (2017), rallentando maggiormente il ritmo rispetto a quello funkeggiante di quest’ultimo. Inoltre, viene dato ampio spazio il suono della chitarra lasciata in acustico o in clean che si accompagna a sezioni di musica elettronica.

Tutto questo ha portato alla realizzazione di un disco calmo, che lavora sulla creazione di suggestive atmosfere, come nel caso dei brani Dark Palces o Stratosphere. Si riscontrano, infatti, melodie che ricordano la musica ambient pop, il  dreampop, soprattutto quelli old-school anni 90, e il Moby di Porcelain (Play, 1999).

Il lavoro presenta solo due momenti in cui il ritmo diventa più incalzante, le canzoni Star Saw Lighting. Due brani che sono sicuramente tra i momenti più interessanti del lavoro. Il primo è una canzone incentrata su ritmi e melodie R&B contemporanei e che anche nella linea vocale si richiama a questo genere musicale.

E’ forse una delle tracce più coinvolgenti del lavoro grazie ad un energico groove di basso che la sorregge e trascina. E’ anche il pezzo in cui si sente più chiaramente l’influenza del coproduttore Pharrell Williams, famoso per il suo sound intriso di R&B, pop, hip hop e rap.

La seconda ci presenta un Beck vecchio stile, rivisitato in chiave più moderna. Una canzone fatta di chitarre slide in pieno stile Loser (Mellow Gold, 1994) e da un basso dal groove martellante. Hyperspace è dunque un album che contiene nel suo complesso un suono che possiamo definire delicato. Un suono che si sposa perfettamente col carattere particolarmente introspettivo e a tratti malinconico del lavoro.

Ciò  rispecchia il particolare periodo in cui l’album è stato concepito, ossia dopo la fine del matrimonio dell’artista, durato per ben 15 anni. Questo aspetto si può notare anche per la ricorrente presenza di testi che parlano di amori che per qualche motivo sono insoddisfacenti o infelici.

Sicuramente, come anche il precedente Colors, si può considerare un lavoro che per le sue sonorità si rivolge a orecchie più commerciali.  Per questo può far storcere il naso soprattutto a fan di vecchia data. Non si può però non spezzare qualche lancia a sua favore.

Prima di tutto contiene alcuni ottimi brani  come Chemical, le già nominate Saw LightningStar o la canzone finale del lavoro stesso, la splendida  Everlasting Nothing.

Inoltre, non si può trascurare la finezza della sua produzione e il lavoro fatto nella cura del suono. Beck dimostra come sempre una non comune capacità di amalgamare generi e sonorità musicali diversi, creando sempre qualcosa di estremamente gradevole e orecchiabile.

Infine, da sottolineare è la presenza al suo interno di una serie di collaborazioni di tutto rispetto. Il già citato Pharrell Williams ha collaborato alla produzioni di 7 delle 11 canzoni presenti nel lavoro. 

Il frontman dei Coldplay  Chris Martin ha partecipato come backing vocal alla canzone Stratosphere e anche la cantante americana Sky Ferreira ha collaborato alle parti vocali.

Mainstream sì, ma con stile.

 

  Giorgia Silvestri – Onda Musicale

— Onda Musicale

Tags: Coldplay/Beck/Rap/Chris Martin
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