Cinque note gettate nel silenzio. E non saprei quali, perché non conosco la musica e forse neppure la capisco.
Eppure l’onda calda che arriva poco dopo, lenta per irretire, carezzevole per sedurre, preludio di un’intensità che quasi si spera di non incontrare mai, quella credo di capirla bene. Since I’ve been loving you è la quarta traccia dell’album Zeppelin III, il minore, dicono, della quadrilogia con cui il gruppo ha fatto il suo inchino di ingresso al mondo.
Poi altri quattro album (escludendo il postumo e controverso Coda), di cui almeno due magnifici, e intanto la vita che inizia a chiedere il conto, il dolore nero che spegne ogni suono, un elemento chimico che prende e se ne va, lasciando il composto a scegliere se essere altro o morire. Inchino di addio.
Poco più di un decennio disseminato di capolavori, un oceano di bellezza, potentissimo e struggente, in cui mi si costringe crudelmente a scegliere, a selezionare. Quale album? Il terzo, io credo, per quell’onda calda che cresce senza scampo, raggiunge l’apice e invece di morire ricomincia ad assediarti, per quell’assolo di Jimmy Page che ti commuove anche quando al milionesimo ascolto ti imponi di resistere.
Ma anche per il buio seducente di Friends, il tocco gentile di Tangerine, e quella giovane voce che di tanto in tanto sporca la registrazione e si consegna al presente (oh Jimmy!).
E poi per caso. Perché ognuno di noi entra nella dimensione musicale creata da un artista percorrendo una strada tutta sua, attraverso un’esperienza personale. Nella notte un suono ci incuriosisce, ci chiama, guida i nostri passi fino alla scoperta di una radura. È un incanto. Da quel luogo inizia l’esplorazione dell’isola, che ha spiagge, boschi e altre radure, forse più belle.
Forse tutto è più bello del posto da cui tutto è iniziato, eppure quella radura non la scorderemo mai.
Maria Teresa Cisterna
