Musica

PFM: uno spettacolo senza tempo per l’addio a Mussida

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Quando la PFM è salita sul palco alle 21.15 dentro l'auditorium non c'era più nessun posto libero, anzi, sono stati venduti anche i posti in piedi.

Ed è singolare anche il target dei presenti, dai 15 anni in su. 
 
Era il concerto d'addio per il chitarrista Franco Mussida, che dopo Trento onorerà altre due date prima della definitiva dipartita dalla storica formazione. «affronto questi ultimi 3 impegni in modo sereno» – ci aveva confidato nel pomeriggio nei camerini dell'auditorium.
 
La formazione è quella classica, Franz Di Cioccio, Patrick Djivas, Franco Mussida con Lucio Fabbri «violino» in grande forma, il secondo batterista Roberto Gualdi e il giovanissimo Alessandro Scaglione alle tastiere che si sta integrando benissimo nella filosofia del più grande gruppo progressive italiano.
 
Si parte con alcuni brani di «live in Usa», che ricordiamo nel 1974 decretò il successo oltreoceano nel gruppo con oltre 40 date e l'entrata nelle classifiche statunitensi (unico caso italiano della storia) per poi spaziare nell'«isola di niente» il fortunato lavoro del 1974 dove è ancora molto nitida la mano di Flavio Premoli ex tastierista del gruppo. «Ormai questi pezzi hanno 40 anni – ricorda Di Cioccio – sul palco, ma sono ancora belli da sentire»
 
Obbligatorio il passaggio su «Da Mozart a Celebration» il lavoro realizzato su un doppio Cd nel 2013 dove sono state riarrangiate alcune sinfonie di noti compositori, ottimo «la danza dei cavalieri» tratto da Romeo e Giulietta.
 
Ma quando Patrick Djivas ha cominciato il suo assolo cadendo verso la fine sulle prime note di «maestro della voce» il pubblico ha cominciato ad emozionarsi e a scaldarsi. Di Cioccio, il solito protagonista da palco, ha cominciato a interagire con il pubblico e l'attenzione è salita immediatamente.
 
L'emozione è diventata apoteosi quando in un rapido giro di melodia, ritmo e note la band ha proposto la carrozza di Hans, festa, e impressioni di Settembre. Prima dell'inizio di quest'ultima Franco Mussida ha voluto fare una dedica a tutto il pubblico lanciando il suo messaggio di addio, «voglio dedicarla a tutti voi,  – ha detto con una voce rotta dalla commozione – vi ringrazio tutti per tutto quello che mi avete dato.»
 
Finale con il bis scontato e con la solita standing ovation che il pubblico Trentino, offre sempre come tributo, alla band che maggiormente ha incarnato il progressive italiano, una formazione amata e rispettata da tutti che ha fatto dello studio e della sua semplicità il percorso del suo successo e che è riuscita a sopravvivere a cambiamenti musicali e tecnologici nel corso di 50 anni. Questa è senza dubbio la vittoria più bella della Premiata Forneria Marconi. 
 
La giornata della PFM è cominciata nel pomeriggio, prima con il sound check, al quale i musicisti hanno parecipato solo nella parte finale e poi con un'intervista rilasciata al nostro giornale (unica in Trentino accreditata).
 
 
Anche nel pomeriggio sono stati numerosi i fan che hanno atteso all'uscita del teatro i musicisti per conquistare qualche autografo e fare qualche foto insieme ai proprio beniamini.
 
La band dimostrando di essere davvero molto seguita ed amata da tutta la penisola ha incontrato persone provenienti da tutt'Italia, Bologna, Parma, Padova, Milano, Pordenone, solo alcune delle località di provenianza di fan della PFM.
 
In particolare abbiamo incontrato Gianluca, 50 anni, di Bologna, che li segue da tantissimi anni.
 
Lui è arrivato nel primo pomeriggio in automobile dalla sua Bologna per assistere all'ennesimo concerto della sua band preferita e alla fine della serata ripartirà per fare ritorno a casa. Lunedi si va la lavoro!.
 
Fin dagli inizi della vostra carriera avete cercato, riuscendoci, di fare progressive. Cosa significa per voi?
 
«Fare progressive significa sperimentare e per me – racconta Di Cioccio – rappresenta un’area della musica in cui il musicista è libero di improvvisare. Fare progressive, e farlo come noi da tanti anni significa davvero tentare di dare al nostri pubblico un qualcosa in più nella speranza che riesca a cogliere tutte le sfumature che vi sono nei nostri brani».
 
Avete avuto particolare successo in Italia e in Gran Bretagna, con discreta popolarità in Giappone. Cosa vi ha impedito di affermarvi anche negli USA?
 
«Per affermarci negli Stati Uniti avremo semplicemente dovuto rimanere negli Sati Uniti. E invece noi abbiamo preferito, per tanti motivi, ritornare in Italia. Resta comunque il fatto che siamo l’unica band italiana ad avere avuto il prestigioso riconoscimento di entrare nella classifica di Billboard.»
 
A quale formazione progressive vi siete ispirati maggiormente?
 
«Sinceramente a tutti e a nessuno. Non voglio fare un torto a nessuno però davvero agli inizi ascoltavamo ti tutto e di più. Se proprio devo fare dei nomi posso dire che mi ha entusiasmato Ringo Starr per la sua tecnica innovativa e anche Ginger Baker prima e dopo la sua partecipazione ai Cream».
 
Che esperienza è stata la vostra apparizione all’ultimo festival di Sanremo come super ospiti?
 
«Tutti quelli che ci hanno telefonato i giorni successivi hanno detto che è stato straordinario. Per noi suonare a Sanremo, con una banda che per me rappresenta la mia infanzia, è stata un’esperienza molto positiva. Come dicevo la banda mi ricorda la mia infanzia, quando mio padre vi suonava ed era gioia e allegria. Andare a Sanremo e rappresentare una delle eccellenze italiane mi ha riempito di orgoglio. E’stato un rischio calcolato, nel senso che potevamo anche non essere compresi data la complessità dell’esecuzione musicale ma alla fine posso dire che è stata una scommessa vinta».
 
La tourneè indimenticabile con De Andrè del 1978 vi ha segnato? Avete un ricordo particolare del grande Fabrizio?
 
«Suonare con Fabrizio ha significato molto per noi. Era una persona bella sia sul palco che fuori.Il doppio album che ne è scaturito è il ricordo più bello di noi con DeAndrè.»
 
Orfani di Mussida, cosa sarà della PFM?
 
«La PFM continuerà ad essere la PFM! Senza Franco sarà diverso per lui, come me, è stato il fondatore della band, ma parlando insieme abbiamo deciso che bisogna andare avanti e cercare di fare qualcosa di differente. Una PFM senza Mussida, ecco cosa sarà.»
 
Stefano Leto
 

— Onda Musicale

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