Musica

Haken: con “Aquarius” si guarda al futuro

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Siete amanti della fantascienza, oltre che ovviamente del prog? Ecco allora l’album per voi: Aquarius, della band inglese Haken.

Veniamo catapultati nel ventiduesimo secolo e con The Point Of No Return, prima traccia del disco, assistiamo alla nascita di una piccola sirena: l’atmosfera evocata dalle prime note identifica subito il gruppo come seguace di band storiche come i Gentle Giant e gli Spock’s Beard, ma con qualcosa di nuovo, che è poi il motivo per cui vale la pena di ascoltarli.

La musica cambia e si evolve insieme allo stato d’animo dei genitori che, una volta realizzato quale sia la natura della bambina, inorridiscono e decidono di rilasciarla (o abbandonarla, a voi l’interpretazione) nell’oceano. Passiamo così alla seconda canzone, Streams, che ci narra delle nuotate della sirena in mezzo ai pesci… ascoltate con attenzione l’intro, vi ricorda qualcosa? A me sì, decisamente, ma il tastierista Richard Henshall nega di essersi ispirato a una qualche canzone in particolare… sarà! La storia continua in Aquarium con la cattura della creatura che viene esposta in un circo come attrazione.

La musica è alienante, e se vi mettete in gioco potrete quasi sentire la malinconia e la solitudine di un vuoto nuotare in circolo dietro una parete di vetro, insieme allo struggente anelito alla libertà che precede il bell’assolo perfettamente in tono con l’atmosfera. In fondo è questo il bello del prog, no? Potersi immaginare una storia in note, vedere la scena vivida e nitida davanti ai propri occhi non guardando ma ascoltando.

La canzone acquista ritmo e cattiveria al sesto minuto, con un bel giro da hard rock e un piacevolissimo assolo che richiama vagamente i Dream Theatre, per poi ritornare alle atmosfere iniziali e lasciare il posto alla quarta traccia, Eternal Rain, che ci racconta dei sensi di colpa di quegli uomini che avevano catturato la sirena in con un prog decisamente piacevole e un bellissimo assolo a due voci.

L’intro della seguente Drowning In The Flood è decisamente da considerare metal, o quantomeno cattivo al punto giusto: non delude le aspettative nemmeno l’assolo, per nulla scontato o noioso. Nei quasi dieci minuti della traccia un disastroso temporale si abbatte sulla Terra, inondando tutto, al che la nostra sirena salva uno dei suoi aguzzini, dando per lui la vita. Proprio per questa duplice natura apocalittica e umanissima della canzone, i musicisti di Londra alternano un’atmosfera solenne alle schitarrate in versione hard prog, che si interrompono poi brutalmente per lasciare spazio all’intro ventosa (molto Shine On You Crazy Diamond) di Sun, struggente descrizione della morte della creatura.

Meravigliosi l’arpeggio iniziale e l’assolo a mio avviso molto floydiano, che fanno di questa canzone un vero gioiellino. La canzone si conclude sulle note pizzicate dell’inizio e ci introduce all’ultima canzone, Celestial Elixir, che con il suo intro solenne cattura subito l’attenzione, per lasciare poi sorprendentemente il posto a un sound che non saprei come definire se non da Gentle Giant. Davvero una bellissima canzone, che chiude in positivo un album che, se avete del tempo (dura 72 minuti), vale decisamente la pena di ascoltare!

Stay prog

— Onda Musicale

Tags: Shine on you crazy diamond/Londra/Gentle Giant/Prog Rock
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