Musica

Con “Ballo al Savoy” e “L’acqua cheta” torna al “Sociale” «OPERETTA A TRENTO»

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Si rinnova anche quest'anno nella programmazione artistica del Centro Servizi Culturali S. Chiara la collaborazione con la Compagnia “Teatro Musica Novecento” per offrire al pubblico, che ha avuto modo di apprezzarne la qualità degli allestimenti nel corso delle più recenti Stagioni, due nuovi spettacoli. Giovedì 4 febbraio sarà in scena al Teatro “Sociale” BALLO AL SAVOY e giovedì 10 marzo sarà invece la volta de L' ACQUA CHETA.

I due allestimenti sono stati illustrati oggi a Trento nel corso di una Conferenza Stampa dal direttore del Centro S. Chiara, Francesco Nardelli, e dal M° Stefano Giaroli, direttore d'Orchestra e rappresentante della produzione. Sono intervenuti all'incontro con i giornalisti il M° Luigi Azzolini, direttore del Coro del Teatro Sociale e l'attore e cantante Fulvio Massa.

L'abbinamento, nell'arco delle due serate, di uno spettacolo che guarda alla tradizione mitteleuropea (e non solo) ad un'operetta italiana di ambiente popolare, sarà in grado di offrire agli appassionati di questo genere musicale un gustoso cocktail di teatro e musica, con fughe d'amore e finti rapimenti, eredità contese, femministe ante litteram e donne tentatrici, divorzi annunciati e subito revocati.

La regia di entrambe le operette è affidata ad Alessandro Brachetti, che ha curato anche gli adattamenti. Nel golfo mistico l'Orchestra “Cantieri d'Arte” diretta da Stefano Giaroli. Anche quest'anno, nelle recite in calendario a Trento, gli allestimenti scenici della Compagnia “Teatro Musica Novecento” troveranno una dimensione musicale straordinaria grazie all’intervento del Coro del Teatro Sociale diretto da Luigi Azzolini. Gli interventi coreografici saranno affidati al Corpo di ballo “Accademia”; scene e costumi sono di Artemio Cabassi.

BALLO AL SAVOY, composta dall'ungherese Paul Abrahm su libretto degli austriaci Alfred Grünwald e Fritz Löhner-Beda e rappresentata per la prima volta al  Metropol Theater di Berlino nel 1932, non è solamente un’operetta, anche se a tutti gli effetti lo è. Musicalmente è, infatti, molto di più in quanto, oltre ai valzer, alle arie e ai duetti amorosi tipici di questo genere di teatro musicale, la partitura è ricca di ritmi sfrenati, dal tango argentino allo swing, con chiarissime allusioni e riferimenti al Musical che in quegli anni stava spopolando oltre oceano.

In particolare è presente Cole Porter, di cui Abrahm inserisce una parafrasi di Night and Day. Difficile dunque il compito di allestire questa sorta di musical, senza tradire lo spirito operettistico della trama e di parte delle musiche presenti. L’adattamento del copione, curato da Alessandro Brachetti per “Teatro Musica Novecento”, punta a mantenere questo equilibrio, aiutato dalla scenografia di Artemio Cabassi che, elegante e priva di inutili pesantezze così come i costumi, riesce a creare quadri dal grande impatto visivo.

Siamo a Nizza nel 1932 e nella Hall dell’Hotel Savoy si festeggia il ritorno del marchese Aristide e della sua sposina Maddalena dal lungo viaggio di nozze. Ma un telegramma, inviatogli dal suo avvocato, informa il giovane nobiluomo che, per potere accedere al patrimonio del suo defunto padre, deve onorare un impegno preso in passato dal genitore: trascorrere una nottata con Tangolita, danzatrice spagnola. Serve dunque uno stratagemma per onorare l'impegno senza mettere a repentaglio il matrimonio. Una sequenza di equivoci ricchi di comicità irresistibile si innesca su un’invenzione musicale felicissima, che occhieggia alla tradizione danubiana e nello stesso tempo a Broadway.

Fra i brani più noti dell'operetta, Oh Mister Brown, ispirato a Cole Porter; il valzer Toujours l'amour; il fox-trot Quando il turco bacia e il tango Un rosso fior, un caldo cuor.

L’ACQUA CHETA, la cui musica fu composta nel 1920 dal toscano Giuseppe Pietri, ha invece una genesi teatrale. Si tratta, infatti, della versione con musica di una commedia in fiorentino di Augusto Novelli che era stata rappresentata con successo (oltre quaranta repliche) qualche anno prima, nel 1908.

Gioiello dell’operetta italiana anni venti, unisce la raffinata musica di Pietri (che qualcuno definì il Puccini della “piccola lirica”) alla deliziosa commedia in vernacolo di Novelli, fra gli esiti migliori del cosiddetto realismo borghese. Lo spettacolo si caratterizza per l’ambientazione decisamente popolare, che contrasta con lo sfarzo asburgico delle operette danubiane, all’epoca imperanti. Del resto, la commedia di Novelli era stata un grande successo proprio per la felice definizione dei caratteri.

L’azione si svolge a Firenze, dove il vetturino Ulisse vive con la moglie Rosa e due figlie, Ida e Anita; la prima (l’acqua cheta) sembra la più seria e virtuosa, mentre la seconda non nasconde il suo amore per il falegname Cecco. Giunge alla casa Alfredo, che si presenta come giornalista, intenzionato ad affittare una stanza; è in realtà l’amante segreto di Ida e i due giovani, sulla base di un piano già stabilito, fuggono di nascosto durante la notte. Grazie all’aiuto di Cecco e di Stinchi, il buffo aiutante di casa, i due furtivi innamorati saranno riportati a casa, ottenendo il perdono dei genitori di Ida. La ragazza potrà così sposare il suo Alfredo e Anita convolare a giuste nozze con Cecco.

Elegante e ricca nell’invenzione musicale, l'operetta propone, accanto ai duetti lirici, momenti corali di forte impatto spettacolare fra i quali spiccano la scena della “Rificolona”, l'antica festa della tradizione fiorentina, e           quella del ballo del  Trescone. Da sottolineare inoltre l'efficacia dei numeri comici che hanno per protagonista la coppia formata dal fiaccheraio Ulisse e dal suo garzone Stinchi, protagonisti anche del duetto "Oh, come è bello guidare i cavalli", uno dei brani più conosciuti e amati dal pubblico di questa operetta, secondo forse soltanto alla celebre stornellata di Cecco"Fiorin, fiorello". 

— Onda Musicale

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