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Il disco della settimana: Appetite for Destruction dei Guns ‘n Roses

Eccoci qui, come ogni settimana diamo vita a questo nostro appuntamento. Quest’oggi vi consiglierò un disco di una band scatenata sotto tutti i punti di vista: “Appetite for destruction” dei Guns ‘n Roses.

Già, i Guns ‘n Roses… famosissimi in tutto il mondo per le loro performance e le loro canzoni dalle sonorità travolgenti. Nacquero dalla fusione di due band: gli L. A. Guns e gli Hollywood Roses ed iniziarono ben presto a suonare nel circuito dei club di Los Angeles.

Appetite for destruction” è il loro primo disco da studio, pubblicato nel 1987 e considerato da molti il loro maggior successo. È uno dei dischi più importanti della storia della musica nonché uno dei primi a lanciare il genere Sleaze Metal (che è una variante più cattiva dell’hair/pop metal), genere nel quale i Guns ‘n Roses sono riconosciuti come esponenti fra i più importanti al mondo.

Le canzoni di questo disco furono perlopiù scritte nel periodo in cui la band girava i club di Los Angeles, come dichiarato da un’intervista dello stesso Axl Rose…non tutte le canzoni di quel periodo vennero inserite del disco, alcune infatti (come November rain, Don’t cry e Back off bitch) vennero prese in considerazione per gli album successivi.

Dopo l’uscita del loro primo LP live, pubblicato in tiratura limitata in sole 10.000 copie, la casa discografica accetta di fari incidere il primo disco ai Guns. Dopo un breve periodo di prove il gruppo andò in California per registrare nel gennaio 1987 e vi rimase fino ad inizio febbraio circa. Per la produzione la band pensò a Paul Stanley dei Kiss, ma fu ben presto scartato in quanto voleva porre delle modifiche ad alcune canzoni (cosa che alla band non andò giù)…così la scelta cadde su un giovane produttore di nome Mike Clink.

La band preferì registrare separatamente le proprie parti: Slash suonava al pomeriggio mentre Axl cantava fino a tarda notte… in tutto ciò il buon Clink arrivò a circa 18 ore consecutive di lavoro in studio (!!!!) per poter seguire tutti gli elementi della band. Slash però non riusciva a trovare un suono di chitarra adatto, dopo diversi tentativi provò a collegare una Gibson Les Paul ad un amplificatore Marshall et voilà: ecco il suono che Slash voleva e che diventerà il suo marchio di fabbrica per l’intera carriera.

L’album si compone di 12 tracce, fra i singoli che ne accompagnarono l’uscita ricordiamo “Paradise City”, “Welcome to the jungle”, It’s so easy”e “Nightrain”.

Welcome to the jungle” è una delle canzoni più celebri della band, l’idea per questo pezzo venne ad Axl Rose dopo un curioso episodio che gli capitò mentre era in visita a Seattle con un suo amico. Mentre i due camminavano per le vie della città un barbone si fece loro incontro e, per tentare di spaventarli, urlò “You know where you are? You’re in the jungle, baby!! You gonna die!”.

Altra canzone conosciutissima era Mr. Brownstone, uno dei pezzi più particolari della band con delle sonorità sperimentali che sfoggiano quasi in dei ritmi tribali.

Paradise City invece è un brano dall’apparente tranquillità ma che andando avanti accelera sempre di più fino a diventare un pezzo di evidente ispirazione punk.

Sweet child ‘o mine…qui siamo davanti ad un riff che ha fatto la storia del rock; la creatività di Slash poi esce anche nell’assolo (il più lungo di tutto il disco) in cui mette in evidenza tutta la sua tecnica sopraffina facendo “urlare” la sua Gibson. Il testo è stato scritto dal Axl Rose.

Curioso come il disco ricevette delle critiche negative, alcuni addetti ai lavori erano convinti che il successo dei Guns fosse frutto dell’ormai conosciuto detto “sesso, droga e rock & roll”. C’è da dire anche che il periodo storico americano non era dei migliori per un abbinamento del genere: il paese infatti era alle prese con la presidenza complicata di Reagan e con la crisi dell’AIDS…inoltre cresceva esponenzialmente la popolarità di MTV e quindi il “messaggio sbagliato” si diffondeva rapidamente. I Guns vennero addirittura bollati, e qui devo dire in modo molto azzardato ed eccessivo secondo me, come i “figli scarsi” di band quali Aerosmith.

Insomma tutto ciò comunque non fece ritardare il successo mondiale della band che in seguito regalò al pubblico (e quindi anche al sottoscritto quando arrivai a “scoprirli”) delle chicche e dei dischi memorabili e mitici. Un album di debutto ricco di personalità, di suoni taglienti, di ritmi forsennati e dai testi che parlano di droga, amore e a volte sfiorano anche il sesso. Un disco adatto per questa settimana… io ce l’ho già a palla nello stereo della macchina… ascoltatelo anche voi.

 

— Onda Musicale

Tags: Slash, Axl Rose, Guns N' Roses, Appetite for Destruction
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