In primo piano

Un disco per il week end: “Biglietto per l’Inferno” del Biglietto per l’Inferno

Chi veniva ad ascoltare noi avrebbe visto l’inferno del mondo, queste le parole dell’ex frontman del Biglietto per l’Inferno Claudio Canali pronunciate durante una trasmissione su Rai Uno.

Ormai ritirato da anni dalle scene rock ora Claudio, anzi fra Claudio, è un monaco benedittino e trascorre la sua vita in un eremo vicino a Lucca dedicandosi al flauto ed alla formula ora et labora. Prima della svolta religiosa negli anni ’90, dopo un periodo negli Hare Krishna, Claudio Canali ed altri musicisti di Lecco formarono nei primissimi anni ’70 il Biglietto per l’Inferno che, nel 1974, pubblicò il disco d’esordio omonimo.

Caratteristiche principali di questo disco sono le soluzioni melodiche che incontrano le atmosfere più dark, progressive e soprattutto hard rock. I testi poi sono decisamente critici nei confronti della società e del clero e, proprio per questo, valsero a Canali il soprannome di voce del Diavolo.

L’album è un successo sia per la critica, in particolare per Renzo Arbore, che per il pubblico, ma la piccola Trident Records non riusciva certo a coprire tutte le richieste da sola. Infatti, dopo il mancato secondo album Il tempo della semina (album che vedrà la luce negli anni ’90), la Trident fallisce ed il gruppo si scioglie. Oggi la band rivive con un organico che mischia vecchi e nuovi elementi ribattezzatosi Biglietto per l’Inferno Folk, ma andiamo a dare un’occhiata alle tracce del primo storico disco:

 

Ansia: atmosfere delicate al suono di una chitarra arpeggiata ed un hammond, accompagnati da tintinnii e flauto, ci ricordano Le Orme più melodiche (leggi qui) al pari degli Emerson, Lake & Palmer (leggi qui).

Questo fino a quasi un minuto e mezzo per poi cambiare totalmente registro e ritmo, la chitarra diventa distorta ed il ritmo si fa più forsennato con vaghi accenni alla musica classica mischiata a toni spettrali e spaziali, dati dai synth, verso la fine del brano accompagnati da una rullata incessante di batteria.

Il breve testo parla di una vita spesa ad uccidere e rubare. Un giorno, un amico di questa persona gli suggerisce dei preti “mai visti”, ai quali il protagonista vuole affidarsi per espiare le sue colpe anche se li definisce ciarlatani, mercanti o profeti.

Confessione: un’apertura melodica ed eterea fa da sottofondo ad un dialogo tra un uomo e “frate Isaia”. L’uomo confessa al religioso di aver ucciso un bastardo che avrebbe voluto coprire coi soldi il suo sporco passato tentando così di beffare il suo fato.

Il frate è decisamente riluttante, per non dire contrario, al perdono dato che per il quinto comandamento non si può uccidere. Non può quindi salvarlo “dal fuoco eterno, hai solo un biglietto per l’inferno”. L’uomo protesta ed il tutto viene evidenziato da una lunga parte strumentale che vede chitarre più distorte e dei cori finali in stile Osanna.

Una strana regina: un’inquietante nenia tessuta al mellotron, con intarsi di pianoforte e flauto, caratterizza l’inizio di questo brano in cui si continua a parlare di una vita all’insegna dell’omicidio e della rapina (“altro non so fare”). Le atmosfere successive si rincorrono poi in lunghi momenti eterei seguiti da frenesie finali dal sapore jazz, in particolare per quanto riguarda la chitarra.

Il nevare: uno dei testi più ostici del disco dove si scontrano ritornelli sognanti e momenti più spaziali grazie ai sintetizzatori ed a un testo nel quale misteriose creature s’incontrano.

L’amico suicida: con i suoi quasi quindici minuti è il brano più lungo di tutto il disco, ma al contempo è anche quello dalle tematiche più macabri e forti con lugubri giri strumentali.

Si narra infatti della triste visita ad un amico morto suicida e per questo condannato dalla Chiesa e dalla società perché il gesto è visto come un gravissimo peccato.Attorno al tuo corpo c’è un alone di morte/ti guardo il viso scarno, tu sei forte/il tuo viso cereo e gli impulsi lenti/le tue labbra scure mi fanno stringere i denti.

Giudizio sintetico: tra i capolavori del progressive rock italiano anche se non godette della giusta distribuzione. Un album da scoprire ed ascoltare più volte per carpirne appieno la sua forza ed efficacia. Insomma, un must per intenditori e collezionisti!

Copertina: una misteriosa figura sospesa a mezz’aria mentre si lancia verso l’ignoto

Etichetta: Trident Records

Line up: Claudio Canali (voce, flauto e flicorno), Marco Mainetti (chitarra), Fausto Branchini (basso), Giuseppe Banfi (organo e minimoog), Giuseppe Cossa (organo e pianoforte) e Mauro Gnecchi (batteria)

 

 

— Onda Musicale

Tags: Emerson, Lake & Palmer, Renzo Arbore, Le Orme, Osanna
Sponsorizzato
Leggi anche
17 agosto 1982: viene prodotto il primo album su CD della storia. E’ “The Visitors” degli Abba
Addio a Claudio Lolli: il cantautore bolognese è scomparso oggi a 68 anni