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La copertina di Abbey Road: i Beatles tra misteri e verità

“Abbey Road” è l’ultimo album registrato dai Beatles nel 1969, sebbene pubblicato per penultimo, e deve la sua fama anche alla sua iconica copertina.

I Beatles volevano realizzare un LP intitolato “Get Back”, ma i risultati delle sessions di registrazione non li soddisfacevano. Capendo che da lì a poco si sarebbero sciolti, non volevano terminare la loro storia con un brutto album, e decisero quindi di abbandonare il progetto “Get Back” per dedicarsi ad un altro disco (vedi approfondimento su “Get Back”).

Il nuovo lavoro avrebbe dovuto intitolarsi “Everest” e prevedeva una session fotografica da tenersi sulla cima himalayana. Le registrazioni andavano bene, ma al momento di fare la foto per la copertina nessuno dei quattro aveva voglia di intraprendere un viaggio così lungo e difficoltoso. La soluzione, come spesso accadeva, venne da Starr. Il batterista era famoso per le sue idee strampalate, che Lennon chiamava “ringoismi“, e che la band frequentemente accettava. Quella volta Starr propose: “Perché non facciamo la foto qua sotto, e intitoliamo l’album Abbey Road?” Il progetto di un album intitolato “Everest” venne quindi abbandonato, ma a favore di un’idea e di una copertina che poi rimasero nella storia.

Come tutti sanno l’immagine sulla cover rappresenta i quattro baronetti che attraversano la strada sulle strisce pedonali. La foto però presenta alcuni particolari curiosi che hanno più volte attirato l’attenzione dei fans, in particolare i sostenitori della teoria secondo cui Paul McCartney sia morto nel 1966 (vedi approfondimento), fatto sta che la sua emblematicità non smette di generare questioni.

Ad esempio mentre Lennon, Harrison e Starr indossano le scarpe, McCartney è scalzo. Come mai? La risposta è molto banale: Paul cercava sempre di distinguersi dagli altri tre nelle foto per farsi notare, e come vedete ha ottenuto il risultato che desiderava visto che ne stiamo parlando ancora oggi. Per la cronaca, McCartney giunse presso le strisce pedonali con un paio di sandali, che poi si tolse.

Gli abiti dei 4 Beatles sembrano indicare che stiano partecipando ad un funerale: il sacerdote (John), il defunto (Paul), l’operaio che scava la fossa (George), l’impresario delle pompe funebri (Ringo). Anche in questo caso la risposta è semplice: la foto fu scattata l’8 agosto 1969, e già da alcuni anni i Beatles non si vestivano più tutti uguali.

Sullo sfondo si trova un Maggiolino Volkswagen targato LMW 281F, che potrebbe significare “Linda McCartney Widow – 28 (years) IF (he lives)”. Basti dire che Paul e Linda non erano ancora sposati nel 1966 (data della presunta morte) e che nel 1969 (data della foto) McCartney in realtà aveva 27 anni.

L’ultimo album registrato dai Beatles è inevitabilmente permeato da un senso di decadentismo. In magnifico contrasto con ciò, George è in stato di grazia e raggiunge il suo culmine personale realizzando Here comes the sun e Something. Lo è anche Ringo, che scrive e canta Octopus’s garden (una sorta di nuova Yellow submarine). I pezzi di John (Come together, I want you, Because) hanno poca affinità con i Beatles e già starebbero meglio sull’album solista che stava realizzando. Quello che maggiormente soffre per l’imminente separazione anche dal punto compositivo è Paul (Oh! Darling, Carry that weight, The end).

Le canzoni sul “lato B” sono unite come se fosse un’unica traccia, e vi sono infilate anche alcune “mezze canzoni” mai terminate. Finora vi ho detto cos’è, ma non com’è “Abbey Road“: è l’album con il più alto potenziale ma peggio sfruttato della storia. Ci sono delle canzoni bellissime ma troppo brevi, o abbruttite da un testo improponibile, o non terminate, o rovinate dall’essere inserite nel medley, o semplicemente buttate lì e mai fatte bene. Purtroppo i 4 non avevano voglia di fare quest’album assieme, nonostante l’ancora grande potenziale di ciascuno di loro.

 

— Onda Musicale

Tags: John Lennon, Abbey Road, The Beatles, Ringo Starr, Paul McCartney, copertina, Get back
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