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24 gennaio 1962: Brian Epstein firma un contratto di cinque anni come manager dei Beatles

I Beatles con il loro manager.

Brian Samuel Epstein nasce a Liverpool il 19 settembre del 1934 ed è stato un imprenditore britannico, noto principalmente per essere stato il manager dei Beatles.

Brian Epstein si propose per la gestione del gruppo in un periodo nel quale i Fab Four non erano altro che uno dei moltissimi gruppi beat di Liverpool e stavano già lottando da tempo per ottenere il successo. Benché non avesse avuto altre esperienze come agente, Epstein rivelò un’innata abilità nel presentare e promuovere il quartetto. Morì prematuramente il 27 agosto 1967 a causa di un’overdose di anticonvulsivanti e alcool.
 
Brian nacque da Malka Hyman e Harry Epstein, entrambi di religione ebraica. La madre, il cui nome yiddish era stato anglicizzato in Queenie, proveniva da una famiglia agiata dell’Inghilterra centrale che possedeva e gestiva una ditta di arredamento. Harry era figlio di Isaac Epstein, un immigrato dalla Polonia che all’inizio del XX secolo aveva aperto a Liverpool una bottega in cui si vendevano mobili. Negli anni trenta l’esercizio si era allargato e aveva trasferito il negozio in Walton Road, ampliando l’offerta e inglobando il NEMS (North End Music Store), ditta che prima dell’avvento di dischi, grammofoni e radio su larga scala era specializzata nella vendita di partiture e strumenti musicali.
 
Brian Epstein ebbe una formazione scolastica irregolare cambiando sette istituti a causa dei risultati deludenti, fra essi il Southport College, il Liverpool College, Beaconsfield e il Wrekin College. Lasciata la scuola a quindici anni, dopo una parentesi come venditore nel negozio di famiglia e dopo il servizio militare con congedo anticipato studiò alla Royal Academy of Dramatic Art di Londra; abbandonata l’accademia al terzo trimestre, fu mandato da suo padre a lavorare nel nuovo negozio di dischi NEMS a Liverpool. Infine, dopo che un secondo negozio fu aperto al 12-14 di Whitechapel, Brian Epstein fu incaricato di gestire il settore musicale. Dal 3 agosto 1961, iniziò a scrivere regolarmente sulla rivista Mersey Beat.
 
Epstein si dimostrò un ottimo venditore, con innate doti di persuasione, un grande fiuto per i successi musicali e attenzione ai bisogni della clientela. Poiché nell’ottobre 1961 più di una persona richiedeva al suo negozio di dischi il 45 giri che il gruppo (che nelle etichette originarie del disco figurava col nome di Beat Brothers) aveva inciso in Germania con Tony Sheridan, Brian Epstein, non riuscendo a procurarselo, si rivolse direttamente ai Beatles per ottenere informazioni. Assieme al proprio assistente Alistair Taylor, andò a vederli in una esibizione al Cavern Club, (leggi l’articolo) rimanendo folgorato dalla performance e dal successivo incontro con il quartetto in camerino.
 
«Credo che siano fantastici» commentò uscendo rivolto a Taylor. E aggiunse: «Credi che dovrei diventare il loro manager?»
 
A un incontro nel dicembre 1961, i Beatles accettarono di assumere Epstein come manager del gruppo. Il 24 gennaio 1962, i quattro membri firmarono un contratto di sei anni che li legava al nuovo manager. Epstein non firmò subito il contratto, lasciando ai Beatles la possibilità di svincolarsi dagli obblighi previsti nell’accordo. Il contratto non era tecnicamente legittimo, poiché McCartney e Harrison non avevano ancora l’età legale per farlo.
 
Benché non avesse una precedente esperienza come agente di gruppi, Epstein fu determinante per il successo iniziale della band. Quando vide per la prima volta i Beatles, questi indossavano blue-jeans e giubbotti di pelle, esibendosi in turbolenti concerti rock’n’roll. Egli li incoraggiò a cambiare stile nel vestire e a rendere le loro esibizioni meno ruvide, e così giacca e cravatta divennero la loro divisa al posto dei giacconi di pelle. Inoltre li convinse a non fumare né a mangiare durante i concerti, e li persuase a sfoggiare il famoso inchino alla fine dell’esibizione.
 
Dopo che i Beatles vennero rifiutati dalle maggiori etichette europee e statunitensi, compresa la Columbia Records, la Pye Records, la Philips Records, la Oriole Records e la Decca Records, Epstein infine riuscì fortunosamente ad agganciare la Parlophone, una piccola casa di produzione legata alla EMI. (leggi l’articolo) Si era rivolto alla HMV di Londra per ottenere un acetato da alcuni nastri che contenevano registrazioni dei Beatles. Durante l’operazione, un tecnico dell’HMV, Jim Foy, rimasto impressionato positivamente dal sound dei nastri, mandò Epstein da George Martin, un dirigente della Parlophone.
 
Martin accettò di sentire il gruppo di Liverpool e programmò un’audizione il cui risultato fu ritenuto positivo, anche se pose una condizione: Pete Best, considerato non all’altezza degli altri tre, avrebbe dovuto essere sostituito con un altro batterista.
 
In una successiva riunione, anche Paul McCartney e George Harrison convennero con Brian di allontanare Best. Il suo posto fu preso da Ringo Starr, e così Epstein – chiamato colloquialmente “Eppy” dai quattro musicisti secondo l’abitudine di Liverpool di abbreviare i nomi – diventò uno dei principali promotori del successo del gruppo trasformandosi da manager di un gruppo di provincia a uno dei più potenti imprenditori del mercato musicale. Professionalmente, oltre a curare i Beatles, Epstein cercò di gestire con successo Gerry & The Pacemakers, Billy J. Kramer & The Dakotas, The Big Three, i Rustiks, Tommy Quickly, Paddy, Klaus & Gibson, Cilla Black e molti altri artisti.
 
Nei successivi anni, il rapporto con la band mutò riflettendo il cambiamento del gruppo. La decisione dei quattro musicisti nel 1966 di cessare le esibizioni live fece temere a Epstein che non avrebbero rinnovato il contratto di management in scadenza nell’ottobre 1967. La cosa era del resto molto probabile, in quanto Epstein era stato sicuramente determinante per il lancio dei Beatles, ma in seguito si era rivelato uno scadente negoziatore e un improvvisato imprenditore. Di fatto, l’unico vero affare lo aveva concluso personalmente proprio con loro, avendo negoziato per se stesso ben il 25 per cento dei loro compensi. Diversamente andarono le cose quando si trovò a gestire gli interessi del gruppo.
 
Si rivelò disastroso sia nella gestione delle tournée (troppe date e con scarsi ritorni economici, i concerti americani furono quasi tutti in perdita) che in quella dei gadget (per l’utilizzo del nome “Beatles” accettò un esiguo 10 per cento per il gruppo contro il 90 per cento a favore della Stramsact e della consorziata americana Seltaeb, due società che si occupavano del merchandising). Gli stessi Beatles percepivano pochissimo sulla vendita di ogni loro singolo disco. Assai poco lungimiranti, inoltre, gli accordi per la costituzione della Northern Songs, a cui appartenevano le canzoni di Lennon e McCartney. E tuttavia, l’efficienza e le doti organizzative furono riconosciute e rimpiante appena dopo la sua scomparsa.
 
Nel caos della produzione di Magical Mystery Tour, Neil Aspinall ebbe a dire: «Quando Brian era vivo, non c’era mai da preoccuparsi […] Bastava chiedere quindici automobili e venti stanze d’albergo e tutto era pronto.».
 
E Alistair Taylor aggiunge: «I Beatles sembravano persi senza Brian»
 
Epstein, consumatore abituale di psicofarmaci, fu trovato morto il 27 agosto 1967 nella sua casa londinese di Chapel Street, nel weekend in cui i Beatles erano in Galles per incontrare il guru indiano Maharishi Mahesh Yogi. Non molto tempo prima, il manager aveva tentato per due volte di togliersi la vita, e per questa ragione cominciò a serpeggiare l’ipotesi del suicidio, teoria smentita però dalle condizioni del ritrovamento e dal verdetto del coroner secondo il quale la morte di Epstein era da considerarsi accidentale, causata da un’overdose di Carbatrol.
 
Più tardi si diffuse anche la voce sinistra e inquietante che si fosse trattato di un omicidio “a contratto” in seguito al fallimento della Seltaeb. Questa tesi si basava fra l’altro su misteriose telefonate anticipatrici degli eventi e sul suicidio fortemente sospetto di un ex legale della Seltaeb, ma non venne mai provata dalle autorità investigative e giudiziarie.
 
La salma venne trasferita a Liverpool e due giorni dopo il decesso furono celebrate le esequie presso la Greenbank Drive Synagogue, in assenza dei Beatles la cui partecipazione avrebbe potuto richiamare folle di fan. Poi Brian Epstein venne trasportato al Cimitero Ebraico di Long Lane a Liverpool, dove fu sepolto non lontano dal padre ma non al suo fianco, come invece la madre avrebbe voluto; erano presenti solo gli amici più stretti, che rimasero amareggiati dalle aspre parole pronunciate dal rabbino nell’orazione funebre.
(fonte wikipedia)
 

— Onda Musicale

Tags: The Beatles, Liverpool, George Martin
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