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Matt Gilmour: il figlio di David Gilmour racconta il suo album solista “The Grey”

Siamo nel 1975 quando David Gilmour, pochi anni dopo il tour americano con i Pink Floyd, sposa l’attrice e modella americana Virginia Hasenbein detta anche “Ginger“.

La storia tra i due artisti, culminata con il matrimonio durante le registrazioni di “Wish You Were Here”, dura dal 1975 al 1990 (leggi qui l’intervista a Ginger Gilmour) e da questa unione sono nati i figli Alice (1976), Clare (1979), Sara (1983) e Matthew (1986). L’ultimo genito, crescendo, ha poi seguito le orme del padre diventando un musicista professionista. Testimonianza di questo suo traguardo è il suo recente disco d’esordio intitolato The Grey, prodotto e registrato da Danny Johnson degli Steppenwolf.

L’abbiamo contattato per chiedergli alcuni dettagli riguardanti il suo album, la sua vita, ma soprattutto la musica.

Chitarrista, cantante e musicista, come ti descriveresti?

“Descriverei me stesso come un artista. Suono la chitarra, canto, scrivo canzoni, produco musica e mi occupo anche di fotografia, design e gastronomia. Mi piacciono troppe cose per potermi etichettare.”

Quando, e come, hai iniziato a suonare la chitarra?

“A dire la verità ho cominciato a suonare la chitarra piuttosto tardi. Ho imparato le basi del violino, del piano, del canto e della batteria dai 7 fino ai 12 anni. Non ho mai cominciato davvero a suonare la chitarra acustica fino a quando non ne ho compiuti 17 e poi non ho preso una chitarra elettrica, né ho preso i miei primi pedali, fino a quando non mi sono trasferito negli Stati Uniti circa 4 o 5 anni fa”.

 Quando hai deciso di diventare un musicista professionista?

“Non sono sicuro se io abbia mai davvero “deciso” di essere un musicista professionista, è semplicemente l’unica cosa che mi rende felice quando mi sveglio la mattina. Continuo a fare ciò che mi piace. Ovviamente – ci spiega Matthew Gilmour –  devo anche mangiare e pagare l’affitto quindi esibirmi era l’unica opzione. Non direi che è una brutta cosa perché ho imparato ad apprezzare ciò che è bello per me”.

 Quali sono le band e gli artisti che ti hanno influenzato di più?

“Ne elencherò alcuni senza alcun ordine particolare. Robert Johnson, Jeff Buckley, i Fleetwood Mac con Peter Green, Led Zeppelin, Pink Floyd, Highly Suspect, Bonobo, Tinariwen, The Hidden Orchestra. Ecco alcuni nomi che mi piacciono, ma ne mancano centinaia”.

 Quanto ti ha influenzato il modo di suonare di tuo padre come musicista?

“Direttamente? Non così tanto, sono un autodidatta quindi ringrazierei tutti gli amici che sono stati abbastanza gentili da mostrarmi un accordo o due. Piuttosto direi che mio padre mi ha influenzato indirettamente. Mi viene spesso detto – racconta il figlio di David Gilmour – che il suono delle mie chitarre ricorda quelle di mio padre. Tra queste voci qualcuno sperava che io facessi uno sforzo maggiore per suonare in maniera diversa. Non so se sia una benedizione oppure una maledizione avere orecchie alle quali piacciono i suoni simili a quelli di mio padre. Tutto quello che so fare con la musica sono canzoni che mi piacciono e quindi le faccio”.

 Il tuo album, “The Grey”, è stato prodotto e registrato dal chitarrista degli Steppenwolf Danny Johnson. Com’è stato lavorare con lui?

“Lavorare con un musicista ed un produttore così grande è stato un vero onore. Lui e sua moglie Cathy sono entrambi delle persone adorabili. Quando sono arrivato da loro – prosegue il musicista – non avevo un’etica del lavoro particolarmente buona e Danny mi ha preso sotto la sua ala. Non solo producendomi l’album, ma insegnandomi anche come stare in una band ed aiutandomi anche a migliorare la mia capacità di scrivere canzoni. Ora mi sento come in una famiglia e ho una guida che non ho mai avuto prima”.

 Raccontaci qualcusa su “The Grey”.

“Le canzoni “Push” e “The Rain” erano le soli canzoni che avevo quando sono arrivato. Il resto è stato scritto nelle pause che avevo tra l’editing ed il missaggio di Danny”.

 Com’è composto il tuo set up in studio e sul palco? Quali sono le tue chitarre ed i tuoi amplificatori preferiti?

“Benvenuto nella mia tana da geek, allarme spoiler, questa sarà una risposta lunga. I mie amplificatori preferiti sono Fender, quel suono è radicato in me. Al momento sto usando un Super Reverb 4×10, ma sto pensando di scambiarlo con un 2×10 Vibrolux. Le mie chitarre preferite sono le Stratocaster, è stata la prima con la quale ho imparato e tutte le altre sono un po’ innaturali per me. Tra queste la mia preferita è la Strat “Excalibur“. È una delle Strato hollow body più sottili che abbia mai visto. Non sono sicuro del suo anno di costruzione, ma direi che ha circa 25 anni. È appena uscito il modello signature di Eric Johnson, ma non è sottile come quella. Sul palco il mio set up è composta da una Strato collegata ad un compressore Boss, un Digitech Freqout, un Boss Blues Driver, un Keeley Dark Side, un MXR Carbon Copy Deluxe, un Catalinbread EchoRec e poi in un accordatore della Boss. A questo punto la catena si divide con il canale principale che, dall’accordatore Boss, va al canale del riverbero del mio amplificatore che è stato abbassato. 3 verb, 4.8 treble, 7 mid e 4.5 bass. Il volume varia da 3.5 a 4.5 a seconda delle dimensioni della stanza. Il bypass dell’accordatore va poi nel mio TC – Helicon Harmony Singer per accordare le armonie. Il microfono per la voce va nell’Harmony e poi in un TC – Helicon Voicetone E1, un pedale delay per la voce. Poi va nella board. Il mio set up in studio è composto da tutta la mia strumentazione che porto nello studio collegata ad un pedale Frenchie. Non sai mai davvero che cosa farà il Frenchie, ma in qualche modo suona sempre meglio di qualunque cosa tu abbia mai fatto prima. Il pedale Frenchie può essere noleggiato in esclusiva, sul posto, il giorno stesso presso il Bubble Studios ATX dal nostro attuale produttore Chris Frenchie Smith”.

 Che cosa significa per te la musica dei Pink Floyd?

“Molto, cosa ti aspetti da tuo padre? Non direi che io e lui abbiamo avuto il miglior rapporto del mondo negli ultimi anni. Ho capito che il mio modo per essere vicino a lui era attraverso la sua musica. La musica è parte della mia famiglia, se questo ha senso. Influenza le mie relazioni con amici, fratelli, sorelle, genitori ed io sono influenzato da tutte le persone che mi amano o mi odiano”.

 Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

“Al momento io e la mia band siamo pieni di progetti. Uno dei nostri obiettivi principali sono le nostre performance online che stiamo facendo. Dato che buona parte del nostro seguito non vive vicino a noi, e dal momento che viviamo in questo nuovo mondo moderno, ci è sembrata una buona idea organizzare una bella live room con luci e suonare per il mondo. Puoi guardarle dove vuoi, basta avere una connessione Internet ed un dispositivo che sia un tablet, un telefono oppure un computer. Ogni mese alle 13.00, ora degli Stati Uniti centrali e 20.00 in Italia, la prima domenica di ogni mese. Basta seguire questo link. Per quanto riguarda una normale routine di band, attualmente stiamo suonando in Texas. Speriamo di fare un piccolo tour in Nord America il prossimo anno, ma non è ancora stato confermato. Abbiamo appena pubblicato due nuovi singoli di recente e li puoi trovare su quasi tutte le principali piattaforme online (Spotify, Amazon, Googleplay, Applemusic e così via). Basta cercare The Matt Gilmour Band. Da ora stiamo cercando di pubblicare due nuove canzoni ogni tre o quattro mesi!”

— Onda Musicale

Tags: Pink Floyd, David Gilmour, Steppenwolf
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