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Un disco per il week end: “Il rovo e la rosa – Ballate d’amore e di morte” di Angelo Branduardi

Il nome di Angelo Branduardi, autentico “trovatore” e menestrello di antiche melodie assieme alla moglie Luisa Zappa, è un nome ormai presente da anni nella musica italiana ed internazionale.

Tra tutti gli album che ha fatto la domanda potrebbe essere “perché proprio questo?” Ricordo che ero partito da pochi mesi e sento parlare dell’uscita di questo disco dal titolo “Il rovo e la rosa – Ballate d’amore e di morte”.  Tra le prime canzoni che trovo su YouTube ricordo di aver consumato le cuffie a furia di ascoltare la prima, che è:

Baidin Fheilimi: canzone d’apertura del disco che porta subito l’ascoltatore nell’atmosfera magica e fiabesca dell’Irlanda che fu. Questa ballata cantata in gaelico, probabilmente risalente al XVII secolo, parla del guerriero pescatore Phelim O’Boyle che cerca di sfuggire al suo nemico dirigendo la sua piccola barca verso l’isola di Gola. Durante la navigazione lo sfortunato protagonista della canzone cambia idea e fa rotta verso l’isola di Tory dove trova la morte tra i tanti scogli. In questo brano, rivisitato anche da artisti come Sinéad O’Connor, è il violino di Branduardi a farla da padrone con teneri intrecci di note mentre la chitarra di Maurizio Fabrizio ed il liuto di Francesca Torelli esaltano gli attimi prima e dopo il ritornello.

Lord Franklin: si rimane sempre in tema di navigazione e di tempi che furono, ma ci si sposta un po’ più in là. Mi spiego meglio. Questa ballata è un pezzo tradizionale inglese di fine Ottocento che descrive l’impresa dell’ufficiale, esploratore e scrittore John Franklin di trovare il mitico passaggio a Nord Ovest. Come l’Ulisse nel racconto di Omero anch’egli era spinto dalla curiosità, ma è stata proprio quella a portare lui e la sua ciurma alla morte nelle gelide acque del Polo. L’esploratore “con cento fidi era salpato”, ma purtroppo solo anni dopo vennero trovate le tombe di alcuni suoi uomini mentre le ossa di altri vennero ritrovate in mare tempo dopo. Tutto questo fu possibile grazie alla moglie dell’ufficiale, tale Jane Griffin, che convinse la marina a cercare la “Spedizione Perduta”. Brano tenero, delicato ed estremamente malinconico si basa su chitarra e violino. Naturalmente, per il suo “essere tradizionale”, è stato ripreso anche dai Pentangle di John Renbourn.

Mary Hamilton: dall’Irlanda siamo andati verso l’Inghilterra ed ora ci dirigiamo verso la Scozia e, contemporaneamente, verso la Russia. La versione di Branduardi, che ricalca a tratti quella di Joan Baez oltre che la sua “Ninna Nanna” in “Cogli la prima mela”, di questa antica ballata scozzese narra la tragica storia della dama di compagnia Mary Hamilton/Maria Danilovna Gamentova. Amante dello Zar Pietro il Grande, durante il suo periodo a corte, partorì in segreto il bambino frutto di tale passione per poi annegarlo. Riconosciuta colpevole di infanticidio, oltre che di furto, venne decapitata nonostante l’imperatrica e la zarina chiesero pietà. “Erano in quattro a chiamarsi Mary, questa notte non saranno che tre”, la tragedia viene poi evidenziata con l’armonica del bluesman nostrano Fabio Treves.

Rosa di Galilea: si ritorna ancora nell’Inghilterra dell’800 con questa ballata religiosa tratta da un Vangelo apocrifo, oltre che dal suo album “La pulce d’acqua”. Più “scarna” rispetto alla versione degli anni ’70, la canzone riporta alla mente le Orme più acustiche assieme al blues (sempre grazie all’armonica di Treves). Le dolci note di chitarra e liuto poi fanno quasi odorare i profumatissimi fiori di ciliegio.

Lord Baker: ballata eterea e, a lieto fine grazie al cielo, arricchita dalla dolcissima voce di Katia Astarita. La canzone parla di questo Lord Baker che decise di navigare per il mondo fino a quando non venne catturato in Turchia. Lì rimase prigioniero per anni prima di venir liberato dall’incantevole figlia del “fiero turco che viveva lì”. Lei era la più bella ragazza della Turchia, e non solo, ma ebbe comunque pietà del malcapitato. Dopo avergli reso la libertà strinse un patto con lui, se per quattordici anni non avesse preso moglie lei sarebbe stata sua per sempre. Passano gli anni e, alla fine, lei lo ritrova poco prima che il Lord prenda moglie. Naturalmente tale matrimonio era solo per interesse e non per amore. “Risarcita” la quasi – moglie locale i due protagonisti possono finalmente coronare il loro amore. Una dolcezza di quasi otto minuti e mezzo che scivola lieve come il vino rosso nel bicchiere descritto nella ballata.

Il falegname: ballata tradizionale del Rinascimento inglese è stata ripresa anche dal cantante folk per eccellenza, Bob Dylan, che la definì “la storia di uno spettro che torna dal mare, venuto a portar via la sua sposa dal falegname”. Lenta e suddivisa in più movimenti ogni verso è colmo di tristezza e morte che cozzano contro “l’amore” o quel sentimento che veniva spacciato per tale. Del resto, Eros e Thanatos sono sempre andati a braccetto. Tra le altre versioni ricordo ancora i Pentangle.

Silkie: una donna piange stringendo il suo bambino tra le braccia, “chi sia tuo padre non so più dire, così remoto ora lui vive”, ma si risponderà ben presto al suo interrogativo.Durante la notte, dal mare, la donna sentì una voce dire che era lui il padre. Un uomo sulla terra ed un selkie nel mare, praticamente poteva trasformarsi in una sorta di foca tipica del Nord Europa, che vuole premiare la donna per le cure date al bambino con una borsa d’oro. La cosa curiosa è che il padre rivuole il figlio accanto a lui, ma vuole anche che la donna trovi a sua volta un amore che sarà un uomo con “un buon fucile al suo fianco” e che, inevitabilmente, ucciderà sia lui che il pargolo.

Suite per arciliuto e voce: ovviamente avrete già capito quali sono gli strumenti interessati. Il testo altro non è che “Geordie”, ballata inglese cantata in italiano anche da Fabrizio André. A questa si uniscono anche “Scarborough Fair”, resa celebre da Simon & Garfunkel, e “Greensleeves”.

Barbrie Allen: ballata di origini scozzesi già ripresa da Branduardi in più dischi, “Cercando l’oro” e “Così è se mi pare”, che dà il titolo allo stesso disco. Mi spiego meglio. Un uomo, tale Sir John, sta per morire e vuole dedicare le sue ultime parole ed i suoi flebili istanti a tale Barbrie Allen. Una donna che lui ha sempre cercato di conquistare, ma è sempre stato rifiutato. Ora, sul punto di morte, chiede un bacio alla ragazza, ma lei si nega per l’ennesima volta dicendo “non provo pena per questo tuo cuore, che ora piange sangue”. Sir John muore comunque contento perché le lascia in pegno il suo fazzoletto con sopra il sangue del cuore, ricorda un po’ Faber. Sulla strada del ritorno a casa la ragazza sente la campana suonare a morto e, dopo che la famiglia le dice “puoi prenderlo se l’ami”, si rende conto dell’accaduto.

Lei muore il giorno dopo e viene sepolta accanto all’uomo

Dal cuore di john è nata una rosa, Barbara Allen è un rovo. Sono cresciuti, cresciuti alti, el vecchio cimitero, per sempre avvinti in un nodo d’amore, la rosa avvolge il rovo.”

Giudizio sintetico

Se adorate le sonorità antiche, dove amore e morte vanno a braccetto, allora questo è il disco che fa per voi.

 

— Onda Musicale

Tags: Faber, Le Orme, Angelo Branduardi, Bob Dylan
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