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Un disco per il week end: “Zombi” dei Goblin

«Quando i morti camminano, signori, bisogna smettere di uccidere… o si perde la guerra» diceva un curioso prete durante il rocambolesco, e pieno di pallottole e sangue, inizio di uno dei film di zombie più classico e conosciuto di sempre. La pellicola in questione è Dawn of the Dead, Zombi in italiano, del compianto George A. Romero del 1978.

Il 1978 è un anno importante anche per i “beniamini” di Dario Argento, i Goblin, che hanno reso immortali alcune sue pellicole come Profondo Rossoe Suspiria. Argento infatti nomina loro, freschi del fiasco commerciale dell'album cantato Il favoloso viaggio del bagarozzo Mark (1978), secondo album slegato dai film del regista romano dopo Roller.

Le musiche dei nostrani “folletti”, suggeriti da Argento stesso in veste di consulente per il film, convincono anche il regista americano e contribuiscono non poco al successo internazionale della pellicola.

La formazione dei Goblin dell'epoca vede poi la presenza di Claudio Simonetti (tastiere, pianoforte e sintetizzatori), Massimo Morante (chitarre e voce), Fabio Pignatelli (basso e chitarre) ed Agostino Marangolo (batteria e percussioni), ma è destinata ad un cambiamento piuttosto repentino.

Dopo l'album “Zombi” Morante lascerà la band per intraprendere la via del cantautorato sotto l'ala di Renato Zero, ma verrà sostituito da Carlo Pennisi (cugino dei Marangolo). Poco dopo la band “perderà” anche la sua punta di diamante per eccellenza, ovvero Simonetti, che comporrà il tormentone per eccellenza ovvero il Gioca jouerdi Claudio Cecchetto e produrrà gli Easy Going. Il tastierista verrà sostituito da una “vecchia conoscenza” ovvero Maurizio Guarini.

Il periodo tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80, inoltre, segna anche un cambio di rotta per la band che compone anche musiche per film decisamente meno horror (“Amo non amo”) e comici (“Squadra antigangsters”con Er Monnezza/Thomas Milian).

Detto questo non perdiamoci inutilmente in ciance e diamo un'occhiata alle tracce di questo album, ovviamente distribuito dalla Cinevox:

 

L'alba dei morti viventi: pesanti percussioni e synth ad opera dell'accoppiata Marangolo – Simonetti accolgono l'ascoltatore in un crescendo inquietante, lento e gelido come i cadaveri viventi della pellicola.

Il proseguo, sempre più dominato dalle atmosfere progressive di un ispiratissimo Simonetti, vede poi l'intervallarsi di una solitaria campana che suona a morto mentre la melodia principale si snoda inesorabile.

Zombi: tema omonimo della pellicola che ricorre più volte all'interno della stessa. Avete presente il ritmo della traccia precedente? Bene, scordatevela!

Il ritmo qui è forsennato e senza tregua, a tratti folle, dominato dai sintetizzatori di Simonetti, dalle pelli di Marangolo e dal basso pulsante di Pignatelli.

Proseguendo si assiste poi ad una curiosa commistione sonora, il tribale si fonde col thriller e l'elettronica arricchendosi del sax di Antonio Marangolo.

Safari: come da titolo il brano trasporta chi l'ascolta in un lontano Paese esotico, probabilmente Haiti dove ha avuto origine il mito dei morti viventi, con i cori di Morante sorretti sempre da un Marangolo in formissima alle percussioni. Pare infatti di vedere gli indigeni esaltati che danzano attorno al fuoco mentre lo sciamano compie il suo macabro rito.

Torte in faccia: no, non state sbagliando disco o film (c'è una scena così dove i protagonisti prendono a torte in faccia i temibili zombi), è tutto vero.

Simonetti qui si spoglia per un attimo delle sue sonorità tenebroso per abbracciare quelle più scanzonate ed allegre del ragtime sulle note di un pianoforte. Un momento a metà strada tra la slapstick comedy più classica e le gag in stile Tom & Jerry per intenderci.

Ai margini della follia: un titolo che è già un programma e che rispecchia il sentimento del film, morti che escono dalle tombe e mangiano i vivi non è certo uno spettacolo comune, e l'intreccio sonoro.

Un sottofondo martellante di Pignatelli sorregge Morante e Simonetti in estasi compositiva tra improvvisazioni di stampo jazz ed elettronico. Decisamente ipnotico!

Zaratozom: la chitarra elettrica di Morante sprigiona rock da ogni corda ed assolo mentre Pignatelli tesse una linea di basso irresistibile. In sottofondo Simonetti e Marangolo fanno poi il miracolo descrivendo la follia della scena dei motociclisti!

Sonorità meno progressive e tetre rispetto a quelle solite e più vicine al rock più stradaiolo intriso di blues, ma che rende perfettamente l'idea e dimostra l'estrema versatilità dei Goblin.

La caccia: il timone passa alle sapienti mani, oltre che quattro corde, di Pignatelli che fa virare le sonorità verso lidi decisamente più prog e jazz sostenuto dal “nostromo” Simonetti.

Il “mare” sonoro viene poi solcato dai suoi tasti bianchi e neri contornato da brevi intarsi acustici. Marangolo poi scandisce un tempo incredibile ed ogni colpo è l'equivalente di un tuono.

Tirassegno: atmosfere più blues e spensierate, arricchite dal violino di Tino Fornai, che ricalcano la momentanea pausa dei protagonisti della pellicola intrappolati in un centro commerciale assediato dagli zombi.

Qui Morante passa alla chitarra acustica con lo slide mentre Simonetti torna a suonare il suo fido pianoforte per un risultato a metà strada tra il blues ed il country.

Oblio: dal country blues alla ballata, sempre con il pianoforte di Simonetti, mentre il sassofono di Antonio Marangolo ed il basso di Pignatelli conferiscono al pezzo un sapore più tipicamente jazz oltre che d'autore.

Risveglio: brano conclusivo che supera a malapena il minuto dove Simonetti, ancora una volta, dà sfoggio di tutto il suo talento e maestria al pianoforte per un risultato davvero eccellente e toccante.

 

In conclusione che dire di questo disco? Ogni singola nota farà ricordare le sequenze del film, ma anche se non l'avete visto vi piacerà sicuramente. Chicca discografica imperdibile per gli amanti della band e del cinema horror degli anni '70.

 

Vanni Versini – Onda Musicale

 

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Tags: Fabio Pignatelli, Suspiria, Dario Argento, Renato Zero, Vanni Versini, Profondo rosso, Goblin, Claudio Simonetti, Massimo Morante, Agostino Marangolo, Antonio Marangolo
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