In primo pianoMusica

Un disco per il week end: “Paz” dei Babil on Suite

“Paz è una parola di tre lettere come il nostro acronimo BOS: immediato, ammiccante, che lascia spazio alla curiosità. Ma desidera anche essere un omaggio al disegnatore Andrea Pazienza “Paz perché – anche se non ricorda il suo tratto – per la copertina dell’album abbiamo scelto l’arte del disegno, e non poteva mancare una “figura” che per noi è anche un simbolo di rinascita, divenuta un po’ l’identità della band: Maria di Metropolis di Fritz Lang”.

Queste le parole dei Babil on Suite che presentano in questo modo l’album Paz. Il bello è che hanno espresso in queste poche righe tutto il mio flusso di pensieri scaturito dalla copertina anche se, devo essere onesto, inizialmente avevo scambiato la figura per la versione femminile di C – 3PO.

Ma non siamo qui a parlare di cinema bensì di musica e quindi lasciamo che siano le note dei musicisti catanesi a parlare:

2 LOOSE 2 LOOSE: funk a tutto spiano, soprattutto grazie alla voce di Geo Johnson, che porta subito l’ascoltatore in un mood che dire allegro è un mero eufemismo! Fiati, batteria e cori ipnotici fanno il resto.

CALL ANOTHER BOY: una voce, Louis Armstrong, apre le danze uscendo da quella che sembra una vecchia radio degli anni ’40. È poi il turno di un’altra voce, stavolta femminile, che riporta subito la mente ai Postmodern Jukebox. Ma non solo allegria, il testo parla di come sia importante non lasciarsi avvinghiare da una relazione che non evolve dal passato. Il titolo del brano, singolo più che azzeccato per anticipare l’album, dà quindi un suggerimento più prezioso dell’oro.

BOA BABIL ON: dall’inglese si passa al portoghese tenendo però un piede ben saldo nello Stivale italiano con la partecipazione dietro il microfono di Mario Venuti. Le sonorità poi spaziano e toccano più generi come il funk, ovviamente, il reggae, la canzone tradizionale portoghese ed il jazz più ritmato passando per la world music.

LITTLE LAMB: il “viaggio musicale” si sposta ora in Africa con tutte le sue attrazioni naturali, ma anche tensioni e cambiamenti sempre in atto. Le linee rappate sotto al canto ed i cori tradizionali sono poi una chicca che impreziosisce ancora di più il ritmo folle.

FROM THE DISTANCE: atmosfere più soft e rilassate concedono un momento di pausa, per i primi secondi, poco prima della “preghiera” del testo. Un esperimento che potrebbe far pensare ad un curioso mix tra Donna Summer, ABBA e Placebo.

YOU CAN BE FREE: voce maschile e femminile s’intrecciano come in un tappeto, sorretto da un sound più acustico e folk, descrivendo la triste realtà che vede un ragazzo di un polo industriale dove il grigio soffoca il cielo e la “terra di plastica”. Baustelle e Beatles sono i primi nomi che mi vengono in mente mentre i piccoli cantori del Coro interscolastico Vincenzo Bellini chiudono le fila della canzone con un toccante intervento.

IN MY CINEMA: chitarre elettriche si mischiano a rap e sonorità più pop per celebrare quei mitici anni ’80 dei quali, soprattutto oggi, si sente un grandissima nostalgia. Ascoltare per credere!

PAZ: nonostante il titolo sia una parola portoghese, infatti significa “pace”, è uno strumento africano a reggere le corde di tutto. La kora s’intreccia dunque perfettamente tra batterie elettroniche, loop e sintetizzatori con la grazia di un animale che corre nella Savana.

AGORA: tra fiati jazz e ritmi tribali, misti a reggae nei momenti giusti, questa canzone fa capire come nell’arte, soprattutto nella danza e nel canto, si può capire come non esistono differenze tra gli uomini. Un attacco al razzismo che in questi tempi di odio e diffidenza è una manna dal cielo!

SING IT BACK: prima avevamo detto Postmodern Jukebox, giusto? Sì, e allora godetevi questa a tutto volume in pieno stile electro swing!

THE SAFARI NOW: i suoni della Savana si innalzano al cielo al pari del coro che precede le prime strofe. Brano particolare ed irresistibile che vi spingerà a premere “repeat” per tutto il disco oltre che per questa canzone.

In conclusione che dire di questo disco? Si tratta di un viaggio attraverso la musica ed i suoni del mondo basato principalmente sul funk e sul jazz che dà una scarica adrenalinica all’ascoltatore. Ascoltatore che, una volta terminato il disco, lo rimetterà subito daccapo per la sua bellezza e fluidità. Assolutamente consigliato!

 

— Onda Musicale

Tags: Louis Armstrong, The Beatles, Donna Summer, Abba, Baustelle, Placebo
Sponsorizzato
Leggi anche
Emic Lo-Fi/Hip Hop, esce la prima compilation del 2023:”001/23″
Pink Floyd: ecco il primo episodio della serie sulla realizzazione di The Dark Side of The Moon