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I 60 anni di Robert Smith e il disastroso compleanno di 39 anni fa

Oggi compie 60 anni Robert Smith, leader dei Cure. Nato a Blackpool nel Lancashire il 21 aprile 1959, appena quattordicenne fonda gli Obelisk, che attraverso vari cambi di formazione diventano i Cure nel 1978.

L’anno seguente esce il loro debutto discografico “Three Imaginary Boys”, ma è con la trilogia di album “Seventeen Seconds”, “Faith” e “Pornography” che si affermano come i principali esponenti del movimento dark. Seguono tre dischi meno cupi “The Top”, “The Head on the Door” e “Kiss Me Kiss Me Kiss Me”, e nel 1989 esce il loro capolavoro oscuro “Disintegration”.

Altri due album negli anni ’90 “Wish” e “Wild Mood Swing” li portano al loro ultimo successo “Bloodflowers” del 2000. Nei quasi vent’anni successivi usciranno solo due album, i per nulla memorabili “The Cure” e “4:13 Dream”. Per l’autunno 2019 è stata annunciata l’uscita di un nuovo disco.

Robert Smith, unico membro costante nella band e autore e cantante della quasi totalità dei brani, è noto anche per la sua vita sregolata e l’abuso di alcool e droghe che contraddistinse in particolare i primi anni della sua carriera con il gruppo.

Non sappiamo come Smith trascorrerà il suo sessantesimo compleanno, ma possiamo scommettere che sarà in modo più tranquillo rispetto a quello che combinò nel 1980.

Alla vigilia del ventunesimo compleanno del cantante i Cure (Robert Smith, Lol Tolhurst, Simon Gallup e Matthieu Hartley) erano a Boston per la data conclusiva del loro primo tour americano. Il locale si chiamava “Underground” e si trovava nello scantinato dell’Università di Boston. Lo spazio, un lungo “corridoio” a forma di “L”, avrebbe potuto contenere centotre persone, ma si erano strette per sentire i Cure in trecento.

In vena di divismo, e probabilmente già annebbiato da alcool e droga, Smith si presentò sul palco con un’ora e mezza di ritardo. Il concerto si svolse regolarmente e venne filmato con quattro videocamere in bianco e nero, ma il segnale video di tre di queste venne alterato in modo da ottenere immagini bicromatiche (rosso e nero, verde e nero, blu e nero) poi sovrapposte creando un unico incredibile filmato.

Una volta terminato il concerto e dopo aver visto il video, il cantante proseguì la nottata folle con il resto della band in giro in un’automobile guidata dal loro manager. Smith scelse come suo posto il bagagliaio. Ad un certo punto la macchina bucò una gomma, e nel maldestro tentativo di sostituirla Robert si fece male ad un dito. 

Tre giorni dopo, tornati in Inghilterra, i Cure si esibirono a “Top of the Pops” con Smith che suonò la chitarra con il pollice sinistro fasciato.

“In televisione tutto quello che si è visto era la fasciatura enorme di Robert che si muoveva su e giù lungo il manico della chitarra. Era buffissimo!” dichiarerà il batterista Lol Tolhurst.

La vicenda di quel compleanno sopra le righe viene rievocata nel libro “The Cure. Disintegration. Una favola dark” di Jeff Apter con queste parole: “Il giorno in cui cadde il ventunesimo compleanno di Smith la band si trovava a Boston, e festeggiò alla grande con Parry, una circostanza che il cantante avrebbe ricordato come ‘un evento mediatico creato ad arte’. Smith celebrò quel giorno speciale arrivando in ritardo di un’ora e mezza al concerto di chiusura del tour; quindi, completamente stonato, si infilò nel bagagliaio di un’automobile e fece un giro con Parry al volante, anche lui strafatto. Il cantante si fratturò un pollice nel tentativo di cambiare una gomma a terra, e il segnale ci mise un po’ ad arrivare dal suo dito al cervello. Più tardi Smith dichiarò di esserselo ‘spappolato’.”

Nel volume “Ten Imaginary Years” (Barbarian, Sutherland, Smith) l’episodio è ancora più incredibile, e viene raccontato dallo stesso Robert Smith: “Il mio 21° compleanno è stato a Boston e, dopo il concerto, Bill e noi quattro siamo stati portati ad un evento di video arte da questo tizio che stava girando un filmato su di noi. Abbiamo preso della droga. Ricordo un televisore e una serie di video fatti in casa, ci siamo annoiati e abbiamo insistito che questo tipo ci riportasse al nostro hotel e ci ha portato nel suo maggiolino – noi cinque e la sua ragazza!”

“Era un po’ angusto, così sono sceso e mi sono seduto sul cofano, erano le cinque del mattino, quindi abbiamo pensato che avremmo potuto prenderci il rischio. Bill ha poi deciso di guidare e ha fatto il giro sbagliato attorno a una rotatoria senza pensare. Quando lo capì, naturalmente, continuò a girare, ridendo follemente e poi diventò isterico, bucò una gomma, girò la strada e io caddi dal cofano.”

“Ho provato a cambiare la ruota – non so perché lo stessi facendo – ma non riuscivo a capire perché il coprimozzo non tornasse indietro così ho iniziato a calciarlo, e solo pochi secondi dopo quando il dolore ha improvvisamente raggiunto il mio cervello, ho capito che il motivo per cui il tappo del mozzo non tornava era perché il mio pollice era intrappolato sotto di esso. L’avevo appena ridotto in poltiglia!

“Dopo di ciò ci dirigemmo a New York per la notte ma finimmo a Cape Cod [a 400 chilometri di distanza n.d.t.] perché Bill aveva fatto una svolta sbagliata! Alla fine arrivammo all’aeroporto giusto in tempo per prendere l’aereo e tornare a Londra per Top Of The Pops.”

Tanti auguri e lunga vita a Robert Smith!

— Onda Musicale

Tags: Boston, The Cure, Robert Smith
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