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Black Sabbath: con “Heaven and Hell” sopravvissero a loro stessi. E all’abbandono di Ozzy.

Quando i Black Sabbath arrivarono alla fatidica decisione di continuare dopo aver sostituito il cantante originale Ozzy Osbourne con l’ex frontman dei Rainbow Ronnie James Dio, il nuovo album risultante avrebbe potuto essere il paradiso o avrebbe potuto essere un inferno. 

Ma, come vi dirà ogni fan della band, Heaven and Hell era il migliore di entrambi gli estremi (e non intendiamo il purgatorio) quando venne pubblicato il 25 aprile 1980. Il disco è stato il primo progetto per la nuova formazione dei Sabbath che, con una combinazione di pressione dell’etichetta record e la partecipazione tardiva del bassista di lunga data Geezer Butler e del batterista Bill Ward, si trasformò, finalmente, in una seconda vita per la band. 

All’inizio, quando Tony Iommi incontrò Ronnie James Dio al Rainbow Bar and Grill di Los Angeles e lo invitò in studio per una chiacchierata, nemmeno l’opportuna composizione di “Children of the Sea” fu presa come presagio della rinascita dei Black Sabbath, ormai orfani del leader Ozzy Osbourne che abbandonò la band nel 1977 al termine del tour Technical Ecstasy per poi rientrare nel 1978 per la pubblicazione del disco “Never Sat Die!“, per nulla apprezzato dalla critica e dai fans.

Nel 1979 Ozzy Osbourne lascia definitivamente i Black Sabbath, per la verità viene allontanato dagli altri membri della band, a causa dei continui eccessi di droga ed alcool. Inoltre, il bassista della band Geezer Butler era assolutamente contrario a continuare senza Ozzy Osbourne, al punto che il basso, in alcune sessioni, era suonato da Geoff Nicholls. (ex chitarrista dei Quartz) Fu proprio Geoff Nicholls, infatti, ad aver casualmente inventato una ipnotica linea di basso presa da una delle canzoni della sua vecchia band, “Mainline Riders” (una linea di basso così semplice che Geezer ammise più tardi non avrebbe mai pensato di suonare in quel modo). Quel passaggio al basso sarebbe diventato il motivo della colossale title track di Heaven and Hell.

E nonostante si consideri brevemente un cambio di nome in Sabbath, l’eventuale ritorno di Geezer e la disponibilità di Ward hanno definitivamente sancito la rinascita dei Black Sabbath. Insieme, Dio, Iommi, Butler, Ward (e Nicholls, ora nel ruolo di tastierista) si sono impegnati seriamente a scrivere e a provare le loro nuove canzoni a Los Angeles prima di trasferire le loro operazioni ai Criteria Studios di Miami (e di raggrupparsi a casa di Barry Gibb dei Bee Gees). Proprio lì hanno incontrato il leggendario produttore Martin Birch (Deep Purple, Whitesnake, ecc.) e si sono messi al lavoro con l’obiettivo di creare un ottimo lavoro. 

Oltre alla già citata title track e a “Children of the Sea“, altri brani molto interessanti sono la frenetica “Neon Knights” (l’unico grande contributo di Butler all’album), il maestoso “Die Young” (illuminato dai sintetizzatori di Nicholls) e il blues di “Lonely Is the World”. Questi brani potenti hanno costituito la spina dorsale di uno degli album più belli dei Black Sabbath, oltre alle apprezzabili “Lady Evil“, “Wishing Well” e “Walk Away”. Contemporaneamente hanno intercettato un nuovo segmento di fan, questa volta più giovani, con l’aggiornamento moderno di Birch dell’amato vecchio modello della band, mentre hanno mantenuto l’interesse dei fans più anziani con una strana forma di amnesia che li ha lasciati con domande del tipo “Ozzy chi?” 

Mentre “Blizzard of Ozz“, primo disco solista di Ozzy Osbourne, stava iniziando a prendere forma (siamo all’inizio del 1980), nella band non c’era alcun dubbio sul successo immediato di Heaven and Hell, dato che l’album salì nella Top 10 del Regno Unito e nella Top 30 degli Stati Uniti (entrambe le classifiche non vedevano i Black Sabbath cosi ben posizionati dai tempi di Sabotage). Anche il nono album in studio dei Black Sabbath è così diventato il terzo disco più venduto dalla band, preceduto solo da Paranoid del 1970 e da  Master of Reality del 1971. 

Purtroppo, a pochi mesi dal successivo tour della band, il batterista Bill Ward ha lasciato la formazione a causa del peggioramento del suo stato di salute derivante dall’abuso di sostanze alcoliche e droghe, oltra che per la recente morte dei suoi genitori. Il suo abbandono apre le porte a  Vinnie Appice nel ruolo di batterista. L’anno successivo il disco Mob Rules (1981) avrebbero quasi replicato i notevoli successi di Heaven and Hell, ma anche inevitabilmente deteriorato ulteriormente il rapporto tra DioIommi Butler

Come è noto, Ronnie James Dio  avrebbe di lì a poco (nel 1983)  intrapreso la sua lunga e fortunata carriera solista, e la fortuna dei Black Sabbath si offuscò nuovamente per rinvigorirsi solo con il rientro di Ozzy alla metà degli anni 90. Per molti fans della band il primo album dei Black Sabbath con Ronnie James Dio alla voce è stato davvero un capolavoro, qualcosa di molto simile (se non superiore) alla leggendaria “era Osbourne“. 

Con il disco “Heaven and Hell” la band è riuscita nella rara impresa di rimanere fedele al suono metallico (elemento fortemente caratteristico per loro), applicando allo stesso tempo una necessaria e inevitabile nota di modernità al proprio sound.

Il tutto senza Ozzy. Scusate se è poco.

— Onda Musicale

Tags: Ronnie James Dio, Ozzy Osbourne, Black Sabbath, Tony Iommi, Geezer Butler, Bill Ward
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