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“With A Little Help From My Friends”: Ringo Starr seduce Marostica (9 luglio 2018)

Nell’immaginario comune certi nomi della Musica, i cosiddetti Grandi, sono circonfusi di un’aura di grandezza che li pone al di là delle nuvole, quasi fossero dei.

Stesso discorso vale per i membri superstiti di uno dei più grandi gruppi della storia della Musica di ogni tempo, i Beatles. Paul McCartney e Ringo Starr non si sottraggono a tale regola, e posso dire che la stessa cosa valga per me, dal momento che a loro due sono assai affezionato in quanto sono la prova fisica che i Beatles sono ancora con noi.

Come nel caso degli Zombies, di cui ho raccontato l’emozionante concerto a Bologna, anche nel caso di Ringo Starr si è trattato di un sogno avveratosi all’improvviso.

A fine 2017, più o meno a Novembre, nella Rete era stata pubblicata la lista delle città che sarebbero state toccate dal nuovo tour della All Starr Band, il gruppo di giganti del Rock che dal 1989 accompagna il suo leader, l’ex Beatle Ringo Starr, da pochi giorni fresco di compleanno (79 primavere, essendo nato a Liverpool il 7 Luglio 1940).

Tante le date in cartellone. Ad un certo punto l’occhio mi cade sull’evento del 9 Luglio. Luogo dello spettacolo: Piazza degli Scacchi, Marostica!

Rileggo bene, per essere sicuro che non si tratti di una burla. No, no, è tutto vero! Rischio lo svenimento. Ringo Starr, leggendario batterista di un gruppo stratosferico come i Beatles, che suona a 500 metri da casa mia, tanta è la distanza che mi separa dall’unica e famosissima piazza della città, ambientazione della celeberrima Partita a Scacchi nel Settembre degli anni pari. Non ci potevo credere…

Superfluo dire che i biglietti furono acquistati con la rapidità di un lampo, per timore che l’impatto del concerto li facesse evaporare in un batter d’occhio. Nei mesi che mi separavano dal concerto, cercavo di immaginarmi la scena di avere Ringo ad un tiro di schioppo da casa mia. Era un esercizio di pura fantascienza, fino a quando non arrivò proprio il giorno del concerto.

La cosa che rendeva ancor più straordinario il momento era data dal fatto che Marostica era una delle tre sole date della All Starr Band in Italia! Come era venuto in mente all’entourage del batterista di scegliere la piccola cittadina veneta, accanto a città di maggior risonanza nazionale e mondiale come Roma e Lucca? Una domanda destinata a restare senza risposta, ma in quel momento chiaramente inutile.

La sera del concerto io e mia zia uscimmo di casa con anticipo, per evitare che all’ingresso dell’area interessata vi fosse una fila incalcolabile. L’attesa, come si conviene a momenti emozionanti a lungo attesi, durò in modo imprecisato.

Quando il concerto iniziò, sul palco comparvero i musicisti del gruppo, meno il principale interessato. Qualche secondo, e all’improvviso apparve anche lui. Ringo! Momenti del genere si metabolizzano con i dovuti tempi. Ancor oggi non riesco a capacitarmi di aver visto una Leggenda come lui…

Riguardo al gruppo bisogna dire una cosa: il nome è eloquente del fatto che esso è un dream team di musicisti rodati, scafati, collaudati, che hanno suonato in gruppi assai conosciuti e rinomati. È in attività dal 1989, quindi in questo anno tocca il suo 30º anno di attività. Nell’arco di un così lungo tempo la sua formazione è cambiata più volte, in ultima quest’anno. Al momento del concerto era composta da: Steve Lukather (Toto), Colin Hay (Men At Work), Greg Rollie (Santana e Journey), Graham Gouldman (10cc), Gregg Bissonette (David Lee Roth Band) e Warren Ham (Bloodrock, Kansas e AD).

Formazione eterogenea significa repertorio variegato: in apertura “Matchbox”, pezzo di Carl Perkins che Ringo eseguí nell’album Beatles For Sale (1964), a seguire “It Don’t Come Easy”, suo secondo singolo, pubblicato nel 1971 ed eseguito anche al Concert For Bangladesh (sempre del 1971), meravigliosa canzone scritta con l’aiuto del caro amico George Harrison. Qualche pezzo dopo era il turno della famosissima “Rosanna”, successo planetario nonché uno dei cavalli di battaglia degli anni ‘80, contenuto nell’album Toto IV (1982), pubblicato dall’omonima band.

Il centro della scaletta era un tris a marchio Beatles: “Boys” (singolo delle Shirelles, diventato famoso grazie alle esecuzioni live dei Beatles e contenuto nel loro album d’esordio Please Please Me – 1963), “Don’t Pass Me By” (raro brano a firma Richard Starkey, tratto dal White Album – 1968) e “Yellow Submarine” (brano Lennon-McCartney adatto all’estensione vocale di Ringo e contenuto sia in Revolver – 1966 – che nella colonna sonora dell’omonimo film d’animazione, disco pubblicato nel Gennaio 1969).

A seguire “Black Magic Woman”, scritta dal chitarrista Peter Green per i Fleetwood Mac nel 1968, ma resa decisamente più celebre dall’interpretazione di Carlos Santana nel 1970. Dopo la hit di Santana, era il turno di “You’re Sixteen”, pezzo di Johny Burnette pubblicato nel 1960 e riportato in auge da Ringo con la sua interpretazione del 1973: scanzonato e divertente. Nel prosieguo del concerto è toccato a “Who Can It Be Now”, famosissimo pezzo dei Men At Work che fu pubblicato nel 1981-82 e che insieme a “Rosanna” contribuì fortemente a definire l’atmosfera degli Eighties. Subito dopo è stato il turno di “Oye Como Va”, pezzo che Tito Puente pubblicò nel 1963 ma che divenne universalmente noto nel 1971 grazie all’interpretazione di Santana.

Gli ultimi cinque brani della scaletta sono stati un poker a nome Beatles/Ringo Starr interrotto dalla celeberrima “Hold The Line” dei Toto: i brani erano “I Wanna Be Your Man” (successo dei Beatles del tardo 1963), “Photograph” (grandissimo pezzo a rara firma Harrison-Starkey, anno 1973, eseguito anche durante il Concert For George del 2002). La conclusione del concerto è stata allegra e gioiosa, dato che sono state eseguite “Act Naturally” (pezzo di Buck Owens che Ringo rese celebre con la sua interpretazione in Help! – 1965) e una “With A Little Help From My Friends” (unico pezzo che Ringo canta in Sgt. Pepper’s) che sfuma con il ritornello di “Give Peace A Chance”, omaggio al grande musicista e amico John Lennon.

Nell’insieme la performance marosticense di Ringo e soci è stata molto piacevole e godibile: unica pecca del tutto il comportamento del pubblico, dimostratosi un po’ tiepido ed eccessivamente composto, tranne che nel finale. Se all’entusiasmo dei musicisti fosse corrisposto quello degli spettatori, sarebbe stato un concerto strepitoso come i fuochi d’artificio.

— Onda Musicale

Tags: Gregg Bissonette, Colin Hay, Warren Ham, The Beatles, Steve Lukather, Ringo Starr, Paul McCartney, Marostica
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