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La Luna secondo i Pink Floyd

Il loro viaggio tra le stelle era ufficialmente cominciato nel 1967. Alla ricerca delle note giuste per incantare, il pifferaio alle porte dell’alba (The Piper at the Gates of Dawn, album d’esordio dei Pink Floyd, n.d.r.) era decollato addirittura alla volta del Signore dell’Astronomia (Astronomy Domine, primo brano dell’album, n.d.r.).

Nella volta celeste incontrò Giove e Saturno, Oberon, Miranda e Titania, Nettuno, Titano, ovvero pianeti e satelliti che la popolavano. Ma i segnali erano accecanti e il viaggio nello spazio si rivelava una fuga dagli spazi interiori, dalla psiche, inondata di colori…la psichedelia che mischiava luoghi interiori e non luoghi esteriori…il suono circonda le gelide acque sotterranee…forse è il gelo dell’anima…

Intanto, il Viaggio Interstellare (Interstellar Overdrive, primo brano del lato B del disco, n.d.r.) continuava; era lungo: dal vivo poteva durare sette come quindici minuti, con effetti sonori, lo zippo sulla chitarra, improvvisazioni. Era definito space rock, free form music; semplicemente, era un viaggio. Il viaggio della navicella Pink Floyd che, cominciato a Cambridge con a bordo Syd Barrett, Roger Waters, David Gilmour e passando per Birmingham e Londra dove erano saliti Nick Mason e Richard Wright, sarebbe approdato…sulla Luna. Sì, proprio sulla Luna! Successe il 20 luglio 1969, quando il mondo intero era incollato davanti ai televisori per seguire l’impresa dell’Apollo 11, un’altra navicella, che aveva a bordo tre astronauti: Neil Armstrong, Buzz Aldrin e Michael Collins che, come i Pink Floyd, erano partiti dal pianeta Terra diretti sulla Luna, per mettere piede sul lato oscuro della Luna. Ebbene, quel giorno, mentre in Italia i grandi Tito Stagno e Ruggero Orlando raccontavano le gesta di quegli uomini coraggiosi, in Gran Bretagna la BBC – la madre di tutte le emittenti televisive mondiali – si rivolse proprio alla navicella Pink Floyd affinché curasse la colonna sonora dell’Allunaggio!

Purtroppo, durante la navigazione la navicella aveva perduto il suo nocchiero. Syd Barrett aveva perduto il senno, forse proprio sulla Luna, come Astolfo, dunque era sceso dalla navicella ma i compagni di viaggio avrebbero tentato, come Astolfo, di ritrovarlo, di ritrovare il senno di Syd, ma non ci sarebbero riusciti…

Dunque, il 20 luglio 1969 i Pink Floydsi ritrovarono nello Studio 5 della BBC a Londra dove eseguirono un’improvvisazione di circa 6 minuti durante la trasmissione Omnibus, programmata per seguire il primo sbarco dell’uomo sulla Luna. Fra gli ospiti della trasmissione c’erano anche gli attori Judi Dench, Ian McKellen, Dudley Moore. Il brano fu registrato ma rimase inedito e mai eseguito dal vivo; non ebbe un titolo ufficiale ma ufficiosamente tutti lo indicarono semplicemente come MoonheadAllunaggio, appunto.

L’Apollo 11 era allunato sul Lato Oscuro del satellite, quello che è oscurato dal sole, che non si vede dal pianeta Terra, quello misterioso che quella missione cercò di conoscere. Ma quell’allunaggio era anche una metafora: la metafora dell’Uomo che cerca di conoscere l’Ignoto, dell’Uomo che cerca di conoscere il suo Lato Oscuro.

In realtà, la navicella Pink Floyd non si allontanò più dalla Luna; da quello stesso anno aggiustò i motori, affinò musiche e parole a partire dal pianoforte di Noi e Loro, per conoscere l’Ignoto che si celava sul Lato Oscuro dell’Uomo e della Luna.

Il lavoro di gestazione, di generazione e rigenerazione di parole, suoni, vagiti, battiti, aforismi, rumori, fu lungo. Ci fu chi sostenne che, dopo tutto, non c’è un lato oscuro della luna perché tutto è oscuro; ci fu chi affermò che non se ne importava di morire e che qualsiasi momento andava bene, ‘perché dovrei aver paura di morire? Non c’è motivo, prima o poi te ne devi andare’, diceva… Quel lungo lavoro di gestazione, di generazione e rigenerazione affrontò la Nascita, la Morte, la Religione, il Denaro, il Noi e Loro; tutto questo per tentare di conoscere l’Ignoto che si cela sul Lato Oscuro dell’Uomo e della Luna.

Il lavoro terminò all’inizio della primavera del 1973, quando la navicella  Pink Floyd rilasciò il suo trattato sul Lato Oscuro della Luna, ovvero la Luna secondo i Pink Floyd.

Da allora, quel trattato è finito nella case di milioni di persone in tutto il mondo e ancora oggi viene aperto, ascoltato, letto, studiato da chiunque voglia conoscere il proprio Lato Oscuro, magari guardando la Luna ed immaginando che cosa ci sia sul Dark Side of the Moon.

Carlo MaucioniIl loro viaggio tra le stelle era ufficialmente cominciato nel 1967. Alla ricerca delle note giuste per incantare, il pifferaio alle porte dell’alba (The Piper at the Gates of Dawn, album d’esordio dei Pink Floyd, n.d.r.) era decollato addirittura alla volta del Signore dell’Astronomia (Astronomy Domine, primo brano dell’album, n.d.r.). Nella volta celeste incontrò Giove e Saturno, Oberon, Miranda e Titania, Nettuno, Titano, ovvero pianeti e satelliti che la popolavano. Ma i segnali erano accecanti e il viaggio nello spazio si rivelava una fuga dagli spazi interiori, dalla psiche, inondata di colori…la psichedelia che mischiava luoghi interiori e non luoghi esteriori…il suono circonda le gelide acque sotterranee…forse è il gelo dell’anima…

Intanto, il Viaggio Interstellare (Interstellar Overdrive, primo brano del lato B del disco, n.d.r.) continuava; era lungo: dal vivo poteva durare sette come quindici minuti, con effetti sonori, lo zippo sulla chitarra, improvvisazioni. Era definito space rock, free form music; semplicemente, era un viaggio. Il viaggio della navicella Pink Floyd che, cominciato a Cambridge con a bordo Syd Barrett, Roger Waters, David Gilmour e passando per Birmingham e Londra dove erano saliti Nick Mason e Richard Wright, sarebbe approdato…sulla Luna.

Sì, proprio sulla Luna! Successe il 20 luglio 1969, quando il mondo intero era incollato davanti ai televisori per seguire l’impresa dell’Apollo 11, un’altra navicella, che aveva a bordo tre astronauti: Neil Armstrong, Buzz Aldrin e Michael Collins che, come i Pink Floyd, erano partiti dal pianeta Terra diretti sulla Luna, per mettere piede sul lato oscuro della Luna. Ebbene, quel giorno, mentre in Italia i grandi Tito Stagno e Ruggero Orlando raccontavano le gesta di quegli uomini coraggiosi, in Gran Bretagna la BBC – la madre di tutte le emittenti televisive mondiali – si rivolse proprio alla navicella Pink Floyd affinché curasse la colonna sonora dell’Allunaggio!

Purtroppo, durante la navigazione la navicella aveva perduto il suo nocchiero. Syd Barrett aveva perduto il senno, forse proprio sulla Luna, come Astolfo, dunque era sceso dalla navicella ma i compagni di viaggio avrebbero tentato, come Astolfo, di ritrovarlo, di ritrovare il senno di Syd, ma non ci sarebbero riusciti…

Dunque, il 20 luglio 1969 i Pink Floydsi ritrovarono nello Studio 5 della BBC a Londra dove eseguirono un’improvvisazione di circa 6 minuti durante la trasmissione Omnibus, programmata per seguire il primo sbarco dell’uomo sulla Luna. Fra gli ospiti della trasmissione c’erano anche gli attori Judi Dench, Ian McKellen, Dudley Moore. Il brano fu registrato ma rimase inedito e mai eseguito dal vivo; non ebbe un titolo ufficiale ma ufficiosamente tutti lo indicarono semplicemente come MoonheadAllunaggio, appunto.

L’Apollo 11 era allunato sul Lato Oscuro del satellite, quello che è oscurato dal sole, che non si vede dal pianeta Terra, quello misterioso che quella missione cercò di conoscere. Ma quell’allunaggio era anche una metafora: la metafora dell’Uomo che cerca di conoscere l’Ignoto, dell’Uomo che cerca di conoscere il suo Lato Oscuro.

In realtà, la navicella Pink Floyd non si allontanò più dalla Luna; da quello stesso anno aggiustò i motori, affinò musiche e parole a partire dal pianoforte di Noi e Loro, per conoscere l’Ignoto che si celava sul Lato Oscuro dell’Uomo e della Luna.

Il lavoro di gestazione, di generazione e rigenerazione di parole, suoni, vagiti, battiti, aforismi, rumori, fu lungo. Ci fu chi sostenne che, dopo tutto, non c’è un lato oscuro della luna perché tutto è oscuro; ci fu chi affermò che non se ne importava di morire e che qualsiasi momento andava bene, ‘perché dovrei aver paura di morire? Non c’è motivo, prima o poi te ne devi andare’, diceva… Quel lungo lavoro di gestazione, di generazione e rigenerazione affrontò la Nascita, la Morte, la Religione, il Denaro, il Noi e Loro; tutto questo per tentare di conoscere l’Ignoto che si cela sul Lato Oscuro dell’Uomo e della Luna.

Il lavoro terminò all’inizio della primavera del 1973, quando la navicella  Pink Floyd rilasciò il suo trattato sul Lato Oscuro della Luna, ovvero la Luna secondo i Pink Floyd.

Da allora, quel trattato è finito nella case di milioni di persone in tutto il mondo e ancora oggi viene aperto, ascoltato, letto, studiato da chiunque voglia conoscere il proprio Lato Oscuro, magari guardando la Luna ed immaginando che cosa ci sia sul Dark Side of the Moon.

— Onda Musicale

Tags: David Gilmour, Roger Waters, Richard Wright, Nick Mason, The Piper at the Gates of Dawn, Syd Barrett, Pink Floyd
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