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Why me? Why not: il ritorno di Liam Gallagher

È uscito il 20 settembre Why me? Why not, il secondo lavoro da solista di Liam Gallagher, il più giovane dei litigiosi fratelli entrati nella leggenda sotto il nome di Oasis.

La musica, è cosa risaputa, vanta molte analogie con la matematica; tuttavia, in alcuni storici casi, è altrettanto noto che la somma degli elementi possa dare risultati sorprendenti. Era così per i Beatles e la loro magica alchimia che nessuno dei fab four seppe ripetere nelle carriere soliste. Così vale per gli Oasis, che tanta ispirazione hanno sempre tratto dalla band di Liverpool: è palese che la somma di Liam e Noel Gallagher desse un risultato molto superiore a quello che i due riescono a fare da soli.

Ma tant’è, dieci anni sono passati dalla storica lite che mise fine alla band e gli Oasis, che hanno sempre equamente diviso il pubblico tra amore fanatico e odio atavico, con buona pace di tutti a tornare insieme non ci pensano minimamente. Il nuovo lavoro di Liam, diciamolo subito, è un buon lavoro, e non farà che aumentare la nostalgia per quello che avrebbe potuto essere e non sarà mai.

Dopo il rodaggio coi Beady Eye e il basso profilo dell’esordio solista – il discreto As you were – il sophomore di Liam Gallagher è più che mai un ritorno alle atmosfere che fecero grandi gli Oasis.

Shockwave è l’apertura che per anni la band maggiore ci ha riservato per i loro album: un rock robusto con le chitarre in evidenza e un’armonica che compare a tratti. Il ritornello è accattivante quanto basta e l’immagine di Liam nel videoclip, dove cammina un po’ a casaccio – con la sua camminata inguardabilmente cafona, va detto – contro reazionari e rivoluzionari al tempo stesso, è quanto di più archetipico ci possa essere. In tempi di magra per il rock’n’roll e in assenza di nuove leve, Gallagher giganteggia anche facendo il minimo sindacale e, in modo non previsto ma prevedibile, si riprende il piedistallo da rockstar. Si prosegue con One of us, ballata mid tempo con una discreta melodia e l’uso non invadente degli archi: siamo ancora in tutto e per tutto dalle parti degli Oasis.

Once è il consueto numero lennoniano, immancabile in ogni lavoro di Liam. Se Noel era l’anima più sperimentale della band e si rifaceva al periodo aureo dei Beatles, Liam è sempre stato il fantasma vivente di Lennon. Lo ribadisce in Once che – attenzione – è comunque un pezzo davvero perfetto, una ballata per cui tanti farebbero carte false, cantata con quella voce quasi caricaturale ma che ogni volta fa cadere nel tranello. Il testo pare alludere al rapporto col fratello, ma forse è solo suggestione, mentre le atmosfere musicali ricalcano quelle della bella Let there be love degli Oasis, con tanto di intermezzo blandamente psichedelico. In pezzi come questo, però, si sente fortissima la mancanza del controcanto di Noel, quella sua voce in tono minore (che scrive ha sempre preferito n.d.r.).

Now there i found you e Be still sono poco più che riempitivi, mentre la title track è Oasis e brit pop al 100%. Liam rispolvera anche il celebre falsetto che aveva accantonato al culmine del successo, segno evidente che ha capito ciò che i suoi fan si aspettano da lui e non intende più negarglielo. Halo è un numero a sorpresa, cantato da Dio e che rimanda un po’ al beat dei Kinks e a certe timide svisate blues presenti a tratti nella discografia della band madre. Inaspettata anche la svolta quasi country di Alright Now – pezzo carino ma che suona un po’ troppo datato – e quella psichedelica di Meadow, brano che ci saremmo aspettati più da Noel e che rimanda ai Beatles di Strawberry fields forever e I am the walrus, con tanto di voce filtrata. The river e Gone chiudono bene un album che scorre via senza rivoluzioni ma in modo forse più piacevole del previsto.

In conclusione, se siete fan adoranti di Liam Gallagher, vuol dire che adorerete anche la sua nuova incarnazione solista; per chi si avvicinasse invece col pregiudizio, l’invito è a spogliarsene: Why me? Why not è un buon lavoro di brit pop e rock guitar oriented, a un buon passo e mezzo da quella che dovrebbe essere una vera intuizione rock, ma è forse quanto di meglio potete trovare oggi nel mainstream del genere.

— Onda Musicale

Tags: Liam Gallagher, Oasis, Noel Gallagher
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