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Tom Petty, l’essenza dell’America del rock

Due anni fa ci lasciava Tom Petty, uno degli ultimi eroi del rock americano, dopo aver attraversato per quarant’anni le vaste praterie del rock’n’roll a stelle e striscie. (leggi l’articolo)

La storia di Tom Petty è, allo stesso tempo, un tipico esempio di realizzazione del sogno americano e la vicenda di un outsider. Già, perché se è vero che la storia del ragazzino biondino che si innamora del rock dopo aver conosciuto Elvis Presley – grazie allo zio che lavorava sul set di uno dei film del Re del rock – è quella tipica del self made man che realizza tutti i suoi sogni, la parabola di Tom è anche ricca di valenze che scartano dai binari più classici.

Mezzosangue

Tanto per cominciare, Tom Petty è un mezzosangue, come si diceva negli USA: è sangue seminole quello che gli scorre nelle vene, e i lineamenti marcati tipici dei nativi americani contribuiscono al suo peculiare aspetto, se uniti alla zazzera bionda che lo accompagnerà fino alla fine dei suoi giorni.

Petty nacque in Florida nel 1950 e, pur iniziando da ragazzino a suonare la chitarra, non sarà mai un enfant prodige. Se infatti al di qua dell’oceano era costume dell’epoca che ragazzini di diciott’anni infiammassero i palcoscenici – da Clapton a Steve Winwood, dai Beatles ai Rolling Stones – Tom registrerà il primo album alla fine degli anni settanta, cosa questa che lo accomuna più di altre a Bruce Springsteen, cantautore a cui spesso viene accostato.

L’incontro con gli Heartbreakers

È l’epoca dell’esplosione punk e questo ragazzo biondo che, chitarra a tracolla, rinverdisce le glorie del rock’n’roll più genuino sembra fuori posto. Eppure il successo gli arride fin da subito; se i primi album vanno bene è già col terzo Damn the Torpedoes, registrato all’indomani del fallimento della casa discografica, che Tom coi suoi Heartbreakers raggiunge il grande successo. In quei giorni il suo album è secondo in classifica solo ai Pink Floyd di The Wall.

Tra i grandi del rock

Petty e gli Heartbreakers vengono accostati a Bruce Springsteen, a Bob Dylan – e il timbro di Tom gli è effettivamente molto vicino – e a Neil Young. Eppure la personalità di Tom Petty è ormai delineata e unica. Se le atmosfere musicali rimandano un po’ a tutta la tradizione dell’americana e al beat inglese, la sua grande autoironia e la verve dal vivo gli fanno guadagnare un posto tra i grandi del rock americano.

In Italia

Non è così in Italia, dove Petty rimarrà sempre poco conosciuto. Gli anni ’80 sono anni di grandi successi, grazie anche ad alcuni videoclip che attirano l’attenzione della nuova generazione, cresciuta a pane e MTV. La metà del decennio è segnata dal progetto Traveling Wilburys, supergruppo formato con gli amici Jeff Lynne, Bob Dylan, Roy Orbison e George Harrison. Il volo di grande successo dell’estemporanea band viene interrotto dall’improvvisa scomparsa di Orbison e dopo un periodo di allontanamento dagli Heartbreakers, Tom torna a incidere col gruppo all’inizio degli anni ’90.

Gli Heartbreakers sono come una persona sola. Sono l’ultima grande rock band americana – avrà a dire l’amico Dylan.

Ma prima c’era stato spazio per Full Moon Fever, vero esordio da solista del nostro; distante dal suono con la band e ricco di collaborazioni di prestigio, il disco è bellissimo ed è forse il capolavoro dell’intera carriera.

Ma, come si diceva, gli anni novanta vedono il ritorno in pompa magna dell’artista col suo gruppo, e sono anni di contratti milionari, vendite stratosferiche e tour infiniti. Così come il nuovo millennio, con tanto di celebrazioni per una carriera ormai più che ventennale. Nel 2010 Mojo ripropone un Petty ben distante dal deporre le armi, con un album che ripercorre tutti i generi del rock americano, con grande attenzione per le ballate dolenti alla Warren Zevon e uno spazio forse mai concesso prima al blues.

Il triste epilogo

Nel 2017 Tom Petty ha sessantasei anni ed è reduce da una serie di concerti di grande successo. Il cantante si trova a Santa Monica, in casa, quando viene colto da infarto. Le voci si rincorrono tra confusione e mistero. Si parla di un abuso accidentale di farmaci, chi semplicemente accusa il troppo affaticamento, sta di fatto che il 2 ottobre 2017 (leggi l’articolo) se ne va uno degli ultimi baluardi del rock prima maniera.

Quello dei deserti polverosi e delle cavalcate chitarristiche, dei testi a favore dei working class hero e delle battaglie contro l’estabilishment. Quello di Tom Petty e dei suoi Heartbreakers.

— Onda Musicale

Tags: Pink Floyd, Elvis Presley, Eric Clapton, The Rolling Stones, The Wall, George Harrison, Roy Orbison, Heartbreakers
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