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I Pink Floyd e il tributo a Rita Pavone: verità o leggenda?

Da sempre il mondo del rock è popolato di leggende più o meno colorite; c’è chi sostiene che Elvis Presley sia vivo e se la spassi in Argentina, sebbene ormai ultra ottantenne, e che altrettanto faccia Jim Morrison.

Al leader dei Doors è stata anche attribuita una seconda vita nei panni di Barry Manilow, forse per espiare i tanti peccati commessi nella prima? Oppure c’è il caso inverso – celebre – di Paul McCartney: Macca sarebbe morto, forse decapitato, in un incidente stradale, per poi essere sostituito con un provvidenziale sosia, abile non solo a suonare tutti gli strumenti, ma anche parimenti dotato di talento nel comporre, a quanto pare. (leggi l’articolo) Non mancano leggende minori, Ozzy Osbourne che mangia un pipistrello sul palco (leggi l’articolo) o Alice Cooper che sgozza chissà quale povera bestiola on stage.

Ma c’è una leggenda metropolitana che supera di gran lunga tutto ciò e scuote il mondo del rock alle fondamenta: il presunto tributo dei Pink Floyd a Rita Pavone.

Andiamo con ordine. La leggenda riguarda il pezzo San Tropez, canzone tutto sommato minore del songbook targato Pink Floyd. Il brano compare in Meddle, album del 1971, e fu composto da Roger Waters dopo un periodo trascorso in Costa Azzurra. L’andamento rilassato e inusuale per il bassista, unito al testo che è una blanda invettiva verso un certo mondo dedito ai lussi più vacui, rendono la canzone un piccolo culto minore nella ben più corposa discografia della band inglese.

Negli anni settanta i dischi dei Pink Floyd venivano distribuiti senza che fossero pubblicati i testi a corredo, va da sé che i traduttori che si fossero cimentati coi loro pezzi dovessero procedere a orecchio. Furono proprio alcune spericolate traduzioni, poi finite su un volume della Arcana degli anni ’80, vera bibbia per i fanatici, a ingenerare lo spassoso equivoco.

Accade che nell’ultima strofa della canzone vi siano le seguenti parole:

Hoping they’ll take a look at the way things stand

And you’re leading me down to the place by the sea

I hear your soft voice calling to me

Making a date for later by phone if you’re alone I’ll come home

Ed è proprio la locuzione later by phone la pietra dello scandalo: qualcuno, bizzarramente, si convince che Waters dica Making a date for Rita Pavone e il gioco è fatto.

O meglio, sarebbe un gioco. Se non entrasse in scena Rita la zanzara. Ora, i più giovani avranno avuto modo di conoscere la Pavone per alcune recenti esternazioni piuttosto discutibili, la più celebre all’indirizzo di Eddie Vedder, a sfondo politico. Ma già in questo illustre precedente la Rita nazionale volle cogliere la palla al balzo per alimentare la bislacca leggenda.

È uno dei massimi esperti nazionali di Pink Floyd, a rievocare alcuni episodi a riguardo.

In un numero del 1991 di Cymbaline, rivista dedicata alla band, viene pubblicata una lettera scritta di proprio pugno dalla Pavone a un fan dei Pink Floyd: Sì, sono io quella Rita Pavone che i Pink Floyd cantano nel loro brano ‘Saint Tropez’, e permettimi di dire che ne sono modestamente molto orgogliosa. Ho conosciuto il gruppo nel ’76 durante un mio spettacolo in Francia. Loro si trovavano in sala e ricordo che applaudirono con molto calore durante la mia esibizione.

Nel 1997 Rita pubblica un’autobiografia, Nel mio ‘piccolo’ (Sperling & Kupfler), nella quale la sua mira si fa ancora più traballante: Sulla Costa Azzurra durante la tournée estiva del ’73, mi dissero che tra il pubblico in sala c’erano i Pink Floyd, a cui non devo essere affatto ‘dispiaciuta come artista se anni dopo, nel brano ‘Saint Tropez’ del loro 33 giri ‘Meddle‘, arrivarono a cantarmi con queste parole: “…and you’re leading me down to a place by the sea / I hear your soft voice calling to me / making a date for Rita Pavone.

Basterebbe la discrepanza delle date a smentire la storiella: la smemorata Pavone colloca l’episodio alternativamente nel 1973 e nel 1976, senza darsi troppa pena per informarsi. Meddle, come detto, venne dato alle stampe nell’antecedente 1971. Ma ci sono anche le successive traduzioni ufficiali delle ristampe dell’album a sbugiardare il presunto omaggio.

A mettere la pietra tombale sulla vicenda fu tuttavia, e giustamente, Roger Waters stesso. Interrogato a proposito da un temerario giornalista, l’autore di The Wall rispose: Who the hell is Rita Pavone?

Per completezza, ecco il testo di San Tropez:

As I reach for a peach Slide a rind down behind the sofa in San Tropez
Breaking a stick with a brick on the sand
Riding a wave in the wake of an old Sedan
Sleeping alone in the drone of the darkness
Scratched by the sand that fell from our love
Deep in my dreams and I still hear her calling
If you’re alone I’ll come home
Backwards and home bound
The pidgeon the dove
Gone with the wind and the rain on an airplane
Owning a home with no silver spoon
I’m drinking champaigne like a big tycoon
Sooner than wait for a break in the weather
I’ll gather my far flung thoughts together
Speeding away on a wind to a new day
If your alone I’ll come home
And I pause for a while
By a country style
And listen to things they say
Digging for gold in the hoe in my hand
Hoping they’ll take a look at the way things stand
And you’re leading me down to the place by the sea
I hear your soft voice calling to me
Making a date for later by phone if you’re alone I’ll come home

— Onda Musicale

Tags: Ozzy Osbourne, Eddie Vedder, Jim Morrison, Alice Cooper, Paul McCartney, Pink Floyd, Elvis Presley, Rita Pavone, Roger Waters
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