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Quando volavano scintille tra Prince e Michael Jackson

In quella fantastica favola futuristica colorata e spensierata che sono stati gli anni ’80, due paladini musicali si imposero sul panorama pop/rock.

Michael Jackson, bimbo prodigio dall’infanzia difficile e dal talento immane, e il controverso genio misterioso ante litteram Prince. Più cose accomunano i due artisti entrambi nati nel 1958, entrambi di colore, entrambi dotati di talento ed estro, che hanno dominato la musica degli anni ’80.

Ciononostante, il confronto è improponibile dato che Jackson solo con l’album “Thriller” ha venduto 104 milioni di copie instaurando un record assoluto, mentre Prince ha dalla sua una impareggiabile genialità compositiva e una straordinaria tecnica come polistrumentista e vanta trentasette album in studio; per il ballo e l’impatto emotivo delle canzoni la bilancia pende di nuovo dalla parte del Re del Pop.

Un altro elemento che ha accomunato i due pesi massimi della musica di quel periodo è stata l’uscita di due film semi-autobiografici, ma mentre Moonwalker non fa onore alle qualità artistiche di Michael Jackson, molto più convincente risultò Purple Rain, girato con risorse ridotte da uno sconosciuto regista dell’epoca che incassò oltre cento milioni di dollari; la colonna sonora, nella quale spiccano le splendide When doves cry e la title track Purple Rain, vinse un meritato Oscar.

La dicotomia ritorna anche nei temi dei testi, il sesso in tutte le sue sfumature, l’amore romantico, una spiritualità difficilmente catalogabile nei rigidi schemi di una confessione religiosa e i mali oscuri della società, per il folletto di Minneapolis; pace, speranza, difesa della natura e fratellanza tra i popoli sono le tematiche della musica di Michael Jackson. Ma che tra i due non “correva buon sangue” è cosa nota (quasi) a tutti.

Si racconta che all’epoca delle registrazioni dell’album “Bad”, Jackson pare avesse chiesto all’artista di Minneapolis una collaborazione per la title track, Prince non solo rigettò l’offerta ma registrò di nascosto una parodia del brano per poi spedirla a Jackson, il rifiuto per via del  testo che aveva il verso iniziale in cui si diceva “Your butt is mine” (“il tuo culo è mio”). Prince non volle cadere in quella che considerava una trappola.

Nel 1983 i due condivisero il palco in un concerto in onore di James Brown durante il quale Prince si appese ad un lampione finto, scambiandolo per uno vero e finì tra la folla. «Si rese completamente ridicolo – affermò Jackson – la gente correva e strillava. Ero così imbarazzato, ed è tutto su video.»

Infine nel 2006, mentre Jackson stava assistendo da spettatore ad un concerto di Prince, questi scese tra il pubblico e cominciò a suonare il basso dritto in faccia al Re del Pop.

Poi nrl 2009 Michael Jackson morì, mettendo improvvisamente la parola fine alla loro contesa ultradecennale. Si dice che Prince fu molto scosso dall’improvvisa scomparsa dell’avversario musicale, tanto che nei sui successivi concerti inserì quasi sempre Don’t Stop Til You Get Enough per omaggiarlo. Qualche anno dopo, nel 2016, scompare anche lui tragicamente. (leggi l’articolo)

Adesso è lecito immaginarseli litigare e a scagliarsi contro accuse e insulti, plettri e chitarre, come due vecchi amici che in realtà non sono mai stati tali; e a deliziare della loro musica un universo alternativo, quello in cui ora si trovano.

— Onda Musicale

Tags: Purple Rain, James Brown, Thriller, Michael Jackson, Prince
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