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Concept album: la Top 10 degli album italiani

Abbiamo analizzato brevemente la storia del concept album, scegliendo tra i tantissimi pubblicati i dieci che – a giudizio di chi scrive – sono più meritevoli di essere ascoltati per un primo e consapevole approccio a questo formato.

E l’Italia? Nonostante il nostro paese rivesta da sempre un ruolo di secondo piano quando si parla di rock, l’idea del concept album da queste parti non solo ha attecchito, ma spesso ha dato frutti di grande qualità, che nulla hanno da invidiare ai migliori risultati internazionali.

Merito dell’unico periodo interessante del rock nostrano, il progressive, ma anche dei grandi autori che si sono cimentati col genere, uno su tutti Fabrizio De André. Il progressive fu un periodo di grandi ambizioni, nel mondo ma soprattutto in Europa e nella nostra penisola; e se i risultati migliori li trovate nella classifica riportata poco sotto, altri titoli meritano una menzione: Ys del Balletto Di Bronzo, storia di una civiltà perduta musicata senza compromessi – e senza concessioni alla melodia – in un disco coraggioso, tecnicamente ineccepibile, anche se invecchiato non benissimo; Atlantide dei Trip e Alphataurus dell’omonimo gruppo sono altri begli esempi, mentre lavori come Nuda dei Garybaldi e DNA dei Jumbo solo per questioni tecniche non possono ritenersi veri concept, essendolo solo per una facciata del lavoro.

Infine una menzione per alcuni artisti che tuttora hanno l’ardire di cimentarsi con l’idea del concept; Vinicio Capossella, con lo splendido doppio Marinai, Profeti e Balene, i Baustelle del sontuoso Fantasma e Caparezza, che si è misurato più volte con l’ostico formato.

Ma eccoci alla nostra Top 10 che, come sempre, non vuole essere una classifica assoluta ma solo il punto di vista di chi scrive.

10. Senza Orario Senza Bandiera – New Trolls

L’album del 1968 dei New Trolls – allora ancora dediti a un beat ingenuo e lontano dai futuri fasti prog – merita un posto tra i magnifici dieci soprattutto in virtù della sua importanza storica; siamo infatti di fronte al primo vero e proprio concept album italiano, con buona pace di alcuni esperimenti precedenti e col risicato vantaggio di un mese sulla pubblicazione di Tutti Morimmo A Stento, primo capolavoro di De André. E proprio il genovese è l’autore dei testi del disco, che mettono in musica prevalentemente poesie del bravo Riccardo Mannerini – con Fabrizio anche nel celebre Cantico Dei Drogati.

9. Burattino Senza Fili – Edoardo Bennato

Uscito nel 1977, il concept album di Edoardo Bennato non è l’unico del cantastorie napoletano, ma forse quello migliore. E se nell’immaginario collettivo rimarrà soprattutto la scaltra Il Gatto E La Volpe, a stupire sono due fattori: le musiche improntate a un folk blues completamente avulso dalla tradizione italica e la modernità della rivisitazione della favola di Collodi. Bennato non ama particolarmente la morale della celebre fiaba e mostra di preferire il Pinocchio burattino senza fili e padroni a quello omologato del finale. La Fata è da prendere a esempio per una sensibilità quasi femminista, quantomai attuale.

8. Felona e Sorona – Le Orme (leggi l’articolo)

Felona e Sorona è senza dubbio il disco più ambizioso de Le Orme, e forse di tutto il prog italiano. La storia è quella di due pianeti immaginari che si rincorrono come due amanti, Felona, sempre in luce – Felona come felicità – e Sorona, perennemente avvolto dalle tenebre – Sorona da Sorrow, dolore. La sontuosità del progetto e la splendida copertina dipinta da Lanfranco Frigeri nulla hanno da invidiare ai coevi concept anglosassoni, tanto che esce anche una versione cantata in inglese coi testi di Peter Hammill dei Van Der Graaf Generator. Le musiche sono all’insegna di tutti i cliché del prog, dai cambi di ritmo all’uso smodato di Moog e sintetizzatori; il vero punto debole è forse la voce di Tagliapietra, non sempre in grande spolvero, ma il disco rimane comunque un fulgido esempio di un’epoca che non esiste più.

7. Storia Di Un Impiegato – Fabrizio De André

Il grande cantautore genovese è stato uno dei più assidui frequentatori della formula concept. Storia Di Un Impiegato nel 1973 fece arrabbiare un po’ tutti, critici, fan e militanti politici, tanto che De André stesso lo giudicò non perfettamente riuscito nel far comprendere gli intenti. In realtà la storia del fallito bombarolo, con qualche debito al Bianciardi de La Vita Agra, è ancora oggi bella e significativa, tanto da essere portata con successo in tour dal figlio Cristiano. Il Bombarolo e Verranno A Chiederti Del Nostro Amore sono i pezzi forti, ma La Canzone Del Padre è forse il momento da brivido del disco.

6. Inferno – Metamorfosi

Gruppo romano quasi dimenticato, sebbene ancora in attività, capitanato da uno dei pochi frontman carismatici del prog italiano, Davide Spitaleri, dà alle stampe nel 1973 questo concept tratto dall’Inferno di Dante. Anomalo per l’assenza quasi totale della chitarra, enfatico e decadente, sempre sopra le righe, rimane tuttavia un lavoro di culto. La voce potente di Spitaleri enumera i gironi dell’inferno, riadattati ai moderni peccati, ergendosi su musiche che non hanno mai cali di tensione. Un prog mediterraneo che – per una volta – è poco debitore alle origini britanniche. Da riscoprire.

5. Zarathustra – Museo Rosenbach

Unico disco della sfortunata band di Bordighera, uscì anch’esso nel 1973, anno d’oro per il concept nostrano. Le cinque composizioni mettono in musica il pensiero di Nietzsche, con un suono strutturato e pieno, calato nello scenario prog ma denso anche di melodie affascinanti. Giancarlo Golzi, alla batteria, sarà destinato al grande successo coi Matia Bazar. L’infelice idea di collocare un busto di Mussolini nel collage in copertina, unito al tema sempre accostato con leggerezza al nazismo, costerà alla band la fama di gruppo fascista e, in ultima analisi, la sopravvivenza stessa. Peccato, la fama era con ogni probabilità immeritata e il disco davvero bellissimo.

4. Storia Di Un Minuto – PFM

La trama concept è piuttosto debole, ma la bellezza immortale dell’esordio della Premiata Forneria Marconi – già complesso beat de I Quelli – li fa entrare di diritto in questa Top 10. La bella copertina racchiude uno scrigno prezioso: la splendida Impressioni Di Settembre, col testo di Mogol, la gioiosa E’ Festa, puro prog mediterraneo con la leggendaria La Carrozza Di Hans sono quanto di meglio il rock abbia prodotto da queste parti. Capolavoro.

3. Darwin! – Banco Del Mutuo Soccorso

Secondo album della band di Vittorio Nocenzi e Francesco Di Giacomo – uno dei più dotati vocalist del rock italiano – ad appena sette mesi dall’esordio. Il concept vuole mettere in musica la teoria dell’evoluzione di Darwin; un progetto molto ambizioso, ma che può dirsi pienamente riuscito in ogni momento. Dai testi alle atmosfere, dalle splendide musiche pienamente progressive, Darwin! è un lavoro diventato iconico a buon diritto.

2. Terra In Bocca – I Giganti

Lavoro poco conosciuto de I Giganti, band che si era ritagliata un angolo di celebrità nel periodo beat e che vedrà con questo lavoro un canto del cigno che non raccoglierà quanto meritato. Datato 1971, quindi in anticipo su quasi tutti i concept del prog italiano, narra coraggiosamente la storia di un omicidio di mafia, secondo alcuni realmente accaduta. Il complesso, servendosi dell’apporto di grandi musicisti prog, snocciola una serie di atmosfere tra rock progressivo, beat e armonie vocali, in cui il gruppo eccelle. La storia è narrata senza indecisioni, con una messa in scena quasi da musical. Capolavoro da recuperare.

1. La Buona Novella – Fabrizio De André (leggi l’articolo)

Al primo posto il coraggioso lavoro del 1970 di Fabrizio De André. Oltre alla bellezza del disco, vanno premiati la precocità – visto l’anno – e la scelta del tema che scontenta sia i giovani dell’epoca – comprensibilmente perplessi davanti al tema religioso – sia i cattolici che giudicano blasfemo il lavoro. Il gruppo che suona le canzoni – davvero splendide per testi e musica – è quello che di lì a poco diverrà la PFM, con in più Mauro Pagani, futuro compagno di tante avventure del cantautore. Per bellezza pura, qualità e impatto sociologico all’epoca, merita il primo posto, e pezzi come Tre Madri, Via Della Croce e Il Testamento Di Tito stanno lì tuttora a dimostrarlo.

— Onda Musicale

Tags: Fabrizio De Andrè, Banco del Mutuo Soccorso, New Trolls, Edoardo Bennato, Le Orme, Van der Graaf Generator, La Buona Novella, PFM
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