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Homo Sapiens, il primo gruppo musicale che vinse il Festival di Sanremo. Intervista al fondatore Marzio Mazzanti

Nell’intervista che segue è descritta l’affascinante storia degli Homo Sapiens, uno dei complessi più importanti della musica italiana, raccontata attraverso le parole di  Marzio Mazzanti, storico fondatore e bassista della band.

Le sue risposte alle mie domande descrivono bene uno spaccato del nostro mondo artistico degli anni ’60 e ’70 e offrono una testimonianza diretta di quelli che sono stati i vari passaggi che hanno permesso loro di raggiungere il successo nazionale.

Le difficoltà iniziali, la ricerca di una casa discografica a Milano, la consapevolezza di essere bravi e di mettercela tutta, i primi successi, la vittoria al Festival di Sanremo, la gratitudine provata nei confronti di un amico artista e produttore, il nodo alla gola che si sente nel ricordare un amico che non c’è più…

Gli Homo Sapiens sono tuttora molto attivi,  e con il loro tradizionale entusiasmo sinonimo di grande passione, propongono uno spettacolo dal vivo da non perdere. La formazione odierna vede l’ingresso dal 2002 ad oggi, del tastierista Maurizio Novi che ringrazio molto per il suo sostegno personale che mi ha permesso di  concludere questa bella intervista.

Sia Maurizio che Marzio sono stati gentilissimi. Ecco l’intervista:

Quando avete iniziato a suonare e quali sono stati i gruppi o gli artisti che vi sono maggiormente interessati all’inizio della vostra carriera?

“Io vengo da Firenze, ho iniziato a suonare da piccolo, avevo 8 anni e insieme ai miei fratelli avevamo formato un trio di armoniche a bocca.– ci spiega Marzio – Già dal 1961, una volta tornato a Pisa avevo un gruppo, suonavamo nelle balere dell’epoca. A quei tempi non c’erano tante band ma più che altro cantanti solisti come Luciano Tajoli, Carla Boni, Claudio Villa,  Vittorio ParisiNoi però alla sera ascoltavamo Radio Luxembourg e da lì ci eravamo appassionati alla musica di Carlos Santana tanto che suonavamo alcuni dei suoi brani nelle nostre serate. Il mio primo gruppo si chiamava “I magnifici 5” . In seguito fondai un nuovo gruppo “I Tarli” . Avevamo buone voci e falsetti abbastanza potenti. Eravamo io (Marzio Mazzanti – n.d.r.) , Robustiano Pellegrini (Maurizio per gli amici), poi c’era un ragazzino di 13 anni che si chiamava Claudio (di cognome Lumetta – n.d.r.) un altro batterista che cantava bene, poi c’era Rodolfo Maltese, successivamente del Banco del Mutuo Soccorso. Rodolfo purtroppo non è più qui con noi.

Nella vostra fortunata carriera avete anche collaborato con Herbert Pagani, cosa ci racconti?

“Herbert fu la nostra spinta iniziale! Lo incontrammo a Radio Monte Carlo dove noi facevamo alcuni jingle, tipo quello per la sigaretta ‘Muratti Ambassador’ e altri. Herbert Pagani, lì era di casa perché conduceva un programma radiofonico ‘Se il tuo transistor non prende Monte Carlo c’è dentro un tarlo’ , e quindi noi facevamo le vocine dei tarli. Da lì – continua Marzio Mazzanti – abbiamo cominciato a fare un po’ di teatro con lui ,suonando, finché lui decise di ritornare a Parigi. Furono anni duri, ci voleva veramente tanta passione e tanta voglia di fare. Decidemmo di andare a Milano in cerca di una casa discografica, in fin dei conti tutti ci dicevano che eravamo bravi. Trovammo la RIFI di Milano (storica casa discografica di Milano attiva dal 1959). Così sono nati gli Homo Sapiens, i quali dal 1971 fino ai nostri giorni hanno ottenuto dei buoni risultati. Siamo stati il primo gruppo musicale a vincere il Festival di Sanremo nel 1977, e per cui saremo ricordati per sempre negli annali della musica per entrambe le cose. La canzone ‘Bella da Morire’ è stata scritta da Renato Pareti insieme ad Alberto Salerno. Già alcuni anni prima, nel 1975, avevamo partecipato alla dodicesima edizione di ‘Un disco per l’estate’ con la canzone semifinalista  ‘Tornerai Tornerò’ scritta sempre da Renato Pareti però insieme a Roberto Vecchioni, poi premiata con il disco di platino. Sempre alcuni anni prima, nel 1972, fummo i primi a cantare ‘Un’estate fa’ una versione italiana della francese ‘Une Belle Histoire’”.

Che progetti avete per il futuro?

“Abbiamo due brani nuovi molto interessanti, e continueremo con i nostri concerti estivi dal vivo. Sono due ore di spettacolo bellissimo”.

Tra tutte le persone che avete incontrato, c’è qualcuno in particolare che vorresti ricordare?

“Ad essere sincero una persona che ricordo e che ricorderò per sempre è Renato Pareti. È il nostro produttore, compositore, ma è anche un fratello, un amico fraterno. Noi dobbiamo molto a lui, ancora adesso dopo tutti questi anni, abbiamo un rapporto bellissimo”.

E di Rodolfo Maltese cosa ci racconti?

“Rodolfo era un grande chitarrista, trombettista, cantante, con una notevole presenza scenica. È stato sfortunato (Rodolfo Maltese malato da tempo, morì nel 2015 all’età di 68 anni – n.d.r.) lo dico con il magone alla gola”.

— Onda Musicale

Tags: Roberto Vecchioni, Festival di Sanremo, Rodolfo Maltese, Intervista, Carlo Zannetti
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