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Motown, l’etichetta che ha fatto la storia della discografia

Usa, anni 50. Berry Gordy, giovane autore afroamericano di canzoni, si manteneva lavorando come operaio nelle fabbriche di automobili di Detroit, montando parti cromate sulle carrozzerie della Lincoln

Ogni giorno, tonnellate di metallo entravano in catena di montaggio per uscirne sottoforma di fiammanti automobili. Gli venne un’idea:

Mi resi conto che si poteva creare un luogo in cui un ragazzo sconosciuto, preso dalla strada, potesse entrare, attraversare un processo di trasformazione, e uscirne come una star, proprio come una catena di montaggio”.

Così il 12 gennaio del 1959 Gordy diede il via al suo esperimento: fondò la Motown Records, la sua etichetta discografica. Nella prima sede della Motown, al 2648 di West Grand Boulevard a Detroit, riunì un gruppo di talentuosi compositori capaci di interpretare i gusti del pubblico: il trio Holland-Dozier-Holland, Norman Whitfield, la coppia Ashford and Simpson e Smokey Robinson.

A questa organizzazione applicò un sistema di controllo della qualità sulla produzione musicale, imitando l’industria automobilistica. Ogni venerdì mattina venivano convocate riunioni interne per scegliere i dischi da pubblicare: ognuno poteva esprimere la propria libera opinione. Il risultato fu una selezione severissima che costituì un elemento chiave per il successo: in pochi anni la Motown sarebbe diventata una delle più straordinarie esperienze musicali che la storia ricordi.

Grazie al lavoro di Gordy e della sua squadra, il grande pubblico conobbe gente del calibro di Diana Ross e The Supremes, the Temptations, Marvin Gaye , Lionel Richie con i Commodores, iJackson 5, in cui cantava un bambino di nome Michael Jackson e Stevie Wonder. Negli anni tra il 1961 e il 1972 per ben 31 volte un brano marchiato Motown si presentò in cima alla classifica di vendite USA.

Con la Motown nacque un vero e proprio genere, il Motown Sound: si trattava di un mix di soul, blues e cori gospel sorretti da linee di basso irresistibili, che appassionò milioni di persone in tutto il mondo. Anche il modo di vestire degli artisti Motown contagiò la cultura giovanile del tempo con abiti sgargianti capelli cotonati.

Il successo e la diffusione del Motown Sound ebbe un ruolo importante nell’integrazione tra bianchi e neri negli Stati Uniti. Smokey Robinson, braccio destro di Gordy, raccontò:

Negli anni 60 pensavamo solo a fare musica, non ci rendevamo conto che stavamo scrivendo un pezzo di storia. Più tardi realizzai che stavamo gettando ponti, abbattendo barriere. Prima di Motown, al Sud, il pubblico era separato tra bianchi e neri. Quando è arrivata la nostra musica, i ragazzi ballavano tutti insieme e si tenevano per mano, senza distinzioni”.

Negli anni Settanta molte cose cambiarono: dal 1972 la sede si spostò a Los Angeles, nuovi artisti entrarono a far parte della squadra Motown, mentre altri se ne andarono per dissidi con il padre padrone Gordy, poco disponibile a condividere con i collaboratori le fortune guadagnate.

Fu l’inizio del declino. metà anni Ottanta l’etichetta attraversò un periodo di difficoltà finanziarie, tanto che Berry Gordy, ormai impegnato sul fronte delle produzioni televisive, decise di vendere la società alla MCA Records che anni dopo diventerà Universal Music Group.

Ancora oggi il marchio Motown è attivo nella produzione musicale, occupandosi di rythm’n’blues ed hip-hop, sempre sotto l’egida della Universal Music Group.

— Onda Musicale

Tags: Motown, Marvin Gaye, Stevie Wonder
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