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Un disco per il week end: A Trick of the Tail dei Genesis

Siamo nella terra d’Albione durante gli anni ‘70, madre patria di gruppi di punta della scena del progressive rock come King Crimson, Yes, Emerson, Lake & Palmer, Gong e Genesis che hanno definito un’epoca.

Un’epoca di sperimentazione sia a livello sonoro che di testi sempre più poetici ai quali viene unita una tecnica che prende ispirazione dal folk, dal jazz e dalla musica classica. Un epicentro del tutto? La scena di Canterbury dove i giovani studenti universitari fondavano queste band. I giovani Genesis sono una di queste, ma si trovano di fronte ad un problema non da poco che cambierà totalmente le sorti del gruppo.

Dopo l’uscita del cantante e front – man, l’istrionico Peter Gabriel nel 1975, la band deve trovare un degno sostituto al più presto, ma nonostante i provini, sembra che nessun candidato sia all’altezza del compito. Ricordiamo che sulle spalle della band “gravano” successi come Selling England by the Pound(1973) e The Lamb Lies Down on Broadway (1974) quindi è necessario qualcuno che mantenga alto il livello.

Spesso la soluzione è decisamente a portata di mano, come in questo caso, e prende la forma del barbuto batterista Phil Collins.

Collins aveva già cantato in brani come “For Absent Friends”, da Nursery Crymedel 1971, e “More Fool Me”, da Selling England by the Pound del 1973, oltre che unire la sua voce a quella di Gabriel quando quest’ultimo era ancora nel gruppo creando delle parti vocali uniche.

Nonostante fosse un bravissimo cantante, lavorare con Gabriel non era affatto facile. Le lamentele provenivano anche del talentuoso chitarrista Steve Hackett che ricorda di come spesso Gabriel arrivava in sala prove, o di registrazione, senza aver studiato le parti. Inoltre cantava dove non doveva e rendeva il lavoro difficile a tutto il resto del gruppo. Paragonava il tutto ad un amico che regala un magnifico quadro per poi rovinarlo buttandoci addosso un barattolo di vernice.

Nonostante questo i due artisti si ritroveranno a calcare le assi dello stesso palco come un tempo.

Ad ogni modo, tralasciando le successive mutazioni pop del gruppo, il lavoro finale dei quattro Genesis è A Trick of the Tail del 1976. Ed ora direi proprio che è ora di passare alla tracklist dell’album.

1) Dance on a Volcano: canzone di apertura dell’album dove troviamo uno scatenatissimo Collins diviso tra batteria e microfono. Si sente che non c’è Gabriel, ma il confronto regge ed il sound è quello che i fan della prima ora conoscono bene. Unico e folle come i testi che hanno reso famoso il gruppo albionico

2) Entangled: pezzo più “acustico” con testo ed atmosfere fiabesche, come vuole la tradizione di artisti come Peter Gabriel e Syd Barrett, a cui vengono uniti gli echi della follia. Il dialogo ricorda, vagamente, alcuni brani di Nursery Cryme come “Harold the Barrel” e l’infermiera della fine che rimanda alla lunga “The Musical Box”

3) Squonk: il basso, leggermente di distorto, di Rutherford guida il brano intarsiato dalle tastiere di Banks e la batteria di Collins. Il testo parla della caccia ad una curiosa creatura, lo Squonk per l’appunto, che popola i miti del folklore americano. Triste e brutto, lo Squonk si trascina per questo mondo versando lacrime e singhiozzando in continuazione. La messa in musica della mitica creatura ha visto anche il cimentarsi degli Steely Dan con “Any Major Dude Will Tell You”

4) Mad Man Moon: brano più delicato al pari del tema, una sognante follia, sorretta dai tasti in avorio di Tony Banks che tesse tutta la trama contenuta nella tela narrativa

5) Robbery, Assault and Battery: giochi di parole e di assonanze per una canzone che, come da titolo, parla di un’assurda rapina. L’interessante assolo di Banks sorretto dai controtempi di Collins e la ripetizione, al limite dell’ossessivol, di “done me wrong, same old song” caratterizzano il brano

6) Ripples: altro pezzo in bilico tra fiaba e mito, in questo caso le “ragazze in blu” sono sirene che trascinano a fondo il malcapitato che si è invaghito di loro. Una macabra tradizione che dura “centinaia di navi”. Il brano, inoltre, vede un Collins “imitare” il suo predecessore a livello vocale ed un Hackett ispiratissimo per il finale grazie alla sua fida chitarra.

7) A Trick of the Tail: title track che racconta di come una bestia, quella simile al diavolo in copertina per intenderci, viene catturata dagli umani mentre esplorava il loro mondo. Lamentandosi di essere scappato dal suo mondo dorato viene sentito dagli umani che vogliono vedere questo mondo per prendere le ricchezze. Liberato, la misteriosa creatura li fa avvicinare alla “guglia d’oro”, ma scompare lasciandoli con un palmo di naso. Nel video del brano possiamo vedere un Collins che, rimpicciolito, danza sul piano di Banks, la chitarra di Hackett ed il basso di Rutherford

8) Los Endos: epico brano strumentale finale che chiude in bellezza il disco dimostrando, oltre l’indiscussa abilità come autori di testi, la grande competenza tecnica del quartetto

Giudizio sintetico: Un album fantastico in pieno stile genesiano nonostante il passaggio di testimone, e soprattutto di microfono, dal vocalist Peter Gabriel al batterista e cantante Phil Collins. Batterista che finirà per essere anche il principale compositore della band. Ben lontano dal curioso, ma già leggermente più leggero, Duke (1980) o dalle atmosfere decisamente più pop ed anni ’80 di Invisible Touch (1986) e di I Can’t Dance (1991) così come dai lavori solisti di Collins (No Jacket Required del 1985)

Copertina: Una fila di curiosi personaggi diversi tra loro che popolavano le canzoni e l’immaginario del gruppo, immagini a cui i fan sono abituati. Un vero e proprio marchio di fabbrica della prima era del gruppo inglese

Etichetta: Charisma

Line Up: Phil Collins (batteria, percussioni e voce), Steve Hackett (chitarra e basso), Mike Rutherford (basso e chitarra) e Tony Banks (organo, tastiere, mellotron, synth e chitarra)

 

— Onda Musicale

Tags: Selling England By The Pound, Phil Collins, Steve Hackett, Nursery Cryme
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