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Gerald Scarfe: il disegnatore di The Wall si racconta al nostro giornale

Gerald Scarfe nasce a Londra il 1 giugno 1936. E’ un grande fumettista molto famoso in tutto il mondo e soprattutto in Inghilterra, grazie ai suoi prestigiosi lavori fatti negli anni settanta.

Gerald Scarfe è uomo cha ha fatto della satira un elemento inconfondibile del suo modo di disegnare, al punto che spesso viene definito come “ferocemente satirico“. Fra i suoi argomenti preferiti vi sono il sistema scolastico britannico e il tema della guerra, elementi comuni anche di Roger Waters con cui ha collaborato nella realizzazione delle animazioni del tour “Wish You Were Here” e “The Wall“.

Gerald Scarfe è sposato con l’attrice britannica Jane Asher ed insieme hanno tre figli.

Abbiamo contattato il grande fumettista inglese per rivolgergli alcune domande alle quali lui ha risposto con grande disponibilità ed entusiasmo.

 

Quando nasce la tua passione per la satira?

“Sono nato a St John’s Wood, a Londra. Mia madre era un’insegnante e mio padre lavorava in banca. Da quando avevo un anno ho sviluppato una forma cronica di asma ed ho passato molto del mio tempo confinato a letto in ospedale. Avevo pochi amici – ci racconta Scarfe – e quei pochi non volevano visitare un bambino a letto. Per questa ragione ho passato buona parte della mia infanzia a leggere, realizzare modelli in plastilina, ascoltare la radio, fare teatrini e, soprattutto, a disegnare. Credo che il disegno sia diventato il mio modo di comunicare. È diventato il mio modo per esorcizzare le mie paure, ed io ho avuto molte ansie e paure sin da piccolo. Quando sono diventato più grande, sono andato a lavorare nello studio di cartellonistica di mio zio e lì ho dovuto dimenticare tutto e disegnare in maniera più brillante.”

“Cataloghi e pubblicità erano i soggetti principali e ho disegnato tavoli, sedie, tappeti e coperte. Presto però ho odiato questa falsa rappresentazione delle cose. Dovevo disegnare oggetti che apparissero più lussuosi e belli di quanto fossero in realtà – prosegue Gerald – e questo andava contro i miei istinti di artista che voleva la verità. Provavo una forte avversione contro il disegnare “carino” o “bello” in quel periodo negli anni ’50.”

“Quando ho lasciato lo studio per lavorare come artista freelance ho cominciato a spedire i miei lavori ai giornali ed a Punch Magazine dove molti di questi sono piaciuti e accettati. Mi godevo la libertà. Dopo aver disegnato mobili, essere in grado di creare e disegnare le mie stesse idee, era una grande sensazione.” 

“Si può vedere che già dalle mie prime vignette criticavo la società e le sue colpe. Usavo la comicità come veicolo per la satira, qualcosa che ho finito per incorporare nel mio lavoro durante tutta la mia carriera.”

“Ho cominciato a lavorare con più regolarità per Punch Magazine e, nel 1962, mi è stata data una doppia pagina regolare in cui facevo satira su tutto ciò che sentivo sbagliato nella società. Per me – ci racconta con orgoglio l’uomo – era una boccata di aria fresca. I miei sentimenti imbottigliati di frustrazione ed un’infanzia passata a letto hanno trovato il veicolo perfetto, il terreno ideale per i miei talenti particolari da cui ho cominciato rapidamente a fiorire.”

Dove trova spunto Gerald Scarfe per le sue vignette satiriche, famose e apprezzate in tutto il mondo?

“In definitiva ero stanco di fare satira superficiale ed ho sentito che dovevo prendere una decisione ed esprimere la mia opinione. Sapevo che potevo fare di più. Ho comperato dei libri di medicina ed ho imparato da solo l’anatomia. In questo modo i dettagli anatomici hanno cominciato a nutrire i miei disegni dando loro una qualità grottesca.”

“A quel tempo la rivista Private Eye ha cominciato a crescere e, incoraggiato da Peter Cook e William Rushton, ho iniziato a fare disegni politici e sociali per loro. Proprio a causa dell’impatto di Private Eye sulla blanda Inghilterra dell’epoca, ho cominciato ad essere famoso ed a venire salutato come il “nuovo Hogarth”. Private Eye era composta da persone della mia età che mi incoraggiavano a sviluppare e a spingere i miei disegni sempre di più. Mi hanno suggerito dei personaggi ed hanno accettato tutto quello che ho disegnato. Mi hanno incoraggiato ad impiegare la mia penna nell’arte della caricatura e sono stato in grado di attaccare le fonti di molti problemi: il potere, i leader, i politici che credono di essere il meglio per tutti noi. Ho focalizzato la mia attenzione su chi ha creato questi problemi sociali e governa la società piuttosto che sulle vittime.”

Come è nata l’idea di collaborare con i Pink Floyd per The Wall?

“Roger Waters è venuto a casa mia nella primavera del 1978 con i primi nastri di “The Wall” e me li ha fatti sentire. Quando ho sentito la sua voce cantare attraverso un sintetizzatore è stato difficile immaginare come avrebbe suonato il prodotto finale. È stato comunque molto chiaro su quello che voleva: un album, un concerto, un film.  I protagonisti dovevano essere Pink e la moglie di quest’ultimo.”

“Roger mi ha spiegato l’intera musica e tutti i testi di “The Wall”. Nelle settimane successive è tornato sui propri passi dicendomi quali parti di “The Wall” richiamavano la sua vita: la morte di suo padre, l’infedeltà della sua ragazza, cos’era fantasia e cosa era realtà, eccetera. Gradualmente ho capito cosa avrei dovuto realizzare.”

“Non avrei mai pensato che sarebbe diventato un tale pezzo nella storia della musica. Ho incontrato un fan a Los Angeles qualche hanno fa che era stupefatto nel sapere che avevo lavorato a “The Wall”. ‘Hai lavorato a The Wall! Wow! Come è stato?’ Io ho risposto che è stato un lavoro come un altro. ‘Non ti ha cambiato la vita?’ mi chiese, ed io risposi ‘no, non me l’ha cambiata affatto’. ‘Wow’ disse lui ‘Di sicuro ha cambiato la mia!’ . Quindi “The Wall” ha colpito i giovani di allora e continua a farlo oggi.”

Davvero apprezzato in tutto il mondo per la sua intelligenze e per il suo modo a tratti feroce di fare critica. Quale è la chiave di questo successo?

“Quando ho cominciato a fare le caricature di qualcuno – spiega il fumettista – esageravo le sue caratteristiche o immaginavo qualcos’altro, un lombrico o un’aspirapolvere. Cosa cerco di fare è semplicemente tirar fuori le caratteristiche essenziali. Trovo particolarmente piacevole il fare caricature quando posso.”

“Mi soddisfa distorcere la forma umana e ricreala mantenendo comunque delle somiglianze. Poi arrivi ad un punto in cui questo processo, come un chewing gum, si rompe e la somiglianza è perduta. Il vantaggio di lavorare quotidianamente o settimanalmente su un giornale – continua l’artista – è riuscire a portare, lentamente, i lettori ad accettare gli estremi delle caricature dopo un certo periodo di tempo.”

Immagina di essere seduto alla tua scrivania, la porta di apre ed un artista viene dentro e ti agita un pezzo di carta, venti centimetri per dieci, con uno ‘scarabocchio’ disegnato e ti dice: ‘Avanti, ridi, dannazione a te’.  Questo è quello che succede quando un caricaturista si confronta con il proprio editore. Il quale ti risponde: ‘Dio, di che cosa si tratta? Chi è questo? Che cosa stai facendo? Chi è l’uomo al contrario sullo sfondo?’ .

“Il mio lavoro consiste nel lottare quotidianamente per l’attenzione tra titoli urlanti, fotografie drammatiche e pubblicità studiate per impressionare. Potrei anche urlare più forte di loro per sopravvivere – continua Scarfe – o fare un disegno semplice, diretto ed immediato.

Che ricordo hai del periodo in cui hai lavorato con i Pink Floyd ed in particolare con Roger Waters?

“Abbiamo lavorato assieme per più di sei anni quindi ci sarebbero troppi ricordi da elencare qui. Nonostante gli inevitabili alti e bassi durante il periodo creativo, io e la band siamo diventati amici e lo siamo ancora. Roger ed io condividiamo lo stesso senso dell’umorismo ed altri interessi. Durante il periodo di realizzazione di “The Wall” abbiamo fatto un sacco di partite a biliardo e ci siamo goduti le vacanze assieme alle nostre famiglie.”

Che progetti hai per il futuro?

“Sto contribuendo alla realizzazione della prestigiosa mostra dei Pink Floyd chiamata “Their Mortal Remains” che verrà aperta in estate alla V & A di Londra. In autunno, inoltre, ho in programma una mostra alla House of Illustration di Londra.”

 

— Onda Musicale

Tags: Wish You Were Here, Roger Waters, The Wall, Gerald Scarfe
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