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Hotel California: viaggio fra eccessi e fantasie

La band degli Eagles
Quello del Viaggio è un tema piuttosto ricorrente nei pensieri e nelle fantasie delle persone: andare verso una meta tanto agognata, lasciarsi alle spalle i problemi e pensare solo a ciò che concerne il viaggio, rilassarsi e godersi il cambiamento, il mondo in divenire che cambia costantemente davanti ai nostri occhi e tutto si proietta verso il futuro.

Il Viaggio viene spesso usato come metafora del cambiamento, della scoperta di se stessi e della vita stessa. Tutto questo movimento è tuttavia molto faticoso e ogni viaggiatore conosce il valore rappresentato da un luogo in cui fare ritorno, un porto sicuro poter fermarsi e riposare e riordinare i pensieri. Ma quanti dei luoghi in cui ci fermiamo sono davvero sicuri?

Hotel California è una canzone degli Eagles scritta da Don Felder, Don Henley e Glenn Frey pubblicata l’otto dicembre del 1976. Il brano, della durata di sei minuti e mezzo appartiene al genere country/soft rock (rock che si ispira alle sonorità country ma addolcito per la trasmissione radiofonica).

Nel maggio del 1977 rimase in vetta alla classifica Billboard hot 100 per una settimana, vinse il Grammy Award come singolo dell’anno 1978, in Italia vinse un disco d’oro ed il suo assolo di chitarra è classificato all’ottavo posto nella Top 100 Guitar Solo; occupa inoltre la quarantottesima posizione delle 500 migliori canzoni di tutti i tempi secondo la rivista Rolling Stone. Questa canzone è la più famosa degli Eagles nonché una delle più famose canzoni degli ”album oriented rock” (format radiofonico per la trasmissione di stili rock con potenziale commerciale). La canzone è stata anche inserita nel videogioco “Guitar Hero World Tour”.

Il testo della canzone e il suo significato ambiguo.

Il significato della canzone è ambiguo e aperto a diverse interpretazioni: il testo descrive le vicende di un viaggiatore su di un’autostrada deserta che, provato dal lungo viaggio, decide di fermarsi per la notte in un Hotel (“My head grew heavy and my sight grew dimmer I had to stop for the night”). Un’ attraente ragazza aspetta il viaggiatore sulla soglia per accompagnarlo alla sua camera e, mentre percorre i corridoi, sembra di sentire delle voci che gli danno il benvenuto (“There were voices down the corridor, I thought I heard them say welcome to the Hotel California”).

Una volta nella sua camera sente delle persone che fanno una festa nel cortile, poi chiama il “capitano” e gli chiede se può avere un bicchiere di vino; la risposta è che non hanno vino dal 1969 (“we haven’t had that spirit here since nineteen sixty-nine”). Il viaggiatore allora ha una sorta di sogno-visione di una stanza con specchi sul soffitto, “lei” gli dice che sono tutti prigionieri dei loro stessi “dispositivi” o artifici, e che nella camera del padrone si sono tutti riuniti per un banchetto (“And in the master’s chambers, They gathered for the feast ”), lo trafiggono con i loro coltelli di acciaio, ma la bestia non può essere uccisa (“They stab it with their steely knives, But they just can’t kill the beast ”).

A quel punto il viaggiatore cerca di scappare e tornare al luogo in cui si trovava prima, ma l’”uomo della notte” lo ferma e gli dice che lui può lasciare la stanza ogni volta che vuole, ma che non potrà mai andarsene (“You can check out any time you like, But you can never leave!”).

All’interno del testo sono presenti alcuni riferimenti che propongono diverse chiavi di lettura di un testo all’apparenza semplice: gli stessi Eagles hanno dichiarato che la canzone voleva essere un’immagine dell’edonismo, e sulla condizione autodistruttiva dell’industria musicale californiana alla fine degli anni settanta.

Le parole di Don Hanley:

la nostra interpretazione della bella vita a Los Angeles, una canzone sull’oscura vulnerabilità del sogno americano”

Un’altra interpretazione è quella della metafora della dipendenza da alcol e stupefacenti di qui gli Eagles facevano uso in quegli anni: il termine “colitas” nel primo verso fa riferimento alle gemme della cannabis, chiamate così nello slang messicano. Su internet si è diffusa la voce che la canzone contenesse riferimenti ed un significato satanico: l’Hotel California sarebbe infatti l’hotel acquistato dal satanista americano Anton LaVey dove fondò la sua “Chiesa di Satana”; inoltre il verso della canzone “They stab it with their steely knives, But they just can’t kill the beast“ farebbe riferimento alla “Bestia”, pseudonimo riferito allo stesso Satana.

Metafora?

Un’ultima interpretazione vede l’Hotel California come la metafora del manicomio Carminio, in California: le voci che il viaggiatore sente sarebbero quelle degli altri internati, la ragazza che lo accompagna alla stanza sarebbe in realtà un’infermiera ed il “capitano” sarebbe un inserviente. Il fatto di essere “prigionieri dei propri dispositivi” sarebbe un riferimento alle pazzie, ed i “dispositivi” sarebbero dunque le menti dei malati mentali. Il viaggio del protagonista, qualunque sia l’interpretazione del modo in qui l’ha compiuto, non si conclude in modo piacevole siccome questo rimane imprigionato nella sua condizione. Bisogna dunque stare attenti quando si viaggia, perché “se non si poggiano bene i piedi, non si sa dove si può finire spazzati via”.

Di seguito un paio di aneddoti piuttosto curiosi sulla storia di una delle canzoni più amate di sempre:
  1. L’album viene inciso a Los Angeles (Record Plant Studios) ma per paura del terremoto le altre tracce vengono realizzate a Miami (Criteria Studios) nello stesso momento in cui i Black Sabbath stanno terminando le registrazioni del loro ultimo disco. Il rumore prodotto da Ozzy e compagni è davvero fortissimo, tanto da disturbare le incisioni e obbligare i fonici ad un lavoro supplementare per eliminare i rumori di fondo.
  2. Dopo l’incisione di un album c’è sempre bisogno di un periodo di riposo e di realx, anche se pare che gli Eagles abbiano festeggiato anche durante le incisioni. Questo almeno è quello che racconta il bassista dei Black Sabbath, Geezer Butler, il quale sostiene di essere entrato nello studio usato da Don Henley e compagni e di avere trovato tracce di cocaina sparse ovunque. 

— Onda Musicale

Tags: Geezer Butler, Don Henley, Ozzy Osbourne, Black Sabbath, Miami, Hotel California, Eagles
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