L'antipatia di Roger Waters nei confronti del neo presidente degli Stati Uniti d'America Donald Trump è cosa nota e risaputa. L'ex bassista dei Pink Floyd non ne ha mai fatto mistero.
Nemmeno quando, a ridosso del suo insediamento ufficiale alla Casa Bianca, ha postato il filmato di un suo concerto in Messico con una discalia "La resistenza inizia oggi", oppure quando lo ha definito senza mezzi termini un maiale ignorante. (leggi l'articolo)
Il pensiero di Waters sulla costruzione di muri è stata anche riportata nel nostro articolo del 10 ottobre 2016, in cui Roger afferma "Costruire muri non è mai una buona idea e se ve lo dico io potete credermi." (leggi l'articolo)
E la scelta del suo concerto dello scorso anno a Città del Messico (leggi l'articolo) non è affatto casuale ma è una critica circa la volontà del tycoon americano di voler costruire un muro sul confine fra Messico e Stati Uniti, con lo scopo di cercare di frenare l'immigrazione clandestina.
Questa idea del muro deve avere scopo particolarmente Roger e infatti Euro News riporta che Roger Waters durante la sua partecipazione ieri a Londra alla mostra "The Pink Floyd Exhibition: Their Mortal Remains" atta a celebrare il cinquantesimo anniversario dell’uscita della canzone dei Pink Floyd "Arnold Layne" (leggi la storia del brano) ha detto che stava prendendo in considerazione di portare significativamente in concerto uno dei più rappresentativi dischi dei Pink Floyd, l'immortale “The Wall”, proprio sul confine tra Stati Uniti e Messico.
Per Waters sarebbe una sorta di flash back, in quanto fece un concerto simile nei contenuti politici anche il 21 luglio 1990, quando suonò "The Wall" a Berlino, in un epoca in cui le due Germanie erano ancora divise anche se il muro era fisicamente crollato il 9 novembre 1989. (leggi l'articolo)
Stefano Leto – Onda Musicale
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