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Un disco per il week end: “Suspiria” dei Goblin

Siamo in Italia verso la fine degli anni ’70 ed ormai sono ben affermati due nomi nel panorama musicale e cinematografico. Due nomi che si collegano uno all’altro in maniera indissolubile, o quasi, ovvero i Goblin e Dario Argento.

Grazie al fantastico esordio di Profondo rosso del 1975 (leggi qui l’articolo) i Goblin sono ormai i musicisti di fiducia del famoso regista romano Dario Argento che li chiama per il suo film successivo, Suspiria, del 1977 la cui tematica principale sono le streghe.

Quest’anno ricorre infatti il quarantennale del film (leggi qui l’articolo) e dell’album omonimo, ma prima di procedere con l’analisi delle tracce cerchiamo di dare qualche informazione in più.

Innanzitutto l’album, il terzo per il combo italiano, è da considerarsi come uno dei dischi più sperimentali dell’intera discografia che segue Roller dell’anno prima il quale, però, non ha riscosso il successo sperato.

Con questo disco i Goblin si ributtano a capofitto nelle colonne sonore anche se i problemi non mancano. Il tastierista Maurizio Guarini lascia infatti la band durante le registrazioni dell’album ed anche il 1978 si rivela un anno a due facce.

Da una parte i Goblin vengono raccomandati da Argento per le musiche di Dawn of the Dead, da noi Zombi, di George Romero e poi incidono il primo album cantato, Il Fantastico Viaggio del Bagarozzo Mark.

Dall’altra però Massimo Morante e Claudio Simonetti si dedicano alle rispettive carriere soliste mentre la band, priva di due elementi fondamentali, continua sulla strada della composizione di colonne sonore prima dello scioglimento. Scioglimento a cui seguono reunion, problemi di copyright e così via.

Detto questo diamo un’occhiata alle tracce di Suspiria che hanno scandito i minuti di autentico terrore dell’omonima pellicola:

Suspiria:è la traccia più famosa dell’album, oltre che della band, e vede il primo parlato del disco anche se minimale. Infatti vi è una nenia sussurrata che ripete ossessivamente un vecchio scioglilingua inglese che recita there are three witches sitting on the treeovvero ci sono tre streghe sedute su di un albero. Da notare dunque come ritorni il tema delle fattucchiere.

Le parole sono sussurrate da Simonetti che tesse il tappeto sonoro mentre Pignatelli enfatizza i tamburi con la tabla e Morante accompagna il tutto con il bouzouki greco fino alla prima metà. Dalla seconda in poi i synth di Simonetti si fanno più spaziali ed ossessivi mentre il duo Pignatelli e Morante riprende in mano i propri strumenti elettrici.

Witch: con questa traccia il gruppo mostra la sua parte più sperimentale con vento, rumori inquietanti ed urla con un finale quasi operistico.

Non per niente questa traccia viene usata per descrivere la prima, e cruenta, uccisione presente all’interno della pellicola.

Opening to the Sighs:circa mezzo minuto di pura inquietudine firmata Goblin per anticipare la traccia successiva

Sighs: un respiro affannoso e delle urla stridule in lontananza sono i primi suoni che si possono udire ai quali seguono immediatamente le note discordanti di Simonetti accompagnate dal basso martellante di Pignatelli.

Il ritmo è serrato e fa accelerare il battito cardiaco praticamente fino alla fine quando i synth si fanno più maestosi ed i respiri affannosi sono ormai dei veri e propri presagi di morte.

Markos:il brano in questione prende il nome da Helena Markos ovvero la strega fondatrice dell’accademia di danza e della congrega di streghe che la gestiscono.

Le incessanti note di Simonetti, intervallate dalle percussioni e dagli strumenti distorti, sono la base di questo incalzante brano il cui giro iniziale si ripete fino alla fine dei quattro minuti come una costante statistica. Curioso il finale quasi cibernetico.

Black Forest: il pezzo prende il nome dalla Foresta Nera in Germania, e riprende vagamente gli echi della prima traccia, visto che le vicende sono ambientate in questa accademia tedesca.

Le atmosfere si fanno più leggere e si sente di più la pulsante vena progressiva. Piccola nota aggiuntiva, il sassofono è quello di Antonio Marangolo che è anche il fratello minore del batterista dei Goblin.

Va qui ricordato che il sassofonista ha lavorato per anni con Francesco Guccini oltre che con Claudio Lolli, Paolo Conte, Ivano Fossati ed altri ancora

Blind Concert: un brano in perfetto equilibrio tra jazz e psichedelia che, come già accennato nell’articolo relative alla pellicola, ricorderà i tempi dei migliori Area grazie all’uso del basso fretless.

Death Valzer:ultimo brano composto da un ispiratissimo Simonetti che, sulle delicate note di un valzer, costruisce questo delicato intarsio di suoni. Nella pellicola si può sentire questa delicata melodia suonata da Daniel, lo sfortunato pianista ceco che viene sbranato dal suo stesso cane costretto dalle streghe

Giudizio sintetico: se amate il cinema dell’orrore, il vecchio prog italiano e le sonorità più inquietanti questa pietra miliare del cinema e della musica fa al caso vostro! Imperdibile per i fan dei Goblin!

Copertina: una pallida ballerina danza insanguinata sulle punte all’interno dello sfondo nero

Etichetta: Cinevox

Line up: Claudio Simonetti (tastiere, sintetizzatori, moog, mellotron e voce), Massimo Morante (chitarre, bouzouki greco e voce), Fabio Pignatelli (basso, tabla, chitarra e voce), Agostino Marangolo (batteria, percussioni e voce), Antonio Marangolo (sassofono in “Black Forest”) e Maurizio Guarini (tastiere)

Vanni Versini

— Onda Musicale

Tags: Vanni Versini, Profondo rosso, Goblin, Claudio Simonetti, Massimo Morante, Claudio Lolli, Agostino Marangolo, Francesco Guccini, Antonio Marangolo, Ivano Fossati, Fabio Pignatelli, Dario Argento, Suspiria, Area, Paolo Conte
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