In primo pianoMusica

Billy Cobham: intervista al più grande batterista di tutti i tempi

Billy Cobham, all’anagrafe William Emanuel Cobham Jr. nato a Panama il 16 maggio del 1944, è uno tra i più famosi batteristi, percussionisti e compositori americani.

Tra le tante e prestigiosi collaborazioni, che spaziano dal jazz al rock, ricordiamo grandi nomi come Miles Davis, Carlos Santana, George Benson, Stanley Clarke, Randy e Michael Brecker. Nel 1971 è presente tra le fila della Mahavishnu Orchestra del chitarrista John McLaughlin e due anni dopo, nel 1973, pubblica il suo capolavoro intitolato “Spectrum”.

Il nostro giornale lo ha contattato e gli ha rivolto alcune domande, alle quali lui ha risposto dimostrando grande disponibilità.

Quali sono le band, o gli artisti, che ti hanno ispirato di più durante la tua carriera musicale?

“Sono tanti coloro che mi hanno influenzato e fra tutti ricordo Oscar Peterson, Count Basie Band, Stan Kenton Orchestra, Horace Silver, Miles Davis, Gil Evans, Louis Bellson, Sarah Vaugh, Ella Fitzgerald, John Coltrane, Billy Taylor e Roy Haynes.”

Come si definirebbe Billy Cobham in poche parole?

“Mi definirei un osservatore, metodico, filosofico, musicale e disciplinato.”

Sei indubbiamente uno dei più grandi batteristi di tutti i tempi, com’è possibile raggiungere questi livelli?

“Bisogna prima di tutto focalizzarsi sul sogno di essere i migliori possibili e poi su cosa amano fare. Io amo fare musica attraverso la batteria, è quello che definisce la mia storia nel passato, presente e futuro.”

Hai suonato con tutti i migliori artisti jazz ed anche con il grande Miles Davis. Che cosa ricordi di quel periodo?

“Si è vero, ho avuto questa grande fortuna dalla vita – ci racconta il grande batterista americano – ma posso risponderti che quel periodo non è finito, continuerà finché vivrò.”

Ci puoi raccontare un aneddoto sul grande trombettista Miles Davis?

“Ha sempre suonato dentro sé stesso – spiega il batterista originario di Panama – e questo è sempre stato abbastanza per creare una forte dichiarazione musicale.”

Una delle tue più grandi esperienze è stata la creazione della Mahavishnu Orchestra con il chitarrista John McLaughlin. Raccontaci di questa tua esperienza descritta anche nel libro “Power, Passion and beauty: The Story of the Legendary Mahavishnu Orchestra”.

“Non ho creato la Mahavishnu Orchestra con John McLaughlin. Sono stato assunto da lui per supportare la sua idea di ‘batterista nella band’, ero un impiegato, un’ape operaia se vuoi. Mi è piaciuta molto come esperienza perché, grazie a questa – ci spiega Cobham –  sono stato in grado di esplorare e sviluppare il performer che sono oggi passando il mio tempo a lavorare con John, Rick Laird, Jerry Goodman e Jan Hammer, anche se solo in parte. Credo che sia stato un periodo musicale veramente per tutti noi.”

Tra tutti i tuoi numerosi album c’è un disco che può essere considerato il tuo capolavoro, “Spectrum” del 1973. Che cosa rappresenta per te questo album oggi?

“Ricordo che durante i primi anni ’80, quando lavoravo con Jack Bruce ed altri amici, Jack voleva che io suonassi uno dei miei pezzi ed il suo manager ha suggerito “Stratus”. Inizialmente mi sono tirato indietro di fronte all’idea perché sentivo che l’avevo già suonata abbastanza quando l’ho registrata in “Spectrum”. Ma, dopo anni, ho imparato che questo album e tutte le sue canzoni sono stati un regalo per me da parte di un essere supremo a cui sono estremamente grato. Le suono sempre fedelmente come e quando posso.”

Nel 1988 sei stato contattato da Peter Gabriel per la colonna sonora di un film di Martin Scorsese. È vero che tutte le parti di batteria sono state registrate semplicemente e in poco tempo da te?

“Abbiamo registrato in una sera, approssimativamente dalle 23.00 fino alle 3.00 del mattino seguente. Sono tornato a casa più tardi quel giorno. La musica è stata presentata in una maniera veramente chiara al pari della mia comprensione ed interpretazione di essa.”

Nel 2001 hai partecipato alla produzione di “Drum’n’Voice-All that Groove” con il gruppo italiano dei Novecento. Che cosa ci puoi dire a proposito di quell’esperienza?

“I produttori sapevano che cosa volevano e mi hanno ingaggiato per registrare per loro e quindi tutto è andato velocemente e senza problemi. Ho registrato le mie tracce in un giorno e mezzo.”

Sei sempre stato presente a molti concerti importanti. Che cos’è per te la relazione con il pubblico durante i tuoi concerti?

“Suonare live significa che quello che accade sul palco accadrà una volta sola. Mi piace la sensazione perché rappresenta uno dei modi in cui la musica può essere mostrata in modo tale da far vedere anche la personalità dei musicisti che si presentano, a loro volta, tramite questa. Questo significa che dobbiamo essere veri con noi stessi, in questo modo il pubblico riconoscerà chi siamo quando facciamo questo.”

Raccontaci qualcosa a proposito del documentario “Sonic Mirror” dedicato ai bambini con problemi sociali in Sud America

“Sonic Mirror è stato un ‘rapido scatto’ al mondo dell’autismo e della musica – ci racconta Billy Cobham – ovvero come la musica può essere un forte sostegno nell’aiutare gli autistici ad esprimere sé stessi su più livelli ed in più maniere.”

Quali sono i tuoi progetti futuri?

“Al momento mi sto preparando per i concerti di maggio con il mio gruppo, The Billy Cobham Band. Suonerò al Ronnie Scott a Londra con la Guy Barker Big Band circa una dozzina di mie composizioni che verranno suonate da 17 musicisti. Come fotografo esporrò anche alcuni dei miei lavori alla Leica Camera Gallery di Londra durante lo stesso periodo. Questo dal 12 al 17 giugno. Dal 16 al 23 luglio insegnerò al Mesa Arts Center di Mesa, in Arizona, “The Art of the Rhythm Section Retreat”. Questo progetto promuove ed esplora le molte vie ed i metodi impiegati dai musicisti dalle collaborazioni con le orchestre fino a trii e big band. Se volete saperne di più – conclude Billy – andate su Google e digitate il mio nome e Art of the Rhythm Section Retreat.”

— Onda Musicale

Tags: Ella Fitzgerald, Peter Gabriel, Billy Cobham, Miles Davis, Jack Bruce, John Coltrane, Martin Scorsese, Oscar Peterson
Sponsorizzato
Leggi anche
David Byrne: il fondatore dei Talking Heads compie 65 anni
Elena Somarè in concerto a Seoul il 16 maggio