Recensioni e Interviste

Bob Balera: recensione “È difficile trovarsi”

L’album di cui vi voglio parlare oggi è il disco d’esordio dei Bob Balera intitolato “È difficile trovarsi”. Uscito a metà aprile questo album del combo veneto ha saputo conquistarmi subito ed ora vi spiegherò il perché.

Prima di tutto si tratta di un album che mescola sapientemente rock ed elettronica. Gli artefici sono i Bob Balera che, nello specifico, rispondono ai nomi di Romeo Campagnolo (voce), Matteo Marenduzzo (basso, chitarre, drum machine ed effettistica), Antonio Marco Miotti (batteria e percussioni), Filippo Pietrobon (chitarre) e Jacopo Monegato (tastiere, synth ed effettistica). Detto questo diamo un’occhiata alle dieci tracce che compongono questo album d’esordio:

 

Bruciare: delicati intrecci di chitarre, synth e percussioni aprono le danze per la prima malinconica traccia dove possiamo sentire l’intrigante ed eterea voce di Romeo Campagnolo. Quel tocco in più di malinconia deriva anche dal breve assolo di violino dopo il primo minuto.

Serena: un efficace e continuo cambio di registro, da tranquillo ad aggressivo, è l’elemento su cui si basa questa traccia dove si canta di un amore finito male tra gelosie ed incomprensioni.

Dove si va: il basso qui viene posto più in evidenza per un brano decisamente più corale. I riff trascinanti di chitarre e basso non vi faranno distrarre neanche per un secondo, davvero bello!

Un pezzo da ascoltare e riascoltare sempre più volentieri che, soprattutto, non stanca mai. Degno di nota anche il finale con una chitarra che si perde tra echi e riverberi a calare.

Roma Berlino: il tema del viaggio nelle varie città del mondo, una tematica sempre più diffusa tra i ventenni ed i cervelli in fuga, che si riflette in una fantomatica Anna.

In questo pezzo le sonorità rimangono sempre quelle di un rock elettroniche, ma il testo ed il ritmo richiama più il punk rock. Un esperimento davvero interessante e ben riuscito.

Tempi che cambiano: che disco sarebbe senza una power ballad come si deve? Godetevela a tutto volume!

Giorni da Cicala: altro cambio di sonorità con un sound tipico degli anni ’60 – ’70 e ska con le tastiere bene in evidenza ed una voce femminile. I cori scanzonati poi vi faranno tornare in mente gli Oasis, i Blur e tutto il brit pop migliore con un vago accenno agli Who nella parte centrale.

Playboy: synth e voci eteree decisamente più inquietante fanno vedere l’altra faccia dei Bob Balera. Più dark e con un ritmo serrato in stile Kraftwerk. L’intreccio vocale dopo il primo minuto e mezzo mostra poi tutta la rabbia e l’inventiva della band!

Celentano: ritorna il trascinante basso di Matteo Marenduzzo per un’altra traccia più rock e cattiva che trascina cinismo e critiche ben strutturate.

Rimbalzi: la perfetta fusione tra rock ed elettronica, non c’è altro da aggiungere!

Bologna: struggente composizione acustica con pianoforte e chitarra che dimostra appieno come i Bob Balera siano una band in grado di suonare, praticamente, ogni cosa con il loro stile unico e personale.

 

Per concludere che dire di questo disco? Davvero un ottimo esempio di rock elettronico che vi farà tornare alla mente i Subsonica dei tempi migliori.

Alla faccia che è cominciato tutto quasi per gioco senza un’idea precisa di progetto musicale, davvero un gran bel risultato! Le mie più sincere congratulazioni a tutto il gruppo che ha saputo tirar fuori un esordio con gli attributi (perdonate il francesismo).

 

Vanni Versini – Onda Musicale

 

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Tags: The Who, Subsonica, Blur, Oasis, Vanni Versini, Bob Balera, Kraftwerk
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