Recensioni e Interviste

Intervista alla cantante Francesca De Mori

Francesca De Mori inizia a dedicarsi al canto a partire dal 1990 e con numerosi e differenziati progetti ha modo di sperimentare e cantare esprimendosi attraverso differenti stili musicali in teatri del Nord Italia, locali e festival musicali fra cui Estival jazz, Como jazz, Ah-Um milano jazz, collaborando con numerosi artisti.

Si diploma in canto moderno all'AMM di Milano con Paola Milzani. Vince una borsa di studio al CET di Mogol e ha modo di frequentare, studiando, Mario Lavezzi, Gianni Bella, Mogol. 

Frequenta i corsi teatrali della compagnia “La Piccionaia” di Vicenza e Nonchiamateciattori di Milano e partecipa ai seminari con Nora Fuser, Laura Curino e Gioele Dix.

All'attivita' di canto e recitazione affianca, da anni, quella di ricercatrice vocale partecipando ai seminari di Franco Fussi, Elisabeth Howard per il metodo vocal power, primo e secondo livello voicecraft. Attualmente sta approfondendo il metodo funzionale della voce di Gisela Rhomert.

E' insegnante di pratica bioenergetica e di biomusica, primo livello Real Reiki e ha effettuato e terminato il percorso di Counseling triennale presso l’Istituto Ipso di Milano.

Ha partecipato nel 2014 al concorso nazionale “The voice of radio2”, arrivando in semifinale fra i primi otto come unica canzone italiana, interpretando "La guerra di Piero" di Fabrizio De Andre'.

Nel 2016 vince come interprete del brano “Non sono razzista, però”, di Mauro Bazzini e Francesco Diacca e con la Jazzeria la prima edizione del premio dedicato a Fabrizio Canciani. Ha appena terminato di realizzare il disco di inediti “Altre strade”.

La abbiamo contattata e le abbiamo rivolto alcune domande.

 

Chi è, in poche parole, Francesca De Mori?

"Ciao Stefano e grazie per la possibilità che mi offri di parlare di me e della ma storia. Potrei dire questo infatti, sono il frutto delle mie esperienze personali – ci racconta con entusiasmo Francesca – e sono in questa vita una persona che ha potuto con il canto “incontrare”, parafrasando un libro di Rogers,  un modo di essere. Ognuno di noi ha in sé la scintilla per accedere e dare ascolto  alla proria voce interiore." 

Come, e quando, ti sei avvicinata alla musica?

"Mi sono avvicnata alla musica in un momento di smarrimento, pur avendo sempre manifestato una certa predisposizione fin da piccola,  la presa di coscienza è avvenuta grazie ad altre persone verso i 23 anni. Accettare poi di essere anche questo, come essenza, è stato invece un percorso più faticoso, di accettazione."

Chi sono i tuoi artisti di riferimento o, comunque, quelli da cui trai ispirazione?

"Ho sempre assorbito molto dall'ambiente in cui mi sono trovata. La musica si lega a noi, nonostante noi, è il fenomeno della melodia ossessiva che ci pervade indipendentemete da quelli che sono i nostri gusti. Poi alcune volte può coincidere con gli stessi, o aggrapparsi ad un momento specifico. Altre volte si va consapevolemte verso un ascolto “altro” – prosegue la donna – da quello che ci verrebbe naturale compiere. Ho avuto il mio primo registratore a 16 anni, quindi la mia vera compagna è stata la radio che ascoltavo incessantemente “sintonizzandomi” su ogni tipo di ascolto senza pregiudizi. Poi sono arrivati i cantautori, gli e le interpreti della musica d'autore, poi i e le cantanti americane e attualmente ascolto di tutto. Scusami se non faccio un nome preciso, ma mi sembrerebbe di escludere altri artisti  che sono stati altrettanto interessanti per me. Posso dirti, per farti capire , che il mio ascolto è cambiato negli anni. La prima volta che ascoltai la voce di Billy Holiday restai sconvolta, solo ora ne percepisco la  grandezza. Anche  i Beatles li riascolto in maniera totalmete differente."

Ci parleresti un po’ del tuo nuovo album “Altre Strade”? Che cosa rappresenta per te?

"Altre strade è la quadratura del cerchio, artisticamente parlando, realizzata grazie agli incontri di mondi musicali differenti, che confluiscono come tanti fiumi allo stesso mare. Da qui il titolo. Le parole e la musica di Daniele Petrosillo hanno incontrato il mio desiderio di espressione interiore. In questo momento desideravo dare voce a queste parole, su questa musica.  Poi l'incontro con Salvatore Pezzotti, pianista e arrangiatore,  ha dato lo slancio definitivo al lavoro discografico. Lui ha curato gli arrangiamenti del Quartetto Archimia- Andrea Anzalone, Paolo Costanzo, Serafino Tedesi, Matteo Del Soldà-, un quartetto d'archi che abbiamo fortemente voluto nel disco. A completare la formazione musicale, Rino Dipace alla batteria e Raffaele Koler alla tromba e flicorno."

Che rapporto hai con il live e con il pubblico?

"E' una domanda particolare. Adoro cantare in pubblico – spiega Francesca – non è una scelta. Per me l'esibizione in pubblico è una  momento  intenso,  in cui dono me stessa, ma so di chiedere tanto a chi ascolta la musica che canto. Spesso il palco è la parte finale di tanta preparazione, di tanto studio e impegno. Il live è il momento della verità e dell'incontro."

Durante il tuo percorso di studio hai avuto modo di conoscere molti grandi musicisti italiani come Mario Lavezzi, Gianni Bella e il grande Mogol. Che esperienza è stata sia dal punto di vista professionale che da quello umano?

"Ero molto giovane e mi capitò di vivere un sogno. Appena dopo la morte improvvisa di mio padre vinsi una borsa di studio al CET – centro europeo tuscolano- di Mogol. Per me fu un segno del destino e avere la fortuna di essere consigliata da persone così competenti fu una grande opprtunità di crescita. Rircordo ancora adesso l'emozione di stare nel salotto con altri ragazzi e Mogol che ci parlava della sua vita."

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

"Nel futuro ci sono progetti a vari livelli. Prima di tutto far ascoltare a più persone le canzoni che sono nel cd attraverso i live in modo da arrivare “sentimentalmente” a farmi e farci conoscere. E poi la realizzazione di un nuovo disco che spero avverrà quanto prima. Ho altri sogni nel cassetto, piano piano lo svuoterò."

 

Stefano Leto – Onda Musicale

 

 

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Tags: Mogol, Milano, Mario Lavezzi, Intervista
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