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Recensione: “Oltre le quinte“ di Luca Bash

Oltre le quinte, Keys of Mine nell’edizione inglese, è l’album d’esordio del cantautore romano Luca Bash che si è letteralmente rimesso in piedi dopo lo scioglimento della sua band precedente e dopo un brutto incidente in  motocicletta.

Come spiega lo stesso Bash «“Keys of mine" è un gioco di parole: i mie amici in inglese si dice "Friends of mine", ma loro sono le chiavi di questo disco, dedicato a loro. Da qui il titolo. In italiano invece questo gioco di parole non era possibile, e il titolo sta semplicemente ad indicare che "oltre le quinte" del teatro di tutti i giorni che mi vede attore e spettatore esiste tutto ciò che si può trovare ascoltando questo LP».

Detto questo analizziamo dunque le quindici tracce che compongono il suo album:

Oltre le quinte: brano che dà il titolo all’album e che si sviluppa in delicate linee melodiche a metà tra atmosfere acustiche, jazz e cantautoriali.

Ti canterò di me e della libertàun brano in cui Bash dà praticamente tutto sé stesso e che fa culminare con uno stupendo assolo, un vero e proprio piacere per l’ascoltatore.

Giorni così: tra pop – rock e jazz, e linee funky a tratti, è la descrizione della realtà virtuale che ci circonda e nella quale, volenti o nolenti, siamo sempre più connessi.

Gli interventi strumentali free jazz poi esaltano perfettamente la voglia vera di essere reali in questa vita, a volte ci vorrebbe solo un ascolto in più, un amico vero e magari anche una banale e fottuta birra in compagnia.

Il tuo domani: delicate linee melodiche che ricordano i Beatles di Here Comes the Sun accompagnano l’ascoltatore trascinato dalla sognante voce di Bash che qui va ad intersecarsi con una femminile.

L’unione tra le due è veramente suggestiva e vi farà voglia di riascoltare il brano più volte per godere appieno ogni singola sfumatura e nota!

Cafè Paradiso: tra chitarre acustiche ed elettriche si sviluppa subito un doppio riff accattivante con la batteria a scandire il tempo, più precisa di un metronomo.

Tra sonorità blues il brano segue il filo dei pensieri di un protagonista seduto davanti al bancone di un bar mentre è intento a cercare di rimettere insieme i cocci in cui è andata la sua vita tra sfighe e rimpianti.

Tu non sai: quante cose si credono di sapere su qualcuno? Probabilmente troppe, a volte è meglio spalancare la propria mente ed il cuore. Gustatevi la parte strumentale finale in stile jazz prog.

Come il sole: delicate note di chitarra tra riverberi e delay lasciano presto spazio ai controtempi della batteria ed ai delicati sassofoni.

La delicata canzone descrive la povertà di una vita “senza un sole che irradia il cuore“, cerchiamo dunque di godere ogni singolo momento e dare importanza alle cose che la meritano davvero come gli amori e le passioni.

Nu Shu: se ascoltate bene potrete sentire i vaghi echi dei Red Hot Chili Peppers più tranquilli nel bel mezzo del successone che è stato By the Way. Il brano è comunque decisamente interessante perché parla del linguaggio delle donne cinesi sconosciuto agli uomini, cercate maggiori informazioni sul web perché è un argomento davvero interessante e davvero non mi aspettavo una profondità tale!

Candide bugie: quanto male possono fare le parole? In particolar modo quando si mente, poco importa se a fin di bene o meno. Un pezzo che fa riflettere.

Tre e non più di tre: brano più elettrico e lanciato con il sax in evidenza. Un pezzo decisamente energico e perfettamente in equilibrio tra blues e funky!

Dr. Hyde: brano dalle sonorità più cupe, come l’omonimo personaggio letterario, che poi si avvicinano più al rock moderno. Decisamente azzeccato come connubio tra bene e male!

Swing Lover: una canzone che già dal titolo è tutto un programma. È notte, si balla e le chitarre acustiche suonano che è un piacere mentre un ballerino si interroga sul suo futuro. Un futuro tra solitudine, bugie e paure.

L’idiota: la batteria è scatenata al pari dei wah wah delle chitarre e dell’energia da big band. Alzate il volume e godetevi questo brano di denuncia alla modernità. Mi viene da chiedermi che cosa ne direbbe Dostoevskij!

Al posto mio: il mondo, in un modo o nell’altro, va avanti nonostante i nostri guai, ma che succederebbe se ci si scambiasse di posto? Scopritelo con questa bella canzone.

Per non dire no: qui il basso si perde tra i vari slap e sonorità quasi reggae che dimostrano la peculiarità di Bash e delal sua band.

Un brano comunque un po‘ malinconico in cui il protagonista si interroga su come mai non riesce mai a dire di no. Gustatevi poi l’assolo di tastiera verso metà del brano, degna dei migliori Marillion!

Controtempo: ultimo brano per chiudere in bellezza il disco prima dei successivi, e più che meritati, riascolti che l’album necessita.

 

In conclusione, che dire di questo disco? Come ho detto prima non mi aspettavo una tale profondità! Spesso le canzoni non sono così facili come possono sembrare e proprio per questo l’intero disco merita più di un ascolto per venire compreso al meglio. Davvero bello e coinvolgente!

 

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Tags: The Beatles, Vanni Versini, Marillion, Here Comes The Sun, Red Hot Chili Peppers
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