Recensioni e Interviste

Laura Furci si racconta a Onda Musicale

Cantante, pianista, compositrice, parla diverse lingue e dotata di un’enorme entusiasmo Laura Furci. Artista di formazione classica, ma che successivamente ha virato sul Jazz americano, ritmi brasiliani e spagnoli. Dotata di curiosità illimitata e splendida creatività.

Laura ha inoltre condiviso il palcoscenico con il grande Al Jarreau, Guillermo McGill, Javier Colina, Ugonna Okegwo, Colin Stranahan e molti altri.

Già da giovanissima sceglie il percorso della musica con un’ostinata tenacia, combattendo spesso a giudizi negativi rispetto le sue scelte. Finisce gli studi al conservatorio diplomandosi e si laurea all’Università degli studi di Trieste con la lode. Successivamente comincia un viaggio di ricerca interiore che durerà 10 anni in vari paesi che sono stati di ispirazione per lei.

Oggi Laura Furci è impegnata in numerosi eventi in Italia, Spagna, Germania e Stati Uniti, portando la sua dose di creatività e originalità attraverso le sue note, cavalcando una forte onda di creatività che l’ha portata a realizzare “Think Con La Tua Cabeza” e “PaCiencia”.

Onda Musicale ha avuto il piacere di entrare in contatto con Laura e farle qualche domanda.

Chi è Laura Furci?

«Se prima di morire riuscissi a rispondere a questa domanda, mi riterrei molto fortunata! Quando suono sono sicuramente molto più vicina a ciò che sono che nel resto del tempo. Per essere artisti non basta scrivere o dipingere, ma bisogna fare della propria vita un’arte, cosa che tutti possiamo raggiungere, e ciò significa cercare di capire chi siamo davvero, uscendo dagli schemi predefiniti in cui siamo incastrati. Essere fedeli alla nostra vocina interiore, quella che ci indica la “nostra” direzione. E’ uno dei pensieri che ho da quando sono piccola e nonostante sia stato spesso ostacolato dalla famiglia, in quanto diverso dall’educazione rigida che ho ricevuto,  ho sempre cercato di seguire i miei sogni.  Rifarei tutto quello che ho fatto finora, perché attraverso la musica sono connessa con il tempo e con le persone senza barriere. Non sono io che ho scelto la musica, ma è stata la musica a scegliere me, salvandomi.»

Qual è il tuo genere musicale? A chi ti ispiri /cerchi di assomigliare?

«Credo che cercare di assomigliare a qualcuno sia la cosa più distante che esista dall’essere creativi. La mia formazione è stata innanzitutto quella classica, con i suoi grandi autori immortali, poi mi sono appassionata al Jazz, che non ho appreso in maniera accademica, al contrario della musica classica, andando direttamente dove il Jazz è nato, in America (cosa che ho potuto fare vendendo il pianoforte a coda sul quale tanto avevo studiato).  Sono andata a New York e ho preso lezioni dai alcuni dei miei artisti preferiti al mondo. Ho vissuto le mie giornate dai Jazz Club, agli on the road, perché penso che si impari di più confrontandosi e mettendosi in gioco, riuscendo così ad uscire fuori dalla propria Comfort Zone. Invece, una delle persone che mi hanno davvero ispirato è di sicuro Concha Buika, in quanto mi sono sentita in risonanza assoluta con lei, una cantante nera di Marbella che canta Flamenco, e più volte nominata ai Grammy.»

Come sei entrata nel mondo della musica e cosa ti ha spinto a farlo?

«Da quando ho 3 anni non facevo che cantare. Le canzoni che mi insegnava la nonna, quelle che cantavo nel coro della Chiesa, i canzonieri con gli amici. A 5 anni, quando mi chiedevano che cosa farai da grande rispondevo sicura e certa: la cantante. Nonostante i vari tentativi della mia famiglia di allontanarmi da questa idea non ho mai mollato e ho continuato per la mia strada. Ho finito tutto ciò che mi è stato richiesto, diplomandomi al conservatorio e laureandomi con la lode all’Università e poi sono partita per un viaggio nei paesi del mondo che mi hanno ispirata, durato 10 anni. Durante questa ricerca interiori è nata la mia musica.»

Quando ti esibisci che tipo di messaggio vuoi dare? E che atmosfera vuoi lasciare al tuo pubblico?

«Le mie canzoni sono traboccanti di messaggi, in spagnolo, inglese, italiano. Sono messaggi che per me sono stati importantissimi. Quando suono in Spagna o a New York vedo che il messaggio viene recepito ancora più che in Italia, anche se da quando mi trovo nuovamente qui, le cose stanno cambiando perché sto componendo di più nella mia lingua materna. Uno dei messaggi che il pubblico riceve durante i miei concerti è proprio quello del titolo del disco che ho registrato a New York: “Think con la tua Cabeza”: appassionati alla tua libertà, senti con la tua sensibilità. Penso che questa sia l’unica cosa importante che abbiamo da fare nella nostra vita, che è un dono enorme. Quando canto vedo che l’atmosfera si crea da sola. Si crea quella sensazione di libertà e di sincerità, viviamo il presente, ci abbracciamo attraverso la musica. Ci conosciamo con uno sguardo più che con una conversazione.»

Quali sono stati i tuoi maggiori successi?

«Le collaborazioni all’estero sono per me motivo di orgoglio, con Javier Ruibal, in Andalucia, un cantautore con una carriera di 40 anni che ha scritto pezzi bellissimi. Lui mi ha sentito quando feci un duo con il chitarrista londinese Jonny Phillips a Cadice e da lì è nata una collaborazione che è durata anni. Quella per me è stata un’esperienza in cui ho imparato moltissimo del lavoro del musicista. Sono entrata in contatto con il mestiere del cantautore, che io non avevo proprio progettato fare, ma poi è accaduto. Più recentemente ho collaborato con Al Jarreau, al quale ho aperto il concerto e ho poi cantato con lui nel suo Show. Vado fiera del mio trio madrileño con i grandissimi Javier Colina e Gulliermo McGuill. Abbiamo avuto un grande successo a Madrid e con loro intendo collaborare anche in futuro.»

Quali sono i tuoi progetti futuri e cos’hai in serbo per il tuo pubblico?

«Attualmente sto componendo, mi sento molto ispirata, e sto già pensando alla prossima produzione discografica, forse virerò nuovamente verso la Spagna o a Los Angeles per la sua realizzazione, in quanto gli artisti con cui collaboro sono lì. Dopo di che continuerò con i miei live, con i quali mi diverto tantissimo. Infine mi hanno proposto diaprire un concerto, quest’estate, di un artista di calibro mondiale, durante il suo unico concerto in Italia, che sveleremo quando diventerà ufficiale.»

 

Marko Stefanovic – Onda Musicale

 

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Tags: Jazz, Pianoforte, Intervista, Al Jarreau, Marko Stefanovic
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