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Recensione: “Night Ride” della Municipale Balcanica

Prendete delle sonorità tipiche del klezmer, dello ska, del folk, del jazz, del rock e della musica balcanica unite al cantato in inglese, che cosa ne otterrete? Semplice, il nuovo disco della Municipale Balcanica!

Rimandi a "Canzone del Primo Maggio" di Elio e le Storie Tese a parte, è il quinto album del complesso pugliese dal titolo "Night Ride" che fa, più o meno, così:

 

Constellation: come un cielo stellato, l'aria si riempie subito con una costellazione di note klezmer e jazz che scaturiscono dagli strumenti da Michele de Lucia (clarinetto), Raffaele Piccolomini (sax tenore) e Paolo Scagliola (tromba).

Sotto di questi la chitarra di Raffaele Tedeschi (chitarra e voce) a metà tra lo ska più classico ed il rock più alternativo che vi farà ricordare i migliori Skameleon, ma in concerto nel quartiere ebraico di Praga.

Transilvania Party Hard: la sezione fiati elabora un crescendo che s'innalza sopra le percussioni folli di Nico Marziale, ricche di variazioni ed accenti, mentre il basso di Giorgio Rutigliano scandisce inesorabile il tempo.

La voce di Tedeschi si fa più bassa e tenebrosa, come quella di uno strano cantore, mentre la tromba di Scagliola regala degli attimi jazz non da poco.

Il ritmo di questa canzone è una cosa incredibile, non mi sorprenderebbe se qualcuno avesse messo questo brano nella famosa scena del ballo di "Dracula morto e contento" di Mel Brooks.

Kiss Slow, Kill Fast: stavolta sono le tastiere e la chitarra, a metà tra il flamenco e le atmosfere delle pellicole di Quentin Tarantino, a farla di padrone. Il tiro del pezzo, in generale, è meno lanciato e più vicino al rock rispetto al brano precedente, ma si sente comunque una sorta di magma ritmico bollente che pulsa sotto la superficie dell'acqua tiepida.

Rusty: la chitarra elettrica qui è veramente ultra distorta, le percussioni volano da una parte all'altra al pari delle note di clarinetto, tromba e sax mentre il basso dà i giusti accenti. Un pezzo strumentale, il primo, che mostra tutta la preparazione, la versatilità e l'energia della Municipale Balcanica.

Martin Got Lost: controtempi e klezmer a volontà accolgono l'ascoltatore per sonorità più "tradizionali" rispetto alle distorsioni precedenti. Un secondo brano strumentale che non sfigura affatto dopo il precedente.

Polvo y Sueños: chitarre in stile più "western" ricche di delay e riverberi, fiati in stile Ennio Morricone e voce leggermente più graffiata tessono i fili della storia del famoso narcotrafficante Pablo Escobar. I fan di "Narcosavranno gradito la citazione della famosa serie contenuta nel brano, "plata o plomo?"

Nella seconda parte è lo ska a farla da padrone facendo ricordare i brani degli Ska–P da manifestazione per antonomasia che tutti noi abbiamo cantato o ascoltato almeno una volta, fantastico!

Ogni Stella: primo ed unico brano in italiano che attinge dalla nuova scuola del cantautorato nostrano, Mannarino è un buon esempio, che descrive le tenere e curiose storie degli strani personaggi che "abitano" la notte ed i suoi vicoli.

Deserto Non Deserto: terzo, ed ultimo, brano strumentale (il titolo dice già molto) che attinge però da sonorità decisamente più "arabeggianti" mischiate al klezmer più classico ed all'electro swing più moderno con vertiginosi richiami al jazz. Il disco, ed il pezzo, si chiudono con il vento del deserto che soffia imperterrito tra le dune.

 

In conclusione che dire di questo disco? Oltre ai pezzi finali in versione "radio edit" questo album rappresenta il filo rosso che passa dal Sud Italia, passa verso l'Est e sbanda un po' verso il deserto. Semplicemente incredibile io lo sto già riascoltando! E voi?

 

Vanni Versini – Onda Musicale

 

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Tags: Ennio Morricone, Elio e le Storie Tese, Quentin Tarantino, Vanni Versini, Mannarino
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