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Recensione: “INdependence Time” dei Lizard’s Invasion

Quanti dischi avete ascoltato e, soprattutto, quanti di questi vi ricordano i gloriosi anni '70 senza dover per forza essere dei Greta Van Fleet? Beh, difficile fare il conto, ma per un lavoro che saprà conquistare non bisogna neanche andare troppo lontano.

Rispetto a Trento, Vicenza è tutto sommato abbastanza vicina e questa è la città natia dei The Lizard's Invasion. I sei musicisti veneti, apprendendo da maestri come Led Zeppelin, Toto, Deep Purple e Pink Floyd, ha sfornato ad ottobre il concept "INdependence Time". Vediamo com'è:

 

INtro: note ricche di delay e riverberi si alternano tra il vociare indistinto ed il sospiro di un singolo sperduto nella massa. Le parole eteree, con accenni "metallici", narrano di un mondo utopico dove regna l'armonia tra gli esseri viventi.

Verso metà la chitarra elettrica si erge sopra tutto questo mare di suoni, un riff che farà ricordare i Pink Floyd dei primi tempi mischiati agli Opeth dell'ultimissimo periodo.

INdividuals: delay a volontà e tempi, quasi e ripeto quasi, reggae descrive la purezza di questi esseri viventi. Naturalmente anche loro, come noi, hanno i loro difetti, ma cercano comunque di mantenere intatta la pace e l'armonia tra di loro. Che sia destinata a durare?

INsider: a quanto pare no perché è giunto tra di loro l'insider. Una sorta di sentimento negativo che, al pari dei racconti di fantascienza di Urania, porta tra di loro concetti come egoismo, brama di potere e violenza. Come recita una frase, che farà ricordare "Il Padrino", "ti farò un'offerta che non potrai rifiutare".

INvasion: le note, basse e malinconiche, del pianoforte descrivono il pianeta di questi esseri dopo l'avvento dell'insider. Al pari di una malattia invalidante e degenerativa ha infettato un organismo perfettamente sano rendendolo debole e corrotto.

Ma è comunque vero che la speranza è sempre l'ultima a morire e quindi essa viene riposta della generazione successiva, generazione che vedrà i figli rimediare agli errori dei padri. La chitarra, qui degna del più ispirato Brian May, ancora una volta riporta la fiamma prima di spegnersi nelle distorsioni dei tasti d'avorio.

INterlude: ballad acustica, se avete presente "The Silent Man" dei Dream Theater meglio, con accenni floydiani e dei Rush più intimi e acustici che descrive questa voglia di fare un ultimo tentativo per ritornare al precedente Eden.

INdestructible: per fortuna questi esseri hanno trovato la forza, sia spirituale che fisica, di ribellarsi agli insider ed alle loro menzogne affrontandoli in una battaglia. Le tastiere riportano l'ascoltatore ai tempi del prog tricolore vecchia scuola, come Orme e Banco del Mutuo Soccorso, mentre le parole narrano l'epico scontro.

La seconda parte del brano, invece, è strumentale e, con interventi orchestrali, mischia il meglio di band come Dream Theater, Rhapsody of Fire e Symphony X lasciando che la voce viaggi per distanze siderali prima degli ultimi strumming acustici.

Incredible: ritmi di batteria simil tribali s'intrecciano con le chitarre elettriche per descrivere il ritorno della pace sulle ceneri degli insider e la loro malvagità. Se la lezione è stata imparata è meglio che duri questa volta, ma siamo certi che andrà così!

 

In conclusione, che dire di questo disco? INcredibile (perdonate il gioco di parole, ma è stato più forte di me) come i Lizard's Invasion abbiano praticamente guardato dentro vari periodi musicali, dal prog degli anni '70 fino allo stoner, e dentro i miei gusti per dare alla luce un concept semplicemente perfetto e senza sbavature. I miei migliori complimenti! Lo sto già riascoltando per la terza volta.

 

Vanni Versini – Onda Musicale

 

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Tags: Rhapsody of Fire, Deep Purple, Pink Floyd, Toto, Led Zeppelin, Brian May, Dream Theater, Banco del Mutuo Soccorso, Vanni Versini, Rush, Opeth
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