Recensioni e Interviste

Sirius: intervista a Joe Peduto, chitarra e anima del progetto

Il progetto Sirius nasce nel mese di agosto del 2015 con l’intenzione di creare una band ispirata alle magiche atmosfere di Alan Parsons Project. (leggi l’intervista ad Alan Parsons) Fondatori sono Josh di Pasca (che esce dalla formazione nel giugno del 2018) e Joe Peduto.

Il progetto Sirius è un autentico e ben riuscito mix di prog rock, ambient, art ed alectro rock e, dopo numerose partecipazioni a vari concorsi approda, nel 2018, a Sanremo Rock, dove conquista la fase finale (leggi l’articolo) che li porta a suonare al Teatro Ariston dove riceve il premio “Emersione“. Il loro brano viene inoltre inserito nella compilation finale Sanremo Rock 2018.

La prima produzione discografica si intitola “Revenge” (leggi l’articolo) e viene pubblicata nel 2017. Si tratta di un concept album il cui tema centrale si ispira ad una celebre frase dello scrittore tedesco Goethe: “La vendetta più crudele è il disprezzo di ogni vendetta possibile.” “Revenge” si avvale anche della prestigiosa collaborazione con il chitarrista Luca Colombo (leggi la nostra intervista), il quale suona la chitarra nel singolo “Every“. (ascoltalo a questo LINK)

Alla vigilia della pubblicazione di un nuovo singolo, abbiamo rivolto a Joe Peduto alcune domande.

Il 2018 è stato per te indubbiamente un anno molto importante. Dopo l’apprezzatissimo “Revenge” hai infatti realizzato due singoli molto interessanti. Che cosa rappresentano per te?

“Il 2018 è stato un anno di confronto e crescita, che rispetto alle aspettative e alle difficoltà che oggi si incontrano nel mondo della musica, soprattutto attuale, devo dire che è stato abbastanza florido e soddisfacente. Certo però che la crescita artistica non si ferma solo a vari risultati e premi, come da classic rock magazine, al premio emersione per sanremo rock, ma deve dare stimolo di miglioramento per poter andare avanti. I due singoli di  cui si parla, immagino Every e Revenge WIthout Revenge, il primo, oltre ad avere avuto, come già noto, il famoso chitarrista italiano Luca Colombo, segno di orgoglio artistico, è stato anche il primo singolo con un videoclip di tutto rispetto quasi come un cortometraggio, un brano che ti prende dentro diventando ipnotico per coloro che l’ho ascoltano. Ancora oggi tra i preferiti di coloro che ascoltano la mia musica. Revenge Without Revenge, a mio parere è il mio preferito, perché musicalmente possiamo trovarci di tutto, quello più complesso e semplice allo stesso tempo, un sound continuo ma in perfetta mutazione, dalla confusione sonora allo spazio che si crea nella pausa tra una nota e l’altro nel mio solo introduttivo, per dai poi voce ad brano quasi balland per chiudere con un assolo molto incorporeo ma intenso.”

 Il tuo è uno stile musicale intenso, carico di delay e dai tratti molto floydiani. Quando hai iniziato a suonare la chitarra e chi sono gli artisti ai quali ti sei ispirato nel tuo percorso di crescita musicale?

“Il mio stile, come già sottolineato, si ispira agli assoli di chitarra nello stile di David Gilmour, cercando di raggiungere quel concetto etereo della musica dei Pink Floyd. Ho iniziato a suonare la chitarra all’età di 15 anni ma il percorso musicale che mi ha portato fin qui, a creare questo sound anche un po’ personale, lo devo ad artisti come David Gilmour, Carlos Santana, Steve Morse, Eric Clapton, The Edge, Steve Hackett.

Parlaci della tua attrezzatura musicale. Che chitarra e ampli usi? Che importanza dai all’effettistica?

“Il mio sound parte principalmente non tanto dalla chitarra ma dall’effettistica. Infatti, le chitarre che ho usato nei diversi brani e nel nuovo singolo soprattutto, sono una Gibson Les Paul Classic Gold Top e nel nuovo singolo (Don’t Believe in Love) una Fender Telecaster del 66’, ma a far la differenza è la miscelazione dell’effettistica. il tutto parte da un compressore quasi a metà, che va ad ammorbidire molto il suono per poi avere una spinta da un overdrive TS9 dell’Ibanez che mi va leggermente a spingere il suono ma mantenendolo pulito, che funge quasi e solo da sustain o al distorsore proco-rat o al fuzz Big Muff (Distorsori classici FLoydiani) questo negli assoli di chitarra, mentre nei puliti senza, ma la differenza avviene grazie al Tc G Major Digitale unità Rack, che mi permette di creare suoni combinati o in parallelo o in serie e in precisione al bip/secondo di Delay, Chorus, Flanger e Riverberi, tutte caratteristiche di modulazione e di ambiente del suono. Il tocco finale però è data da un canale pulito della chitarra (sommato in parallelo) che entra direttamente in un Delay Digitale a Transistor, il cosiddetto pedale che mi permette di colorare ed enfatizzare ancora di più il suono magico del delay. Questo per quanto riguarda la parte hardware e in live. In studio,  sommato a tutto qyaùuanto elencato, grazie al mio tecnico del suono Edoardo Di Vietri, si ci diverte a sperimentare suoni virtuali con VST e sommando anche suoni ormai persi come il Lexicon P300 che permette di enfatizzare ancora di più gli effetti di ambiente, caratterizzando quel suono spaziale alle chitarre. La scelta invece degli ampli, ricade quasi sempre su Marshall valvolari che permettono di mantenere un sustain del suono senza però sbagliare ed eccedere e  “sporcare” il suono su un concetto di suono pulito ed ambiente.”

Stai per completare la realizzazione di un nuovo singolo. Cosa puoi anticipare al riguardo?

Don’t Believe in Love, il nuovo singolo tratto da un b-side in lavorazione dal nome “In The Mirror”, alla voce sempre Adia Bini, (già voce dei Synchromism). Il nuovo singolo affonda le radici nel sound di ispirazione britannica anni 80 (The Alan Parsons Project, Pink Floyd, Phil Collins) mentre il testo affronta la tematica della denuncia, del “non credere nell’amore e nelle persone”, con ispirazione a God di John Lennon, che prende vita, con la sua voce nel brano. Pertanto, il sound e la melodia, volutamente, nella loro costruzione  ricordano “In The Air Tonight” di Phil Collins, dove viene sottolineato il ruolo delle batteria. All’arrangiamento del brano, questa volta, vi è l’appoggio tecnico di Pasquale Venturiello, bassista del progetto, con il quale abbiamo dato spazio alla creazione e sperimentazione di nuovi suoni inusuali nel brano rispetto al progetto Sirius.”

A quando il nuovo disco (EP)

“La data di uscita è ancora incerta, di sicuro sarà nel 2020, perché ogni 4 mesi vorrei far uscire un singolo per poi terminare con l’EP finale in vinile. Il singolo uscirà il prossimo 3 maggio in tutti gli store digitali, distribuito da Tunecore e il 7 maggio sarà in rotazione nelle radio.”

 

Pensi ad un tour di promozione?

“Da settembre se tutto va bene, si parte con sorprese anche sul palco con una collaborazione artistica e internazionale.”

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Tags: Revenge, John Lennon, David Gilmour, Phil Collins, The Edge, Carlos Santana, Steve Hackett, Steve Morse, Alan Parsons Project, Goethe, Fender Telecaster, Eric Clapton
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